Dark Souls III – È di nuovo tempo di morire

Non ci girerò troppo attorno. Dark Souls III è il Souls che aspettavate. Il Souls che porta questo genere verso la nuova generazione, dopo le “prove generali” di Bloodborne. Il titolo che giocherete e rigiocherete fino a sfinirvi. Fino a perdere le speranze. Fino a ritrovarle. Un must have. Un punto di riferimento che non può e non deve mancare nella collezione di qualunque appassionato di RPG. Punto.
Ecco l’ho detto. L’ho voluto scrivere fin dal principio, per fugare ogni dubbio. E per i più pigri. Per chi di solito fa fatica a spingersi oltre il titolo di una news. Per tutti gli altri c’è il resto. Ossia… il perché.
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80 ore. Ora più, ora meno. E 105 livelli. È quanto ci ho impiegato per finirlo. Uccidendo tutti i boss principali e quelli opzionali. Entrando in tutti i Patti. Sbloccando il 70% degli achievement. Ossia 30 su 43. Anche se “finirlo” è un termine poco appropriato per un Souls. Perché la durata innanzitutto dipende dallo stile di gioco: dalla classe scelta e da quanto uno si soffermi o meno ad esplorare gli ambienti o anche solo ad ammirarli. Poi perché una volta conclusa l’avventura si riparte con un NG+. E il fattore rigiocabilità è altissimo. Ci sono altre armi da potenziare. Nuovi bivi da percorrere. Nuovi finali da sbloccare. E infine per il multiplayer online, di tipo cooperativo o competitivo. Che però non ho potuto provare, causa mancanza di giocatori. Quindi su questo punto per ora non mi esprimo, rimandando al lancio del gioco. E per ora mi soffermo su quelle 80 ore. Vissute di gran gusto e rigorosamente in single player. Non tanto per scelta quanto per mancanza di alternative. Ma in fondo meglio così. Se non avessi ricevuto il gioco con largo anticipo rispetto al lancio ufficiale, mi sarei ritrovato – credetemi – in più di un momento, a ricorrere ad aiuti esterni. Ad invocare qualche giocatore per superare un boss particolarmente ostico. Perdendomi il gusto e la soddisfazione di “farcela”. Invece me la sono dovuta cavare sempre da solo. Tentando e ritentando. Sbattendo la testa contro un muro fino ad impazzire. Apprendendo ogni dettaglio di ciascun incontro per venirne a capo. Perfezionandone l’esecuzione. E pure così fallendo miseramente…. magari quando al boss mancava giusto un filo di vita per essere sconfitto.

Se non avessi ricevuto il gioco con largo anticipo rispetto al lancio ufficiale, mi sarei ritrovato in più di un momento a ricorrere ad aiuti esterni per superare un boss particolarmente ostico che mi stava facendo impazzire.

