Dopo due anteprime (che trovate QUI e QUI), è giunto il momento della nostra recensione di Batora: Lost Haven.
Vogliamo iniziare questa recensione con un’informazione apparentemente inutile: Batora: Lost Haven è il terzo gioco di Stormind Games. Siamo assolutamente consci che sapere questa cosa non vi svolterà il corso della giornata e, fino a poco tempo fa, non lo avrebbe fatto neanche a noi. Ma nel nostro percorso di crescita ascoltare le voci di chi lavora in prima linea nella creazione di videogiochi è diventata una necessità dalla quale non possiamo esimerci.
È proprio grazie a uno sviluppatore che abbiamo capito il significato profondo dell’affermazione che abbiamo fatto all’inizio: questo professionista chiarì con un’eloquenza cristallina che, per qualunque developer, il terzo gioco rappresenta un punto di svolta professionale importantissimo.
Batora non fa che confermare quanto detto dal loro collega: Stormind Games infatti dà un taglio netto al proprio passato, proponendo un action twin-stick shooter in visuale isometrica che si pone in netta dicotomia con la serie horror Remothered.
Come anticipato già dalle nostre anteprime, la giovane Avril si ritroverà ad incarnare il ruolo di Custode dell’Equilibrio, una funzione alla quale pare essere stata destinata fin dalla nascita. A richiamarla alle proprie responsabilità ci sono i due Guardiani dell’Universo, Sole e Luna, che la istruiranno sulla sua missione e sui suoi poteri.
Il compito di Avril è quello di viaggiare in lungo e in largo per l’Universo e riparare i nuclei dei pianeti devastati dal poter sconfinato del misterioso Soren, precedente erede al ruolo di Guardiano che ha però tradito le due divinità per conquistare tutto il potere per sé. Avril si ritroverà a dover fare scelte importanti per lei stessa e anche per le popolazioni che vuole aiutare, pagando le conseguenze delle sue scelte fino alla fine.
Batora: Lost Haven, narrativamente parlando, imbastisce una sceneggiatura piuttosto classica, che vede trattare temi importanti come il libero arbitrio, la libertà e la consapevolezza di sé con toni piuttosto drammatici, senza farne una trattazione particolarmente approfondita ma riuscendo a non scadere nella banalità. I toni particolarmente drammatici vengono alleggeriti sia dalla caratterizzazione di alcuni compagni di avventura, come l’amica Mila e la sagace strega Batora, sia da alcuni colpi di scena che rimettono in discussione la bontà di alcuni personaggi.
Batora: Lost Haven mette davanti al giocatore una serie di opzioni di risposta in particolari momenti dell’avventura, in realtà non così numerosi, le cui conseguenze non sono sempre intuibili, determinando anche allineamento karmico. Il doppiaggio è gradevole e adeguato, mentre la colonna sonora è davvero di ottimo livello, avvalendosi della collaborazione di un pezzo da novanta come Ron Fish, autore delle OST dei God of War e dei Batman Arkham.
In termini di gameplay, Batora: Lost Haven è un twin-stick action che si caratterizza da una dualità di poteri: fisico (Sole) e magico (Luna), che possono essere alternati istantaneamente, secondo le necessità. Questa doppia natura della protagonista si riverbera anche sui nemici e ha dato uno strumento in più agli sviluppatori nel creare orde sempre variegate e bossfight più articolate. In particolar modo, quest’ultime sono a più fasi, ma anche diversificate in base all’avvicendarsi dei due elementi Sole-Luna e, con l’evolversi della difficoltà, dall’arricchirsi di minion anch’essi caratterizzati da questa doppia indole.
L’arsenale a disposizione della protagonista si sostanzia in uno spadone e in dei colpi incantati, più due coppie di attacchi speciali specifici per ogni profilo offensivo. Inoltre schivata e parata sono gestite anch’esse in maniera distinta in base a quale natura si incarna. A esclusione dell’attacco base tutte queste meccaniche necessitano di un cooldown per poter essere di nuovo effettuate, e determinano l’apprezzabile necessità di dover gestire le proprie risorse con una certa perizia e acume.
Altro fondamento del sistema di combattimento sono le rune e l’Allineamento Karmico: le prime possono essere acquistate presso mercanti o dalla strega Batora, e ognuna di esse può occupare un certo numero di slot; il secondo è una sorta di contatore diversificato in tre categorie (neutrale-difensivo-conquistatore) che permette di buildare il personaggio entro certi limiti numerici.
In buona sostanza, è l’elemento GDR di Batora che consente al giocatore di manipolare le proprie statistiche, velocizzare il cooldown o aumentare il drop delle cure. Per quanto efficace, questo sistema mostra una certa limitatezza, poiché gli attributi di queste rune sono molto simili tra loro, e quindi ci si ritrova a castarne molte uguali per raggiungere il risultato desiderato. Ci è permesso anche di fare un respec gratuito, qualora ne sentissimo il bisogno. Ovviamente è possibile aumentare il numero di slot runici disponibili sia attraverso le risposte ai bivi narrativi che il gioco offre, sia grazie agli upgrade del livello personaggio.
Sebbene la mappa di gioco sia esteticamente gradevole e diversificata, l’esplorazione risulta essere alquanto limitata sia per la natura estremamente guidata dell’esperienza sia perché essa si risolve giusto col trovare qualche cassa speciale, informazioni di lore o spaccare qualche cristallo qua e là in cerca di cure o materiali per la fabbricazione di rune.
Presente l’opzione di New Game+, con la quale è possibile ricominciare una run e scoprire gli altri finali che la sceneggiatura offre.
In conclusione, Batora: Lost Haven è un buon gioco, che segna un punto di svolta professionale e artistico con un cambio di paradigma radicale da parte di Stormind Games. Non possiamo dirci che soddisfatti del risultato, a fronte degli sforzi compiuti dal team nel creare un sistema ludico che garantisce varietà nel combattimento, accompagnandolo con una sceneggiatura di buon livello e un comparto artistico colorato e d’impatto.
Nonostante questo, la scarsa esplorabilità della mappa, che avrebbe meritato un’attenzione in più e una gestione delle rune piuttosto limitata, non ci permettono di assegnargli l’eccellenza, fermo restando che Batora: Lost Haven rimane uno dei progetti italiani più interessanti dell’anno.