La nostra recensione di The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me, in uscita il 18 novembre 2022 per PC, PS4 e 5, Xbox One e Series X/S.
Come ogni Halloween, Supermassive Games ha puntualmente pubblicato il nuovo capitolo dell’antologia di interactive drama The Dark Pictures. Con The Devil in Me si chiude la prima stagione della serie incominciata con Man of Medan nel 2019 (QUI, QUI e QUI le recensioni dei precedenti tre episodi).
Questi titoli hanno cercato di far propria un nicchia videoludica poco sfruttata, soprattutto dalle produzioni ad alto budget, riuscendo indubbiamente nell’intento di conquistarla. The Devil in Me sarà riuscito però a dare una giusta e degna conclusione a questa prima parte e fare da preludio a un’attesa seconda stagione?
Come fu per Man of Medan e i successivi, anche The Devil in Me confeziona un prologo molto interessante, capace nei suoi pochi minuti di durata di stuzzicare il giocatore con un primo assaggio di quello che sarà la trama dell’intero episodio. In questo caso a fare il primo sfortunato incontro con il “mostro” sarà una coppietta di fine 1800, protagonisti a loro insaputa di uno dei tanti massacri dell’efferato serial killer H.H. Holmes nel suo hotel della morte.
Sarà proprio questa l’ambientazione di questo capitolo dell’antologia, a nostro avviso una delle più azzeccate finora, e capace di donare un’atmosfera affascinante all’intera storia.
Dopo il fast forward che ci riconduce ai giorni nostri, e che riporta l’obbiettivo della telecamera su un piccolo e sfortunato studio televisivo, cominciamo a fare conoscenza con la troupe che dovremo controllare per avanzare nel gioco. Anche in questo caso, come sempre, il titolo darà anche la possibilità di poter controllare i vari membri del gruppo con un singolo controller con vari amici, per avere una perfetta serata in compagnia, oppure di giocare in rete.
La prima novità rispetto al passato riguarda proprio i nostri personaggi, che hanno adesso a loro disposizione degli equipaggiamenti speciali, i quali permettono loro di risolvere enigmi o di raccogliere eventuali collezionabili altrimenti irraggiungibili. Ad esempio Mark, il fotografo, può usare il monopiede della propria fotocamera per raggiungere oggetti fuori portata, o ancora Charlie può usare un banale biglietto da visita per sbloccare le serrature più primitive.
A rendere particolarmente utili queste “abilità” sono soprattutto delle sezioni di esplorazione più approfondite rispetto ai capitoli passati e che offrono un maggior numeri di enigmi, di zone secondarie e di collezionabili da scovare. Questa scelta è stata un po’ penalizzata a causa dei movimenti particolarmente legnosi del personaggio e della telecamera poco collaborativa, ma quantomeno basteranno poche scene per abituarcisi. Il vero ostacolo sarà rappresentato dalla prima ora del titolo, fin troppo “dispersiva” e con sezioni di gameplay a enigmi troppo lunghe e pressoché inutili per il proseguire della storia.
Una volta superata questa parte, e una volta che la storia riuscirà finalmente a ingranare, The Devil in Me riesce a intrattenere lo spettatore e giocatore con una serie di sequenze di gioco particolarmente ricche di mordente da godersi in rapida successione. Saranno infatti le sezioni di gameplay più “tipiche” e standardizzate a dimostrarsi le più efficaci, con pochi fronzoli, sporadici quick time event e in generale tanta tensione con cui avere a che fare, pronta a farci saltare sulla sedia a ogni scricchiolio.
A minare questa base sono però gli aspetti fondamentali di un horror, e che anche in questo capitolo dell’antologia vengono traditi da scelte stilistiche un po’ incomprensibili. Come se non bastassero dei caratteri da horror movie di esima categoria, anche la sceneggiatura lascia sfuggire dei buchi di trama evidenti o situazioni gestite con leggerezza, rovinando quindi il mood del giocatore soprattutto nelle fasi finali. Non sono poi rare le situazioni in cui le reazioni spropositate e illogiche dei protagonisti ci hanno fatto storcere il naso, specialmente quando queste ultime hanno rischiato di vanificare un’intera sessione di gameplay per nulla.
Inoltre, benché sia assolutamente da lodare la grande quantità di opzioni e di diramazioni della trama, è difficile soprassedere su alcuni dialoghi vistosamente ricuciti alla bene e meglio dopo alcune importanti scelte di dialogo, complici quindi di mettere ulteriormente i bastoni tra le ruote al tentativo d’immedesimarci con i personaggi.
Insomma, non una novità per questa antologia, che sin dal primo capitolo aveva lasciato intendere di mirare a un tipo d’intrattenimento meno serioso e volutamente “trash”, ma non possiamo che reputarci un po’ delusi considerando le belle idee messe in gioco.
Tecnicamente, però, quest’ultima fatica di Supermassive Games non delude, e riesce a proporre un palcoscenico e degli attori ben ricreati, capaci da soli di creare un’atmosfera squisitamente angusta e inquietante.
Anche le animazioni in motion capture sono degne di nota e denotano il grande sforzo profuso per la realizzazione di questo titolo. Nonostante ciò è impossibile non notare come alcune espressioni facciali siano spesso non all’altezza, e come esse riescano a rovinare alcune scene fondamentali senza riuscire nello scopo di restituire le emozioni stravolte dei protagonisti.
Infine, a intaccare la valutazione totale del titolo è da annoverare la gran quantità di bug che abbiamo incontrato durante la nostra prima avventura: dialoghi tagliati, frasi circostanziali non doppiate e altri piccoli errori, che hanno reso più difficile godere appieno dell’esperienza.
In conclusione The Devil in Me rappresenta un seguito in linea con le aspettative createsi con i capitoli dell’antologia The Dark Pictures precedenti, non sforzandosi di migliorare i grandi “ma” del passato, ma proponendo qualche novità e un titolo comunque capace d’intrattenere piacevolmente noi e i nostri amici per almeno un paio di serate.
La durata media si attesta infatti sulle circa sette ore, ma non è da disdegnare la possibilità di rigiocare delle scene per cercare di compiere scelte diverse dalla prima run.