Se avete giocato a qualche Souls in passato conoscete bene la sensazione. E questo è un Souls di quelli che lasciano il segno. Le 80 ore in sua compagnia, le mie prime 80 ore con Dark Souls III – ci tengo a precisarlo! – sono state sensazionali. Vogliamo parlare dei boss fight? Parliamone. I boss fight sono, a mio avviso, tra i più belli mai visti in un Souls. Una ventina di boss in tutto. Non tantissimi, ma così diversi uno dall’altro. E così ben caratterizzati. Mai banali. E soprattutto mai approcciabili con la stessa tattica. Qui si vede la mano di Miyazaki! Scordatevi di affrontare il Saggio di Cristallo allo stesso modo di Gundyr. O de i Guardiani dell’Abisso. E la Danzatrice della Valle Boreale? Saprà ipnotizzarvi con i suoi movimenti sinuosi… ma distraetevi un attimo e sarete morti. Per sconfiggerla dovrete danzare con lei, in un gioco di schivate, parate e contrattacchi che vi lascerà senza fiato.
Sarà così con tutti i nemici più tosti del gioco. Scordatevi di improvvisare! E anzi preparatevi ad usare l’ambiente a vostro vantaggio. Non solo con i boss! Ad esempio approfittando del soffio di un drago per fare piazza pulita di un gruppo di arcieri… O abbattendo una struttura per far precipitare i vostri inseguitori. Insomma avrete molte più opzioni che in passato per uscire dalle situazioni più spinose.
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Parliamo di difficoltà. Da un Souls ci si aspetta che sia difficile e questo terzo Dark Souls non fa eccezione. Troverete tantissimi nemici con abilità uniche. Splendidamente caratterizzati e animati. Da affrontare senza mai dare nulla per scontato, anche perché l’IA è migliorata parecchio. E in presenza di più nemici gli attacchi si faranno più baldanzosi e aggressivi. Per esaurire rapidamente la vostra energia e la vostra capacità di parare o schivare. Ma rispetto ai precedenti Souls ho trovato questo Dark Souls III comunque più “approcciabile” nelle fasi iniziali, almeno giocando con una classe da corpo a corpo. Tuttavia sarebbe sbagliato e ingiusto dire di questo terzo capitolo che sia “più facile”. Fidatevi, non lo è. Ha solo una curva di apprendimento meno “ripida”. In Dark Souls II, soprattutto nell’edizione Scholar of the First Sin, fin da principio la sensazione era di sbattere contro un muro. Era feroce e spietato, al punto da essere non solo frustrante, ma perfino scoraggiante. Dark Souls III invece nelle prime battute di gioco è più “permissivo”. Ti invita a progredire, senza però mai essere troppo facile. Alla prima distrazione ecco che ti punisce, perché è pur sempre un Souls… Ma non ti obbliga a farmare livelli come un matto, affrontando gruppi di nemici decisamente più forti di te, con armi che si rompono in continuazione e senza vedere l’ombra di un falò all’orizzonte. Insomma puoi giocartela, ma devi stare attento, perché i nemici possono sorprenderti in ogni momento. Con pattern di attacco e abilità che non sempre rientrano nel “prevedibile”. Quindi ti spinge a dare il meglio di te, a concentrarti e perché no a sperimentare. Ma da un certo punto in poi colpisce duro. Spietatamente. E credetemi se vi dico che alcuni boss, soprattutto gli ultimi, sono tra i più difficili che abbia mai affrontato in un Souls! Nonostante ci sia arrivato ben preparato e ben equipaggiato.

Rispetto ai precedenti Souls ho trovato questo Dark Souls III comunque più “approcciabile” nelle fasi iniziali, almeno giocando con una classe da corpo a corpo.

La curva di progressione è stata bilanciata meglio. E secondo me questo non significa tradire la filosofia dei Souls. Non va visto come un “nerf”, ma come un tentativo per avvicinare più persone a questo genere. Senza però snaturarlo. Come aveva già fatto Bloodborne. Dimostrando che non è necessario porre il giocatore di fronte a sfide impari, penalizzandolo con controlli legnosi per incrementare artificiosamente la difficoltà del gioco. Prenderne coscienza secondo me è un passo in avanti importante per questo genere! L’altro grande passo in avanti riguarda l’aspetto estetico. Le ambientazioni vi conquisteranno, complice una direzione artistica a dir poco ispirata e a tratti semplicemente eccezionale. Non sorprendetevi dunque se passerete parecchio tempo a osservare i dettagli di ogni ambiente, caratterizzato in modo unico. Come i rami contorti degli alberi tra le rovine e le tombe del cimitero da cui inizierete la vostra avventura. Mentre pallidi raggi di sole si rifletteranno sull’acqua. E arrivati al castello di Lothric, passando accanto al corpo inerme di un drago noterete la cenere staccarsi dal corpo. Piccole cose che però faranno una grande differenza! Osserverete orizzonti di desolazione attraverso paesaggi decadenti. E mentre accadrà tutto questo il gioco vi avrà già rapiti. E sarete un tutt’uno con il vostro personaggio.

