La nostra recensione del remake di Resident Evil 4, in uscita il 24 Marzo 2023 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S e PC.
Resident Evil 2 o Resident Evil 4? Il dilemma su quale sia il miglior titolo della serie horror di Capcom va avanti da anni e anni, quasi sempre vedendo il secondo e il quarto capitolo litigarsi il gradino più alto del podio. Con l’uscita di entrambi i remake, il primo datato 2019 (QUI la nostra recensione) e l’altro in arrivo tra una settimana, la battaglia potrebbe ripetersi…oppure no.
Almeno per quanto ci riguarda infatti non abbiamo dubbi che nella sfida tra i rifacimenti sia Resident Evil 2 il netto “vincitore”. Sicuramente è quello più importante di questo ciclo di riedizioni, avendo posto tutte le basi tecniche e di gameplay per le uscite successive, ma è anche quello che troviamo nel complesso più riuscito di tutti. Ma di questo parleremo meglio nel prosieguo della recensione.
Una situazione ben diversa da quella del 2005 dunque, quando l’originale Resident Evil 4 piombò sul mercato rivoluzionando per sempre non solo la formula della serie, fino ad allora ancorata alle schermate statiche, ma l’intero panorama degli action in terza persona. Mai prima di allora si era visto un sistema di shooting in terza così soddisfacente nel feeling dei colpi, e mai prima di allora si era visto un Resident Evil così vario nelle ambientazioni e così lungo nella sua campagna (quasi venti ore se non si è esperti). Il genere del gioco di fatto cambiò, e alcuni non ne apprezzarono la deriva più improntata all’azione (ma dopotutto quante volte avremo sentito la frase “non è un vero Resident Evil” in relazione ai vari capitoli?), però la qualità eccezionale del prodotto finale era davvero impossibile da ignorare.
Resident Evil 4 insomma è stato una pietra miliare dei videogiochi, e ancora oggi è un titolo godibile se si contestualizza al suo periodo di uscita e si chiude un occhio su alcuni anacronismi inevitabili. Con l’occhio del 2023 è ovvio notare che l’originale RE4 abbia “qualcosa che non va” nel sistema di controllo, nell’abuso di QTE, nella regia delle cutscene (ancora figlia di quel periodo in cui Matrix era il massimo della figaggine e tutti dovevano copiarlo) e nella scrittura dei dialoghi (ma ci è mai davvero importato giocando a Resident Evil?). Ecco perché aspettavamo a braccia aperte un remake che potesse ridargli lustro e gloria.
Lo abbiamo ottenuto? Sì, senza dubbio: Resident Evil 4 remake è un gran gioco, ma con alcuni problemi che ci hanno fatto un po’ storcere il naso, impedendogli di elevarsi fino all’eccellenza come il 2.
La prima cosa di cui vogliamo parlare però è solo positiva, ed è l’atmosfera che si respira giocando. Resident Evil 4 remake ha proprio il sapore di Resident Evil 4 originale, il feeling è fedele al titolo del 2005. Questo è dovuto al fatto che tutte le location sono state riprese e rimaneggiate più o meno intensamente: il villaggio col suo lago (mostro incluso), il castello di Salazar, le miniere, l’isola piena di soldati, i laboratori, tutto è lì dove ce lo ricordavamo. Stavolta infatti non sono state eliminate di netto intere aree, come la torre dell’orologio del comunque validissimo remake di Resident Evil 3 (QUI la recensione).
Questo però non significa che tutto sia rimasto identico uno a uno. Alcune aree più iconiche all’incirca sì, sono state riprese pari pari anche a livello di planimetria, ma altre sono state modificate, aggiunte o omesse, come la parte della funivia nel villaggio, l’inseguimento con la statua di Salazar, la corsa col camion sull’isola o la sezione coi laser ripresa dalla scena del primo film di Paul W. S. Anderson.
Qualcuno potrebbe storcere il naso scoprendo queste assenze, ma tutto sommato pensiamo che eliminare qualcosa di secondario sia stata una scelta comprensibile: prima di tutto, diciamolo, l’originale RE4 aveva una bulimia di contenuti, c’era davvero “troppo”; in seconda battuta molte di queste aree erano parecchio borderline, incredibilmente poco credibili, e avrebbero stonato nel contesto più realistico che i remake della serie stanno cercando di regalarsi (ci stupisce infatti che sia rimasta l’improbabile sequenza sui carrelli da miniera, ma tant’è).
Inoltre c’è da sottolineare come, nonostante nel conteggio finale siano state più le aree eliminate di quelle aggiunte di sana pianta, il nostro tempo di gioco alla fine della campagna fosse comunque intorno alle venti ore.
Come detto, l’originale Resident Evil 4 diede una forte spinta in direzione dell’action, concentrandosi maggiormente sulle sparatorie che sulla risoluzione degli enigmi, e limitando in maniera significativa la parte esplorativa e il backtracking in favore di un level design più lineare e tendente al classico “corridoio + arena”.
