L’immaginario distorto e malato di The Game Kitchen, famosa per aver dato la luce al tanto chiacchierato Blasphemous, ritorna in un seguito espanso, più cattivo e sostanzialmente migliorato. Nonostante il primo capitolo non fosse oggettivamente all’altezza dei migliori esponenti del suo genere (in un mondo dove esistono Symphony of the Night e Castlevania, del resto, come sarebbe possibile?), riuscì comunque ad attirare l’attenzione grazie, principalmente, a una direzione artistica fuori parametro.
Ambientato in una Spagna antica piagata dallo strapotere di esseri divini, il gioco si impresse nella mente di chiunque per la sua gory art, per gli inquietanti rimandi al cristianesimo e per delle ambientazioni che mescolavano realismo e horror in maniera più unica che rara. Quello che mancava era, certamente, un combat system più strutturato e un’esplorazione meno lineare, magari. Tutte critiche che gli sviluppatori hanno subito colto e che hanno raddrizzato con Blasphemous 2. Ora che il seguito è vicinissimo agli scaffali, e noi abbiamo potuto già giocarlo per intero, qual è effettivamente il nostro parere?
Di base, Blasphemous 2 espande ciò che aveva fatto il primo senza mai stravolgerlo completamente. L’impronta del team è riconoscibilissima, così come i suoi temi e il modo perverso di rappresentare la religione in questa Spagna di fantasia-ma-non-troppo. Tutto ciò che aveva elevato il capostipite a dogma assoluto della pixel art in ambito videoludico, è qui più forte che mai: cittadine malfamate, sotterranei inquietanti, altissime torri campanarie popolate da aberrazioni di ogni genere. Non vogliamo anticiparvi troppo, ma il panorama di un lago che riflette una città che in realtà non esiste, ci ha lasciato a bocca aperta.
Sostanzialmente, ciò che erano i punti forti del primo Blasphemous, ovvero monster e art design sopra le righe, son rimasti saldi lì, dove tutti possiamo goderne proprio come volevamo. Se vi basta sapere che Blasphemous 2 ha letteralmente bissato ciò che faceva il suo predecessore, allora potete procedere all’acquisto in tutta tranquillità.
Ci sono scheletri giganti che picchiano usando il proprio cadavere come arma, bambine non-morte che escono dalle bare, schiavi torturati che sfruttano i propri strumenti di supplizio come arma; non ci siamo fatti mancare proprio nulla. Ma se cercate anche della sostanza – quello che effettivamente mancava in passato – allora sarete felici di sapere che a questo giro il team di sviluppo si è concentrato maggiormente anche sul gameplay.
I due difetti principali di Blasphemous, ovvero il sistema di combattimento troppo ripetitivo e livelli eccessivamente lineari, sono stati in qualche modo aggiustati. In primis, ora abbiamo tre armi possibili da imbracciare: oltre alla classica spada più bilanciata, son presenti anche delle doppie lame rapidissime e un enorme mazzafrusto con cui distruggere anche le difese più ostinate. La parte interessante è che i moveset di questi strumenti son così differenti tra loro che finiscono persino per cambiare le movenze base del protagonista.
Se la lama di base può infatti parryare proprio come lo ricordavamo, quella pesante ci rende impossibile ogni tipo di difesa, mentre quella leggera ci lancia in rapide e agilissime proiezioni. Sostanzialmente, dobbiamo ammettere che le armi ci son sembrate abbastanza equilibrate nell’offerta e nel potenziamento, e che quindi ogni giocatore potrà giocare con quella che più gli aggrada senza sentirsi costretto a provare un po’ tutto.
Peccato solo che lo switch delle tre armi sia sequenziale, adibito a un unico tasto, piuttosto che magari a una più comoda croce direzionale. Significa che per raggiungere uno strumento preciso si dovrà fare l’intero giro della ruota, operazione a cui non ci siamo mai pienamente abituati neanche nelle fasi avanzate del gioco.