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Man mano che avanzerete nella storia comincerete a equipaggiare il protagonista in base al vostro stile di gioco. Troverete tantissimi oggetti, alcuni lasciati dai nemici sconfitti, altri regalati da personaggi che aiuterete, altri ancora trovati strada facendo o all’interno di aree segrete dietro a muri illusori. Alcuni di questi oggetti saranno familiari ai giocatori dei precedenti Souls. Sappiate però che in Dark Souls III non potrete più potenziare le armature come accadeva nel secondo capitolo, ma potrete potenziare solo armi e scudi. E tra l’altro mi sono accorto di avere avuto molta meno necessità di variare l’equipaggiamento indossato nel corso dell’avventura. Ovvero non c’erano equipaggiamenti nettamente migliori in alcune situazioni, un po’ come accadeva in Bloodborne, bensì equipaggiamenti che, una volta trovati e per una certa build, sostituivano in tutto e per tutto quelli già presenti nel mio inventario. Diventando migliori per… ogni occasione. Un qualcosa che avvicina Dark Souls III molto di più ad un RPG classico, dove comunque si procede con step successivi di upgrade del proprio equipaggiamento, senza mai avere necessità di tornare sui propri passi. E questo un po’ mi è spiaciuto, anche perché mi sono ritrovato nell’inventario dei set bellissimi che praticamente non ho indossato mai.

Mi sono accorto di avere avuto molta meno necessità di variare l’equipaggiamento indossato nel corso dell’avventura.

Visto che siamo in tema di potenziamenti: la moneta di scambio per potenziare il vostro personaggio invece saranno come sempre le anime. Sconfiggendo avversari ne otterrete di nuove. Ma morendo le perderete tutte. A quel punto avrete una chance di tornare sul luogo di morte a recuperarle, ma se morirete strada facendo  – ed è probabile che capiti visto che i nemici saranno respawnati – allora andranno definitivamente perdute. Il bello dei Souls è proprio questo. La tensione che si genera quando si è carichi di anime in una zona estremamente pericolosa, con il rischio di perdere tutto per un errore.  Cosa che puntualmente succederà! Fino a che non imparerete.

Dai nemici comuni potrete arrivare a raccogliere anche qualche migliaio di anime alla volta, al primo “playthrough”. Mentre dai boss ne raccoglierete decine di migliaia, insieme ad anime grandi e speciali, uniche per ciascun boss, che potrete scambiare con oggetti ed equipaggiamento unici all’Altare del Vincolo. Questo è l’hub di gioco principale. E devo ammettere che non ha avuto su di me l’ascendente che aveva avuto Majula in Dark Souls II. L’ho trovato una zona più fredda e meno ispirata. Comunque è qui che arriverete dopo una breve area tutorial. E’ qui che troverete gli NPC “di base” (la guardiana per salire di livello, il fabbro, la vecchia mercante) oltre a quelli che incontrerete più avanti esplorando. Ed è qui che troverete il falò da cui teletrasportarvi verso il mondo di gioco. Perché agisce un po’ come il Nexus di Demon’s Souls. Se escludiamo questa “disconnessione”, però, il resto del mondo di gioco di Dark Souls III è una mappa pressoché unica, che non si sviluppa solo nelle due dimensioni. Ad esempio potrebbe capitarvi di finire in una città e di esplorarla, per poi andare nelle prigioni che si nascondono sotto di essa, giù fino ad un insediamento sotterraneo. E poi di nuovo su, fino a torri altissime. Insomma, Dark Souls III spazia in tutte e tre le dimensioni. E come sempre potrete spostarvi a piedi da un punto all’altro del mondo di gioco senza caricamenti tra le aree, se non quando utilizzerete i falò per gli spostamenti rapidi.
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Una novità importante riguarda i combattimenti. In Dark Souls III sono state introdotte le abilità delle armi, in aggiunta al classico “attacco rapido” e “attacco potente”. Queste abilità varieranno da arma ad arma, o meglio da tipologia di arma a tipologia di arma. E potrete attivarle tenendo premuto il grilletto sinistro del pad. Alcuni di queste saranno dei buff, ad esempio un boost al danno o alla difesa. Oppure si tratterà di veri e propri attacchi speciali capaci di sfondare la difesa di un avversario. Per utilizzarle dovrete consumare FP, ossia la barra blu che è stata aggiunta oltre a quella della vita o dell’energia. E per ricaricare questa barra potrete usare delle speciali fiaschette Estus “cineree”. Mentre le fiaschette classiche serviranno come sempre a ripristinare una parte della vostra vita. Rivolgendovi al fabbro potrete decidere l’allocazione delle fiaschette. Supponiamo che ne abbiate a disposizione dieci. Potrete decidere di averne 5 standard e 5 cineree. Oppure tutte e 10 standard. O qualunque via di mezzo. A seconda del vostro stile di gioco. Abilità e fiaschette vi permetteranno di personalizzare il vostro ruolo a seconda del tipo di combattimento da affrontare. Mentre le Braci sostituiranno l’Umanità del primo Dark Souls o le Effigi di Dark Souls II. Garantendo una barra della vita più lunga e la possibilità – tra le altre cose – di visualizzare i segni di evocazione. Condizione che acquisirete anche dopo aver sconfitto un boss, oltre che utilizzando gli oggetti specifici recuperabili da nemici o dagli NPC dell’Altare. Ma che perderete morendo.