Questo remake, in tal senso, non fa che rincarare la dose, ed è qui che purtroppo abbiamo percepito qualche stortura. Resident Evil 4 Remake infatti presenta fondamentalmente lo stesso design molto basilare, ma nel 2023 ci sono ormai tanti titoli che riescono a eludere la ripetitività di questa struttura o quantomeno “camuffarla” meglio. Giocando a RE4 si viene a creare insomma la sensazione di avere davanti qualcosa di un po’ rétro, che da una parte può pure starci, visto che stiamo fruendo della riedizione di un gioco di quasi vent’anni fa, ma dall’altra un po’ meno, dato che il titolo è stato rifatto nell’ottica del 2023.
L’azione poi è ulteriormente spinta da un numero di nemici significativamente maggiore che nell’originale, e ben più veloci nei movimenti. Il risultato ci è parso a tratti sbilanciato, con situazioni molto vicine a diventare eccessivamente caotiche. Specie nelle fasi iniziali del villaggio la quantità di Ganados che ci si getta contro è spaventosamente alta, rischiando di andare a creare degli ingorghi dove nemmeno si riesce a passare in mezzo ai nemici, tra body-block e corpi caduti a terra che è impossibile scavalcare se ancora in vita. Inoltre l’illuminazione scarsa e una palette di colori abbastanza uniforme e tendente al marrone e al grigio, che rende difficile scorgere i malefici paesani, non aiuta.
La sensazione di pericolo e di “uno contro mille” era ed è una delle sensazioni che il titolo vuole comunicare al giocatore, ma il confine tra quanto ricercato dagli sviluppatori e una leggera frustrazione è labile, e la bilancia a tratti ha puntato verso la seconda durante la nostra prova del gioco.
Complice di questa sensazione è anche una mobilità del protagonista Leon che, sebbene notevolmente aumentata rispetto all’originale, a volte sembra “mancare” di qualcosa. Ci spieghiamo meglio: finalmente è possibile cambiare arma utilizzando le frecce direzionali (ci sono ben otto slot veloci) invece che passando obbligatoriamente dall’inventario, riducendo i tempi morti, e la navigazione nel mondo di gioco è facilitata da una rotazione della telecamera oggi ovviamente libera a 360°. Altrettanto prevedibilmente è possibile muoversi mentre si mira, anche se rende inevitabilmente più difficoltoso e impreciso farlo.
Ci è parso però che Leon sia un po’ “pesante” rispetto agli attacchi degli avversari, e il gameplay avrebbe forse potuto giovare di una schivata simile a quella presente in Resident Evil 3 (dove paradossalmente sembrava meno necessaria), invece che limitata a solo alcune situazioni durante le quali ci appare un prompt. Ribadiamo però il “forse”, dato che una schivata avrebbe anche potuto rompere il gioco nell’altro senso, rendendoci invincibili. Lungi da noi sostituirci agli sviluppatori proponendo soluzioni insomma, non è il nostro mestiere.
Nostro mestiere è però raccontare le sensazioni provate durante il gameplay, e registrare quando sembra esserci qualcosa che non va del tutto bene. Ecco, nel bilanciamento di molti scontri di RE4 remake c’è qualcosa che secondo noi non va del tutto bene, e forse si poteva fare di più per calibrarli, agendo o sul movimento del personaggio o sul level design e il posizionamento dei nemici.
Quello che va sicuramente bene invece sono le boss fight, tutte estremamente migliorate rispetto all’originale. Molti dei boss dell’epoca erano infatti statici, o addirittura risolti tramite i vetusti QTE. Adesso invece si combatte sul serio, e i miglioramenti più netti li abbiamo riscontrati nella boss fight di Salazar, molto più dinamica, e in quelle contro Krauser, dove è possibile scontrarsi col coltello in tempo reale e non solo premendo pulsanti a tempo.
Una grande e gradita novità di Resident Evil 4 remake è infatti l’utilizzo del pugnale anche come arma di difesa, premendo il tasto al momento giusto per deflettere attacchi o oggetti lanciati contro di noi in cambio di una quantità più o meno grande di resistenza della lama. Non è un’operazione semplicissima, specie ai livelli di difficoltà più elevati dove la finestra di tempo per riuscire nella parata è risicata, ma tornerà utile in più di un’occasione.
Molto buono è anche il feeling dello shooting, con la possibilità di stordire o mutilare gli avversari colpendo punti specifici come la testa o le gambe. Una delle strategie classiche di Resident Evil 4 originale, cioè quella di stordire l’avversario per poi finirlo con un attacco corpo a corpo (calci, suplex o pugnalate) è ancora perfettamente possibile, anzi consigliabile per risparmiare munizioni e fare crowd control.
Molto basilare, ma anch’essa estremamente utile, è la possibilità di accucciarsi non solo per passare sotto agli ostacoli, ma anche per avvicinarsi di soppiatto ai nemici, finendoli all’istante con un’esecuzione (se si ha il coltello). Non aspettatevi niente di evoluto dallo stealth o dall’IA nemica comunque, non è un punto importante dell’esperienza.
