Nelle scorse ore è morto Carlo Vichi, il fondatore di Mivar, storico brand dell’elettronica Made in Italy assieme a Olivetti.
In molti di voi conosceranno la Mivar e i più grandi di sicuro avranno avuto in casa una delle loro TV a tubo catodino. Ma in pochi sanno che la società era al 100% italiana e quel nome era un acronimo per “MIlano Vichi Apparecchi Radio“, la cui sede si trova ad Abbiategrasso.
Carlo Vichi si è spento ieri all’età di 98 anni, dopo una lunghissima carriera dedicata a portare l’innovazione tecnologica in Italia.
La Mivar è stata fondata nel 1945 con il nome VAR, per poi prendere il suo nome definitivo che conosciamo oggi solamente nel 1963. In questo periodo la società di Vichi si occupava della realizzazione di apparecchi radiofonici a valvole.
Fu il trasferimento della sede ad Abbiategrasso nel 1963 a far fare una svolta alla società, fino a diventare leader nazionale della produzione di apparecchi elettronici. In quel periodo iniziava a fiorire anche la diffusione delle TV. La politica aziendale di Carlo Vichi e Mivar era quella di offrire numerose filiali sul territorio, un’assistenza capillare, con costi di distribuzione bassi e quasi nessuna spesa di marketing. Tutto ciò finalizzato a offrire un prodotto di qualità a un prezzo concorrenziale. Questi apparecchi vengono utilizzati ancor oggi dagli appassionati di retrogaming.
Il declino della società è arrivato con il giungere del nuovo millennio. La transizione da TV a tubo catodico agli LCD è stata fatale per la Mivar. Ma questo non è stato l’unico fattore. A influire maggiormente è stata la mancanza di leggi sul dumping salariale che hanno favorito i prodotti realizzati in Turchia e Cina, in cui il costo della manodopera era quasi nullo rispetto a quello dei tecnici specializzati italiani.
A nulla è servito il tentativo di passare alle nuove tecnologie. Nonostante la produzione e distribuzione di TV LCD, la società chiuse quasi del tutto i battenti nel 2006. Rimasero attive solo il servizio di manutenzione e assistenza tecnica ai clienti.
Fonte: Corriere della Sera