In generale pur a fronte di una velocizzazione promessa (e mantenuta!) delle dinamiche di combattimento, non aspettatevi da Dark Souls III un gameplay frenetico come quello di Bloodborne. Anche se i controlli e i movimenti del personaggio sono ora molto più fluidi rispetto ai precedenti Dark Souls.

Abilità e fiaschette vi permetteranno di personalizzare il vostro ruolo a seconda del tipo di combattimento da affrontare.

Un altro aspetto importante di Dark Souls III è la non linearità. Che è un concetto diverso da “backtracking”. Il backtracking appartiene ai Souls. E anche qui dovrete tornare più volte sui vostri passi, per scoprire evoluzioni della storia. Ma “non linearità” significa esperienza di gioco che non è su “binari”. Se escludiamo le prime fasi di gioco, da un certo momento in poi potrete spaziare in varie zone, scontrandovi come è naturale che sia con nemici di difficoltà molto differente. Potrete insistere su una zona particolarmente ostica, oppure concentrarvi su un’altra più semplice. Per acquisire l’esperienza e l’equipaggiamento necessari  per tornare poi ad affrontarla. Pensate che ho completato il gioco lasciando indietro un’intera area opzionale. Tra l’altro una delle più belle del gioco dal punto di vista estetico e una delle più interessanti dal punto di vista del gameplay. L’ho recuperata grazie al suggerimento di un collega e grazie al fatto che, come in Dark Souls II, sconfiggendo l’ultimo boss non si vada automaticamente in NG+ . Ma sia necessario sceglierlo deliberatamente dal falò dell’altare. Io avevo deciso di esplorare le aree già visitate alla ricerca di segreti prima di proiettarmi sull’NG+. Anche perché è sempre bene acquistare tutto l’equipaggiamento e i materiali dai vendor, oltre ad uccidere questi ultimi per acquisire i loro oggetti unici prima di iniziare un nuovo viaggio. E così sono potuto tornare sui miei passi. Saltare quell’area non mi aveva comunque impedito di finire il gioco. Ma mi sarei perso diverse ore di contenuti molto interessanti! Oltre a un paio di boss. Sempre confrontandomi con lo stesso collega mi sono accorto che eravamo arrivati alla fine completando alcuni contenuti e boss in ordine differente. Io ad esempio ero arrivato all’Archivio Centrale senza prima aver ucciso un boss che mi avrebbe dato la chiave per aprire quell’archivio. Infatti avevo faticato molto più del dovuto per raggiungerlo!
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Detto questo sappiate che dovrete guardarvi attorno con molta attenzione o potrebbe sfuggirvi un dettaglio importante! Il mondo di Dark Souls III è ricco di segreti. Zone nascoste, magari occultate da un muro illusorio che dovrete colpire con forza. Individuare queste aree non sarà facile, ma in vostro soccorso potrebbe capitare un messaggio lasciato da un altro giocatore. Vi consiglio di leggerli sempre tutti!
Non vi sto a tediare più di tanto con la trama. Ne avevo già parlato nell’anteprima da Amburgo. E tutto quel che c’è da sapere lo si apprende dai trailer. Siamo a Lothric. I signori dei tizzoni si sono alzati dai loro troni. E spetterà a noi sconfiggerli. Quel che accadrà lungo il percorso lascerò che siate voi, eventualmente, a scoprirlo. La storia come in tutti i Souls è un po’ criptica, ma si rifà a un tema comune, il contrasto luce/buio. La fiamma come unica speranza contro l’oscurità che incombe. In un ciclo senza fine. Chi avesse esperienza dei precedenti Souls troverà numerosi riferimenti e citazioni. Punti in comune e rimandi continui. Ma Dark Souls III può essere vissuto anche come avventura stand alone da chi si affacciasse per la prima volta a un Souls, senza il timore di perdersi qualche passaggio essenziale della storia.

