Quando abbiamo iniziato a occuparci della recensione di Bayonetta Origins: Cereza and The Lost Demon, non pensavamo che ci saremmo trovati a dover avere a che fare con un gioco che ricalcasse lo schema del “C’era una volta…” in relazione a un opera dei Platinum Games.
Come anticipato nella nostra anteprima (che trovate QUI), abbiamo cercato di contestualizzare questa scelta creativa sulla base del curriculum professionale di Hideki Kamiya, citando quella piccola perla di Okami.
Un’ipotesi che ha trovato conferma proprio dalla lettura dei titoli di coda, che vedono il noto designer non solo come supervisore ma anche come lead writer della storia e dello scenario, una circostanza che lo vede coinvolto più del solito nella produzione di un videogioco e che spiega, forse, il particolare carattere di Bayonetta Origins.
La trama si sostanzia nel racconto delle vicende di una giovanissima Cereza, alias Bayonetta, quando era solo un’apprendista Strega Umbra e del suo percorso di crescita personale. In particolare seguiremo il suo struggimento sul destino dell’amata madre, che l’ha abbandonata senza una ragione nota. Un evento traumatico che la condiziona psicologicamente nelle aspirazioni e nella fiducia in sé stessa, e che trova parziale conforto nell’abbracciare il suo peluche preferito, Cheshire.
Senza entrare troppo nel dettaglio della trama, il tono generale del racconto aderisce perfettamente allo stile favolistico, e come tale ne espone i tratti caratteristici con una qualità di esecuzione ragguardevole. È proprio aprendo un libro di favole che inizia Bayonetta Origins, ed è scorrendone le pagine e ascoltando la voce narrante che esso si interseca ai dialoghi in prima persona di Cereza e degli altri personaggi.
La qualità del doppiaggio è di assoluto pregio e si avvale di sottotitoli in italiano, ma, in particolare, è il comparto artistico che risulta essere una delle componenti più riuscite: Bayonetta Origins: Cereza and The Last Demon è una meraviglia per gli occhi ed è una gioia estetica attraversare le mappe di gioco, che si caratterizzano di colori vivaci e di un tratto non dissimile all’acquerello, che arricchisce ulteriormente un’esplorazione che si giova di un level design di tutto rispetto.
Già solo questo potrebbe far attestare Bayonetta Origins su valori produttivi altissimi, ma anche ogni singola componente visiva del gioco, dalle interfacce all’archivio, risulta possedere un merito realizzativo pari alle migliori pubblicazioni editoriali illustrate attualmente sul mercato.
A fare da contraltare a questa eccellenza estetica c’è però la sceneggiatura, che risulta essere piuttosto semplice e leggera anche nelle fasi più drammatiche. Ciononostante questa mancanza di consistenza viene intelligentemente mascherata da una sottolineatura musicale particolarmente en pointe.
Il gameplay complessivo risulta essere una mescola eclettica che vede una struttura che prende a piene mani da giochi come Brothers: A tale of Two Sons e inserisce elementi più tipici di Platinum Games, ovvero un combat system votato all’action.
Cosa vuol dire, in parole povere? In buona sostanza i due protagonisti di questa IP hanno una propria autonomia di movimento in contemporanea, come una sorta di co-op in single player, dove ognuno avrà uno stick e una mappatura dei comandi dedicata. In particolar modo è a Cereza che viene affidata gran parte dell’esplorazione e del lancio delle magie, mentre a Cheshire è stato assegnato l’attacco puro. Questa dualità trova spazio naturale nelle fasi di esplorazione, che spesso offrono puzzle ambientali da risolvere utilizzando sinergicamente le abilità dei protagonisti.
La mappa di Bayonetta Origins infatti offre una quantità incredibile di contenuti nascosti, come casse premio, frutti infernali e spiritelli da dover salvare; ma soprattutto il gioco è disseminato da scontri casuali e dungeon speciali chiamati Tir na nOg. Questi sono molto simili ai dungeon che caratterizzano la serie Bayonetta, ma a differenza di quest’ultimi, che propongono combattimenti-sfida, in Origins troveremo anche elementi di puzzle ambientali da dover risolvere in fretta, pena il game over.
