I videogiochi non sono destinati al solo intrattenimento, questo è ormai un dato di fatto; per questo abbiamo deciso di prendere spunto da un’interessante analisi del The Guardian e proporvi alcuni esempi di possibili applicazioni delle tecnologie videoludiche ad altri contesti, spesso ben lontani dal divertimento.
Le tecnologie e la grafica usate per creare titoli che facciano divertire i giocatori sono risorse preziose, sfruttabili in diversi modi e disponibili per idee innovative come quella di John Isaacs che, per il suo progetto di Dottorato alla University of Abertay nel 2011, ha creato un’applicazione di mappatura urbana davvero notevole.
Lo strumento S-CITY VT (“Sustainable City Visualisation Tool”) è stato utilizzato per la creazione di una versione 3D della città di Dundee Waterfront, in modo da organizzare il progetto di rinnovamento. Il S-CITY VT è stato creato utilizzando lo strumento XNA (creato da Microsoft per la console Xbox) e consente all’utente di applicare differenti proposte di modifica e vedere effettivamente come queste influirebbero sull’ambiente non solo a livello visivo, ma anche per quanto riguarda i livelli di rumore, il consumo di energia e altri fattori rilevanti nella scelta.
Passiamo a un’altra delle possibili applicazioni dei videogiochi: avete presente Minecraft? Probabilmente sì e non siete certo gli unici.
In questo caso la quantità di dati elaborati non è paragonabile al progetto per lo strumento S-CITY VT, ma il progetto è comunque notevole. Sul mercato, sotto forma di videogiochi, ci sono diversi strumenti di creazione di strutture e palazzi e la UN-Habitat (The United Nations Human Settlements Program) ha deciso di sfruttare il popolare gioco Minecraft per il progetto di creare o migliorare 300 spazi pubblici entro il 2016. Il progetto è stato commissionato a Fyre, una comunità inglese di Minecraft che ha consentito agli utenti di creare modelli di aree assegnate al progetto di rinnovamento.
In questo modo i giocatori esperti di Minecraft hanno guidato alcuni residenti delle aree da rinnovare, in modo che potessero costruire virtualmente ciò che volevano vedere realizzato nella realtà.
Una versione di Minecraft per la scuola è attualmente utilizzata nel Regno Unito, si tratta di MinecraftEdu ed è molto utile per l’insegnamento della geografia e della pianificazione urbana di base. Anche SimCityEDU è simile ed è una versione di SimCity di Electronic Arts adattata per scopi educativi. Il primo titolo di questa serie è dedicato a studenti fino ai 10 anni, si chiama Pollution Challenge e stimola i bambini creando problemi cittadini virtuali da risolvere nel minor tempo possibile senza intaccare l’economia della città.
Jessica Lindl, general manager di GlassLab, ha comunicato i risultati di uno studio: sembra che i bambini americani passino 13 ore alla settimana utilizzando videogiochi e solo quattro per fare i compiti. “Gli studenti sono chiaramente più a loro agio con i videogiochi ed è per loro più stimolante affrontare una sfida rispetto a un test di verifica”.
Non finisce qui: un ulteriore metodo di utilizzo dei videogiochi è quello di aiutare i soldati nell’addestramento, ma anche nel recupero psicologico al rientro da situazioni di conflitto.
Moltissimi giovani soldati si trovano ogni anno ad affrontare situazioni difficili che richiedono un certo grado di addestramento; il progetto in questo caso si chiama Scheherazade ed è creato da Mark Riedl, assistente alla cattedra di informatica del Georgia Institute of Technology.
Scheherazade è un generatore di storie aperte, che consente la ricostruzione virtuale di storie e scenari presi dalla vita reale. Una della applicazioni possibili è quella di insegnare ai soldati come interagire e come comportarsi con i gruppi di popolazione indigena presenti nelle zone di guerra.
Riedl spiega: “I soldati veterani possono scrivere le loro esperienze e se un numero minimo di loro dice la stessa cosa, il programma la considera significativa e la ricrea nell’ambiente virtuale”. Scheherazade ha l’obiettivo di ricostruire ambienti virtuali simili il più possibile alla realtà, in modo da poter insegnare alle nuove generazioni di soldati ciò che i loro predecessori hanno imparato direttamente dal campo di battaglia.
Una delle conseguenze più frequenti delle esperienze belliche è lo stress post-traumatico, patologia molto comune fra i soldati al rientro dalle zone di guerra.
Ispirato da questa consapevolezza Albert “Skip” Rizzo, associate director dell’Institute for Creative Technologies della USC, ha creato un videogioco chiamato Full Spectrum Warrior, commissionato dall’esercito americano, utile per la terapia dei veterani con disordine post-traumatico da stress e utilizzato per la prima volta nel 2005. La versione corrente del progetto di Rizzo sfrutta il motore grafico Unreal Engine (popolare per il suo utilizzo nei videogiochi) in associazione con un visore 3D, in modo da costruire una esperienza molto coinvolgente da affrontare con la guida di uno psicoterapeuta.
Fonte: theguardian