Doppiamente problematico è che queste armi non sono utili solo in battaglia ma anche durante l’esplorazione: se la spada classica può distruggere pavimenti fragili se ci si lancia da grande altezza, il mazzafrusto è abbastanza forte da far suonare le campane, mentre le doppie lame rapide ci permetteranno di traslarci istantaneamente tra due specchi magici collegati, a mo’ di teletrasporto. Blasphemous 2 spinge maggiormente l’acceleratore verso queste azioni più da metroidvania, spesso anche da concatenare insieme, e scorrere velocemente tra le varie abilità non è comodissimo quando l’azione è concitata.
Parlando proprio dell’aspetto metroidvania, quest’ultimo è sicuramente uno dei miglioramenti che più spicca all’occhio. I livelli in sé sono molto più intricati, pieni di scorciatoie e segreti raggiungibili solo coi giusti poteri. La legnosità del platforming purtroppo non ha visto gli stessi miglioramenti, e ancora una volta la sensazione generale è che il gioco sia un po’ troppo impostato, per movimenti simili. Avremmo anche gradito qualche teletrasporto in più: le zone di checkpoint ci permetteranno infatti solo di tornare rapidamente alla città iniziale e, per quanto le ambientazioni siano meglio interconnesse che in passato, non lo sono abbastanza da rendere meno frustrante il costante backtracking.
Contando che rushare le aree sia praticamente impossibile, vista la nostra scarsa mobilità, capiterà più spesso del dovuto di voler ricontrollare una zona in particolare e, magari, lasciar perdere perché la strada è semplicemente troppa e i corridoi di nuovo stracolmi di nemici. Non essendoci neanche statistiche potenziabili (ma solo abilità acquistabili), falciare sempre gli stessi nemici non regala neanche un senso di miglioramento istantaneo, rafforzando la sensazione che questa rinnovata interconnessione non sia comunque ancora abbastanza.
A livello di difficoltà, invece, Blasphemous 2 non ci è sembrato così distante dal primo. Nonostante il capostipite si sia guadagnato la fama di gioco difficile, parliamo di due giochi molto meccanici e con pattern dei nemici più limitati di quanto possa apparire inizialmente.
Contando anche la bontà della finestra di parry, ci vuole in realtà ben poco per impararne a memoria i ritmi ed uscirsene senza neanche un graffio. Nonostante il gioco impenni di difficoltà dopo aver battuto i primi boss principali, non diventa mai così proibitivo da non poter essere appreso in un paio di tentativi. I boss, per quanto visivamente ispiratissimi, sono in realtà anche molto corretti e leggibili: due in particolare li abbiamo tirati giù al primo tentativo.
Sostanzialmente, Blasphemous 2 è un gioco che migliora il primo capitolo quasi in ogni sua criticità. Ma non così tanto, purtroppo, da catapultarlo nell’Olimpo del genere, di fianco ai veri mostri sacri del metroidvania d’azione. Al contrario, è proprio questo secondo capitolo a sembrare un’ottima base su cui lavorare in futuro, mentre il primo episodio è ormai l’ovvio esperimento grezzo in cui c’era ancora tanto da imparare.
Il combattimento è più vario ma, con più possibilità, esce fuori anche qualche nuovo problema; l’esplorazione invece ricorda più da vicino quella di un vero metroidvania, seppur la legnosità di movimenti e una leggera penuria di teletrasporti restituisce un flow ancora migliorabile.
Dove eccelle, ancora una volta, è nel comparto audiovisivo: Blasphemous 2 non è solo ispirato, ma va oltre. E’ inquietante, è violento, è fantasioso e continua a sorprendere con la sua bellissima ed elegante violenza, sempre esagerata ma mai fuori posto. Buona la seconda, insomma. E, se davvero non c’è due senza tre, le possibilità che al prossimo capitolo possiamo trovarci di fronte a un capolavoro completo sono sempre più alte.
Blasphemous 2 è atteso il 24 agosto 2023 su Nintendo Switch, Xbox Series X e Series S, PlayStation 5 e PC.