A pochissimi giorni dallo State of Play dedicato a Horizon Forbidden West, secondo capitolo di Horizon Zero Dawn, gli appassionati si sono scatenati nella creazione di meme, fotomontaggi e amenità varie che hanno preso di mira l’aspetto apparentemente appesantito della protagonista dell’opera di Guerrilla Games, Aloy. Alcuni indicando nel “politically correct” la causa di tutto, così da giustificare le proprie infantili rimostranze su un cambiamento estetico di cui non conosciamo i reali confini o motivazioni da parte del team di sviluppo olandese. Questo ci dimostra come il pubblico videogiocante sia ben lontano da quella maturità che invece si è sicuramente guadagnata un medium con quasi 70 primavere sulle spalle.
E non è nemmeno la prima volta che la protagonista di Horizon Zero Dawn è oggetto di critiche che prendano di mira il suo aspetto esteriore. Ai tempi del primo Horizon venne addirittura creata una mod per renderla più esile, perché giudicata non “conforme” a canoni estetici che, attualmente, non sono più seguiti nemmeno dallo spietato mondo della Moda contemporanea. A questo proposito viene naturale pensare a Abby da the Last of Us Parte 2, criticata perché “troppo mascolina e muscolosa” o alla Lara Croft “sgonfiata” del suo seno procace. Strascichi culturali di un’immaginario estetico legato a stilemi anni ’80, con caratterizzazione iperbolica dei personaggi femminili quale facile gancio di marketing verso un pubblico prettamente maschile. Qualcosa, da allora è decisamente cambiato. Qualcuno però sembra non essersene accorto!
Torniamo dunque ad Aloy. Chi è Aloy? Come vive Aloy? Aloy è una ragazza forgiata dalla caccia e dall’avventura in un mondo postapocalittico duro e spietato. In cui di certo non c’è spazio per palestre, SPA, centri estetici e make-up o prodotti di bellezza. Ma poi perché la Aloy vista nel trailer dovrebbe essere “sbagliata”? Qualche anno fa, una notissima azienda inglese mandò a designer di 18 paesi differenti una foto femminile da modificare in base a personalissimi canoni di bellezza e i risultati non furono ciò che ci si attendeva. Ad esclusione di Cina e Italia che presentarono foto parecchio ritoccate e tendenti all’estrema magrezza, tutte le altro foto identificavano la bellezza femminile in ragazze dalle forme sinuose e procaci. Uno dei paesi che indicò quei canoni fu proprio l’Olanda, paese d’origine di Guerrilla Games, il team che ha dato vita ad Horizon. Al netto che la bellezza rappresenta quanto di più soggettivo (ed effimero) ci possa essere, pensate sia solo un caso?
Ecco quindi che l’eroina di Horizon Zero Dawn sembra più l’energica ragazza della porta accanto che l’angelo di Victoria Secret’s, Doutzen Kroes. Ma è perfetta così! In Horizon Forbidden West abbiamo una protagonista temprata dalla lotta per la sopravvivenza. E non è necessario siano passati degli anni per determinare questo cambiamento. E ci sta che gli sviluppatori abbiano ritenuto opportuno connotarla diversamente dal punto di vista estetico. È una loro scelta e un loro diritto. Non spetta a noi giudicare.
Si è sempre dato per scontato che chi gioca voglia immedesimarsi esclusivamente nell’eroe, perfetto e senza macchia, tralasciando che la profonda natura interattiva dei videogiochi si presta a molteplici sfumature di coinvolgimento. Opere caratterizzate da un protagonista forte e da una componente narrativa tutt’altro che leggera, puntano generalmente a creare legami di empatia più che d’immedesimazione tout-court tra giocatore ed eroe. In particolare, nei giochi in terza persona, questo meccanismo è molto comune e conosciuto tra gli sviluppatori di videogiochi. Da qui la “necessità” di creare protagonisti volutamente imperfetti.
Aloy è ingrassata. Beh anche noi durante questi mesi complicati. E quindi?
E quindi sulla percezione dell’estetica femminile – videoludica e non solo – la situazione è nettamente cambiata non solo perché si è compreso che una buona scrittura di un personaggio vale più della disposizione dei pixel che lo rappresentano (dove non esiste una “regola aurea”). Ma anche perché gran parte del pubblico è riuscita ad evolversi da questi stereotipi, nonostante ci siano ancora dirigenti di aziende convinti che le donne non facciano vendere videogiochi. Ne siete proprio sicuri sicuri?
Certe sacche di “resistenza” che ancora esistono e imperversano su Internet, oltre ad essere anacronistiche, sono dannose per la percezione stessa del medium videogioco e della community che lo rappresenta, costantemente delegittimata a causa di commenti del tipo: “Non pago un gioco 70 euro per poi vedere dei cessi”. Sta bene: non comprarlo. E rinuncia pure a giocarci sulla base dei preconcetti che ti sei costruito. A perderci non saremo sicuramente noi!
Perché con buona pace di questi soggetti, i videogiochi del futuro parleranno sempre più di persone come noi e sempre meno di modelli e modelle inarrivabili nella loro perfezione. Persone comuni, che non per questo non potranno dimostrarsi eroi ed eroine. Sono gli esempi che vogliamo, quelli a cui vale la pena ispirarsi. E quello che i videogiochi si meritano.