Prendete un poco di Minecraft, mescolatelo senza agitare troppo con un goccio di Animal Crossing e aggiungete depressione e serietà a piacere… ecco, avete esagerato. Proprio come ha fatto Q-Games mentre era intenta a sviluppare questo The Tomorrow Children, un titolo sicuramente interessante, almeno per quanto riguarda le sue particolari tematiche e le critiche mosse nei confronti dei regimi.
Da subito è chiaro come gli sviluppatori abbiano voluto ideare il gioco appositamente per generare discussione: i riferimenti al Comunismo sovietico sono a dir poco moltissimi, tanto che basteranno pochi minuti di gioco per cominciare a odiare i dettami del “Grande Fratello” di turno, una figura onnipresente che continuerà a impartirci consigli (meglio definirli ordini và) e spiegarci come stanno realmente andando le cose in questo mondo che ricorda da vicino le descrizioni di George Orwell per il suo 1984. In questa difficile situazione, legati da un giuramento al quale non abbiam potuto sottrarci, ci ritroviamo nei panni di una bambina, un clone per l’esattezza, la tipologia di lavoratori perfetta per un regime totalitario che non vuole imprevisti nella sua nuova ascesa al potere. Il compito affidatoci è ovviamente importantissimo: ricostruire il mondo, raccogliendo risorse per ripristinare le tantissime città/server che compongono la particolare ambientazione di The Tomorrow Children. Avete presente il discorso tra Neo e Morpheus all’interno di “Struttura”? Preparatevi a uno scenario non dissimile, composto prevalentemente da un’infinita distesa di bianco che in questo caso prende il nome di Void, il Nulla (niente Torre d’Avorio però, ho già cercato inutilmente).
Elemento principale del gioco, di evidente natura multigiocatore, è la cooperazione tra utenti. A differenza di un vero MMO però, in questo gioco gli altri giocatori sono per i nostri occhi una sorta di spettri, che compaiono e scompaiono accanto a noi, prendendo di tanto in tanto “forma materiale” attraverso determinate azioni. Possiamo osservare colleghe-clone in ogni angolo della città nella quale ci ritroveremo: mentre prendono l’autobus per recarsi altrove, mentre costruiscono un edificio o piantano un albero per donare un po’ di colore al sinistro mondo, o magari mentre raccolgono risorse per depositarle in maniera ordinata e composta nei magazzini del popolo. Ognuna di esse sarà quindi indaffarata per fare la sua parte, per rendere reale quel sogno socialista che tanto è caro a chi tiene le redini del tutto. Possiamo addirittura complimentarci o fare doni alle altre lavoratrici. Brava, compagna!