Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration – Hands On

Sì, possiamo ormai affermare che gli uffici di Koch Media a Milano sono la nostra seconda casa. Dopo aver provato Final Fantasy XV, World of Final Fantasy e Dragon Quest Builders, questa volta ci siamo dati da fare con Rise of the Tomb Raider in versione PlayStation 4. Vi abbiamo già proposto l’intervista a Meagan Marie, Community Manager di Crystal Dynamics, ora è la volta della prova sul campo delle novità introdotte in questa riedizione del titolo. Nella fattispecie, abbiamo potuto testare la modalità Stoicismo in cooperativa e tutto ciò che riguarda il maniero della famiglia Croft, compresa l’esperienza in VR.

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Partiamo col raccontarvi la nostra esperienza con la modalità Stoicismo, già presente come DLC nelle versioni Xbox One e PC e ora potenziata grazie all’aggiunta della cooperativa online. Assieme a un collega abbiamo testato le potenzialità di questa interessante modalità, che ricordiamo non essere giocabile a schermo condiviso. Ogni partita è generata in modo casuale, quindi nemici, animali, oggetti, edifici e grotte sono posizionati in modo diverso ogni volta. L’obiettivo è quello di sopravvivere in un ambiente ostile, combattendo contro la fame e il freddo, la cooperazione è quindi di fondamentale importanza per riuscire nell’intento.

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Gli indicatori di fame e calore personali e del compagno sono sempre visibili a video e per poterli tenere alti è necessario compiere determinate azioni. Inutile dire che il cibo va trovato grazie alla caccia di animali selvatici, ma anche trovando piante o rubando cibi già pronti presso gli accampamenti nemici. Per lottare contro il freddo è ovviamente utile trovare delle fonti di calore, come barili infuocati improvvisati negli accampamenti appena citati o accendendo dei falò in alcuni punti predefiniti. I falò permettono anche di potenziare armi e abilità, un po’ come avviene nell’avventura principale, oltre che a prendere qualche secondo di pausa.

TUTTO SOMMATO POSSIAMO RITENERE POSITIVO IL NOSTRO TEST DELLA NUOVA MODALITÀ COOPERATIVA.

Entrambi i giocatori partono armati solo di arco e frecce, queste ultime costruibili tramite un sistema di crafting rapido (dopo aver trovato dei rami nella mappa). Le altre armi vanno cercate in giro per la mappa o si possono raccogliere dai cadaveri dei nemici. Alcune delle risorse trovate sono utilizzabili solo dal giocatore che le raccoglie, mentre altre sono condivise. A patto che ci si trovi uno vicino all’altro, il cibo raccolto ricarica ad esempio automaticamente la relativa barra di ambedue i giocatori. Abbiamo anche avuto modo di esplorare una tomba, grazie alla quale ci siamo inizialmente rifugiati, ma che si è poi rivelata un luogo pieno di insidie. Non lo abbiamo visto di persona, ma lo staff ci ha detto che nelle tombe è possibile trovare anche dei veri e propri boss, che se uccisi probabilmente ci doneranno risorse e oggetti rari.

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Per quanto riguarda la comunicazione, l’ideale è giocare in questa modalità muniti di microfono, ma gli sviluppatori hanno inserito un pratico sistema simile a quello presente in Portal 2. Mirando un punto qualunque sul terreno, un nemico o un oggetto, questo viene evidenziato, così da organizzare ogni azione in modo semplice ed efficace. Tutto sommato possiamo ritenere positivo il nostro test della nuova modalità cooperativa perché, se giocata con il compagno ideale, può regalare più di qualche soddisfazione.

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Questa riedizione di Rise of the Tomb Raider segna anche il ritorno di un classico, ossia il maniero della famiglia Croft. In particolare, sono presenti due contenuti riguardanti la casa di Lara, ossia “Legami di sangue” e “L’incubo di Lara”. Entrambe condividono lo stesso incipit, anche se poi il gameplay è completamente diverso tra una modalità e l’altra. Lara torna all’ormai abbandonato maniero, con lo scopo di trovare delle prove sui diritti legali che ha sulla proprietà.

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“Legami di sangue” presenta delle meccaniche puramente esplorative, non sono presenti scene d’azione, armi e tutto il resto. Esaminando documenti e usando l’istinto, sarà nostro compito trovare le prove di cui sopra, sfruttando anche una torcia e un accendino. Tante porte richiedono un passepartout, per accedere ad alcune stanze è invece necessario trovare delle vie alternative, passaggi segreti e via di questo passo. Gli enigmi ambientali sono naturalmente presenti in buona quantità, rendendo felici i fanatici dell’esplorazione e del mistero. Tra le altre cose, abbiamo pure trovato un vecchio documento in cui il maggiordomo si lamentava del fatto che fosse rimasto chiuso più volte nella cella frigorifera. Qualcuno di voi ne sa qualcosa, per caso?

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“L’incubo di Lara” è invece la versione in salsa zombie della casa di Lara. La nostra eroina ha l’ingrato compito di liberare il maniero da un esercito di non-morti, usando ogni mezzo necessario. Veniamo fin da subito equipaggiati con una pistola ma bastano pochi minuti per avere tra le mani un ben più potente fucile da caccia. Le munizioni non mancano, ogni nemico ucciso permette di recuperarne in discreta quantità, almeno a livello di difficoltà normale. Abbiamo avuto modo di vedere tre tipi di nemici, ossia gli zombie normali, quelli esplosivi e dei teschi volanti in grado di colpirci dalla distanza. Questa modalità non è nulla di trascendentale ma è una gradita aggiunta in grado di aumentare (seppur di poco) la longevità del gioco.

Questa riedizione di Rise of the Tomb Raider segna anche il ritorno di un classico, ossia il maniero della famiglia Croft.

Infine vogliamo parlarvi della versione in realtà virtuale di “Legami di sangue”, testata naturalmente con PlayStation VR. Confermiamo ancora una volta la qualità costruttiva e l’ergonomia del visore, ma anche la buona resa dell’immagine. Le meccaniche sono le stesse descritte prima, ma si gioca rigorosamente in modalità soggettiva usando il fidato DualShock 4. Così come già detto nell’intervista, l’avventura in VR è giocabile in modalità libera e comfort.

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La modalità libera è piuttosto classica per chi ha già provato la VR, si usano le due levette per il movimento e la rotazione del corpo, mentre con la testa ci si guarda attorno. La rotazione del personaggio causa purtroppo un marcato motion sickness, situazione che non si verifica invece in modalità comfort. In questo caso lo movimento è a teletrasporto, ma non siamo stranamente riusciti a spostarci nel 90% delle volte, non sappiamo se a causa del gioco o di un errata configurazione del visore. Insomma, non siamo soddisfatti della modalità VR di Rise of the Tomb Raider, a causa proprio dei problemi riscontrati durante il test.

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Questo è tutto, se avete anche letto l’intervista alla community manager del gioco, l’unica cosa restante è rimanere sintonizzati su queste pagine per la recensione della versione finale del titolo. Ricordiamo nuovamente che la data da segnare sul calendario è l’11 ottobre, giorno in cui il gioco sarà disponibile anche su PlayStation 4.