Avendo accennato alla difficoltà possiamo dirvi che inizialmente si potrà scegliere tra tre livelli differenti: assistita, normale ed estrema. Noi abbiamo finito il gioco in circa venti ore a normale, cercando di portare a termine più missioni secondarie possibile (che non vi sveleremo, ma ci sono) e con un considerevole numero di morti, a dimostrazione che Resident Evil 4 richiede un certo impegno per essere portato a termine.
Ma veniamo all’elefante nella stanza: Ashley. C’è poco da girarci intorno: la figlia del presidente, con la sua vocina stridula (“LEEEEOOOONNNN“) e la sua tendenza a farsi catturare da chiunque, o intercettare con la faccia ogni nostro proiettile, è uno dei personaggi più detestati della storia dei videogiochi, nonché uno dei principali motivi per cui oggi sia giocatori che sviluppatori temono le missioni di scorta.
Beh, possiamo dire che la situazione è decisamente migliorata. I momenti in cui dovremo scortarla sono infatti più limitati, e la ragazza sembra meno propensa a farsi rapire…ma lo farà comunque, tranquilli. Certo, qualche volta dovremo farla rialzare dopo essere stata incapacitata da un colpo (non ha più una barra della vita indipendente), e qualche volta si prenderà una bella (nostra) fucilata in pancia al posto del Ganados di turno attraversandoci la visuale, ma nel complesso risulta essere un personaggio molto meno insopportabile. Questo anche grazie a un doppiaggio meno irritante e a una personalità un po’ più matura e plausibile durante le cutscene. Scordiamoci insomma (per fortuna) il fan-service da upskirt selvaggio o i flirt con Leon che definire imbarazzanti era un complimento.
In generale è tutta la storia ad aver ricevuto il trattamento tipico del nuovo ciclo di riedizioni di Resident Evil, con un approccio più credibile e realistico, ovviamente nei limiti del possibile di una storia che ha zombie, piante assassine, virus e armi batteriologiche nel suo DNA. Certo, la trama rimane elementare e non certo brillante nella messa in scena, che si lascia ancora andare a qualche ralenti o dialogo sopra le righe di troppo, ma il risultato è perlomeno tollerabile, in ottica di Serie B. Di sicuro più della Serie Z dell’originale, ormai davvero irricevibile a livello di scrittura e regia.
Resident Evil 4 remake oltretutto si inserisce meglio nella nuova continuity della serie, lasciando aperto più di uno spiraglio a…beh, questo non ve lo possiamo dire, ma finendo il gioco lo scoprirete anche voi.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico abbiamo scelto di giocare in modalità prestazioni a 60fps stabili invece che puntare su risoluzione o ray tracing, ma la scelta è libera. Il risultato è quello che ci si attendeva da una serie e da un motore (il RE Engine) ormai rodatissimi, tenendo in mente che il titolo deve uscire anche per PlayStation 4.
In ogni caso il colpo d’occhio è più che soddisfacente, al netto di alcune texture poco definite e di qualche “riciclo”, soprattutto dal Castello Dimitrescu di Resident Evil Village (QUI la recensione). Ma se pensiamo a quanto ha ripreso Village proprio dall’originale Resident Evil 4 (presenza del mercante, armi potenziabili, inventario limitato, tutti elementi che tornano pure nel remake) possiamo vederlo come uno scambio di favori.
Ci ha stupito positivamente, infine, l’utilizzo del Dual Sense, ben al di sopra della media dei titoli terze parti e capace di restituire nelle mani del giocatore un feedback dei passi e delle armi davvero molto interessante. Ottima pure la spazialità dell’audio, usando le cuffie Pulse 3D. Il gioco è sottotitolato e doppiato in Italiano, ma vi consigliamo l’ascolto in lingua originale. Anche se nessuna lingua trasformerà mai i dialoghi in David Mamet, sappiatelo.
Per concludere, il remake di Resident Evil 4 ci riconsegna il titolo del 2005 con la stessa atmosfera che abbiamo amato all’epoca, svecchiandolo al contempo. La missione si può dire pienamente riuscita, ma con alcune riserve che non lo fanno accomodare sullo stesso livello del grandioso Resident Evil 2.
Aver eliminato qualche piccola sezione di gameplay (spesso troppo sopra le righe per il nuovo corso) non è un problema, ma il bilanciamento di alcuni scontri, troppo caotici, lo è. A volte si ha la sensazione insomma che il gioco abbia più scontri, o più nemici, di quanti il suo sistema di movimento e di shooting possano permettersi, o che il level design delle mappe non sia ben studiato per accoglierli tutti insieme. Level design che avremmo preferito si prendesse più libertà, essendo invece spesso ricalcato pedissequamente dal RE4 originale, per mitigare la sensazione di trovarsi di fronte a un gioco un po’ datato, cosa che riesce a fare solo a tratti.
Poco importa: anche così Resident Evil 4 remake rimane un’avventura action/horror di alto livello, bella da vedere, con un valido gameplay, duratura e altamente rigiocabile nel tentativo di migliorare i propri tempi e sbloccare tutti i bonus e le armi segrete, come ogni buon Resident Evil che si rispetti.