La storia come in tutti i Souls è un po’ criptica, ma si rifà a un tema comune, il contrasto luce/buio.

Dal punto di vista tecnico la versione PC di Dark Souls III regala visuali splendide. Soprattutto se si dispone di potenza grafica sufficiente per giocare a dettaglio massimo e a risoluzione elevata (è supportato anche il 4K!). E l’audio non è da meno. Con un suono posizionale accurato, pronto a sottolineare al meglio le ambientazioni. E musiche epiche che vi accompagneranno durante gli scontri con i boss. Il rovescio della medaglia sta in un frame rate piuttosto instabile, con rallentamenti particolarmente evidenti nella zona dell’Archivio, dove si scende a 20 FPS o meno. Qualcuno ricorda la “Città Infame”? Ecco, all’incirca siamo a quei livelli. I rallentamenti non sono legati alla prestazioni della CPU. Abbiamo testato il gioco su un AMD FX9590 a 4.7GHz e su un Intel Core i7 4790K overcloccato a 4.4GHz. Due CPU profondamente diverse tra loro. Eppure in entrambi i casi nell’Archivio si scendeva a 20 fps. E l’occupazione di CPU, comunque non arrivava al 50%. Non sembra essere indiziata neppure la GPU. Abbiamo usato una NVIDIA GeForce GTX980 e una AMD Radeon Fury X – anche qui due soluzioni molto differenti – restando sempre sotto le 30 FPS di media dentro l’archivio, in FullHD. Abbassando il dettaglio al minimo cambiava poco o niente. Insomma sembra proprio essere un problema che andrà risolto con una patch.
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Altre “sbavature” riguardano la gestione della telecamera. Ad esempio vi capiterà di combattere contro boss enormi dove il corpo del boss oscurerà completamente la vostra visuale. Oppure di trovarvi messi all’angolo e incastrati senza riuscire nemmeno a capire in che direzione state guardando, mentre un nemico sarà lì a infierire su di voi…
E peccato anche per l’assenza del doppiaggio in italiano. Dovrete accontentarvi dei sottotitoli abbinati al doppiaggio in inglese!
Nell’attesa di mettere alla prova le opzioni multiplayer concludo in puro stile Souls, ossia riallacciandomi a ciò che dicevo all’inizio. Ecco perché Dark Souls III mi è piaciuto. Perché i combattimenti non sono mai banali. Perché i paesaggi sono cartoline. Perché l’ambientazione in primis è affascinante. Perché ti immerge in un mondo di gioco incredibilmente coinvolgente. E perché le meccaniche di gioco e l’IA nel complesso funzionano, contribuendo a confezionare un pacchetto ricco, vario e coinvolgente che piacerà tanto agli appassionati della serie quanto ai nuovi fan. Nello speranza che il ciclo continui. E che questo terzo capitolo non sia, veramente, l’ultimo della serie.