Il sistema di combattimento è basato sull’interazione tra i due personaggi, ed è quindi presente un albero delle abilità diversificato dove si potranno migliorare le caratteristiche, come aumentare gli slot per gli oggetti per Cereza o un potenziamento nella resistenza dal danno per Cheshire.
Quest’ultimo presenta due modalità, chiamate Belva (quando evocato) e Abbraccio. Inoltre il demoniaco peluche possiede un sistema elementale piuttosto basico ma efficace fondato su fuoco, acqua, pietra e legno, con cui si possono respingere determinati nemici ma anche interagire con il mondo di gioco, come saltare da curiose piattaforme fungo, direzionare piattaforme o sciogliere muri di ghiaccio.
La magia risulta essere piuttosto limitata, ma l’attivazione di essa si diversifica in caso di scontro o di esplorazione, infatti in quest’ultimo caso sarà possibile lanciare un incantesimo solo dopo aver risolto un mini gioco ritmato definito Battito di Strega. In caso di battaglia la magia soggiace al consumo di mana, che può essere ricaricato solo dopo qualche secondo, e permette di bloccare temporaneamente i nemici in un groviglio di rami demoniaci o rovi velenosi.
Anche Cheshire è vincolato da una personale barra del mana, che condiziona quanto può restare trasfigurato in una delle varianti elementali in suo possesso, tant’è che una volta consumata o si attende o dovrà essere richiamato da Cereza per accelerare il recupero della magia, attraverso quello che viene definito Vincolo Infernale. Ogni tipo di trasformazione prevede attacchi speciali dedicati, oltre al compendio base offensivo e difensivo come schivate, deviazioni, mosse in salto e contrattacchi.
Le Fate, i nemici, vengono presentati con la stessa modalità della serie Bayonetta, e per quanto diversificati negli attacchi che sferrano, da un punto di vista estetico peccano nel contraddistinguersi se non per le dimensioni e i colori utilizzati. Le boss fight sono state progettate in modo da presentare sempre situazioni diverse tra loro, e non rendono necessario solo ed esclusivamente lo sfoggio della forza bruta da parte di Cheshire. I fan storici della saga troveranno poi molto interessante l’ultima battaglia che Bayonetta Origins: Cereza and The Last Demon propone.
Bayonetta Origins non spicca per difficoltà, anzi, troviamo che molti degli scontri siano stati semplificati anche per via dei doppi controlli, che potrebbero creare situazioni particolarmente complesse da gestire in combattimento, ma la varietà della composizione dei nemici rende queste battaglie sempre interessanti. Tra le opzioni di gioco, inoltre, Platinum Games ha inserito una specifica voce di aiuto dove si possono modificare alcuni parametri come il danno subito o la risoluzione del mini gioco del Battito della Strega.
E infine ve lo anticipiamo ma senza dirvi nulla di più: nell’end game ci sarà una gradita sorpresa.
Con Bayonetta Origins: Cereza and The Lost Demon ci troviamo davanti a uno spin-off pensato anche per coloro che, seppur interessati alla saga di Bayonetta, non hanno mai voluto cimentarsi in un genere di nicchia come l’action stylish, e la formula che i Platinum Games sono riusciti a imbastire risponde intelligentemente a questa esigenza.
Non serve un recensore esperto per notare quanto il comparto artistico si attesti a livelli qualitativi altissimi, ma anche la gestione dell’elemento esplorativo e del combat system risulta essere ottima, sebbene abbiamo notato uno squilibrio in favore dei combattimenti. L’elemento che ci ha meno convinto è il sistema di controllo di Cereza e Cheshire, che sebbene non sia particolarmente complesso da gestire (in poche ore si entra nel mood, per intenderci), potrebbe porre qualche iniziale difficoltà per coloro che non sono particolarmente avvezzi a questo tipo di modalità.
Insomma, Bayonetta Origins: Cereza and The Lost Demon è un ottimo gioco, che consigliamo vivamente ai fan della saga ma anche a chi, in realtà, non conosce nulla di Bayonetta e delle sue avventure ma vuole provare un meraviglioso e atipico action adventure.