Senza pericolo di smentita, “ritorno alle origini” è la parola d’ordine con cui Ubisoft ha gestito lo sviluppo e la comunicazione del nuovo Assassin’s Creed Mirage: un percorso produttivo ed artistico che riteniamo genuino solo in parte – negli intenti – e che lascia intravedere la necessità di riprendere le redini di una azienda che sta attraversando un periodo difficile della sua storia. (Se volete saperne di più, io e Luca Raimondi lo stiamo analizzando in live su Twitch)
Molte altre aziende prima di Ubisoft hanno avuto i loro “periodi no”. Basti pensare a Capcom, ad esempio. Ed è curioso notare come, per rinascere, molte di queste aziende abbiano scavato nella loro storia. Tornare alle origini, appunto, cosa che ci riconduce all’inizio del nostro cappello introduttivo.
Come già reso noto dalla stessa Ubisoft, il protagonista di questa nuova incarnazione di Assassin’s Creed è Basim Ibn Ishaq di cui ne ripercorreremo la crescita umana e di eroe durante il suo percorso da membro degli Occulti, gruppo precursore della ben più nota Confraternita.
In realtà, Basim non è un personaggio del tutto sconosciuto, aveva già dato prova di sé in Valhalla con un certo successo tra il pubblico: una fascinazione mediatica che deve averne determinato la sua promozione a main character in questo Mirage e non possiamo che esserne contenti.
Ciononostante, non possiamo dirvi di più in termini di caratterizzazione perché, per quanto lunga, la nostra prova non ci ha concesso più di qualche sprazzo del protagonista se non una appassionata tensione al miglioramento della propria condizione umana in senso proattivo: Basim non vuole diventare ricco ma vuole essere utile alla comunità oppressa dai potenti e indirizza la sua vita nella decisa ricerca di una crescita personale a questo scopo. Tuttavia sarebbe poco onesto non dirvi che siamo rimasti affascinati dalla Maestra Assassina Roshan sopratutto per la voce roca e sensuale della doppiatrice originale Shohreh Aghdashlooc che seguirà passo passo la formazione del suo pupillo.
Il teatro delle vicende di AC Mirage è una Baghdad del nono secolo e nel rappresentarla, Ubisoft ha confermato di essere ancora tra le migliori nel riprodurre scenari storici realistici. II colpo d’occhio della città levantina alla prima sincronizzazione è stupefacente e percorrerla è stato assolutamente soddisfacente: la riproduzione degli edifici, i nugoli di cittadini indaffarati nelle commissioni e i colori che caratterizzano le strade e i vicoli sono elementi che riescono a conferire a questa ambientazione, il senso concreto di stare in una realtà mediorientale così come ce la immaginiamo e non ci fa sentire la mancanza degli sterminati open world a cui Ubisoft ci aveva abituato. Ne abbiamo ricavato una esperienza più raccolta ma estremamente vivida e in linea con il concetto di ritorno alle origini che l’azienda ha pubblicizzato fino ad oggi.
Sebbene questi elementi fin qui descritti sono essenziali nella costruzione di una appropriata fantasia videoludica, il gameplay è il punto focale sul quale ci siamo concentrati al momento di provare AC Mirage e testare, per quanto possibile, quanto riesca a restituire il feeling da Assassino promesso dal team di sviluppo. L’elemento che risalta di più è il ridimensionamento del comparto gdr che risulta molto più essenziale e votato a fornire più mirati potenziamenti e opzioni tese al miglioramento delle performance di Basim. Una considerazione che trova riscontro anche nell’esplorazione dell’interfaccia abilità che si riduce nelle alternative ma che sembra garantire un concreto miglioramento offensivo del personaggio e pare conferire una sensazione di progressione di buon livello.
Anche il combat system si è ridotto all’essenziale con una rivisitazione degli input di attacco leggero gestiti da un singolo tasto e di una parata con un pugnale. A questi si deve aggiungere il corollario di strumenti come fumogeni o coltelli da lancio richiamabili con una ruota specifica che risultano molto più confacenti ad un assassino che ad un guerriero. Non sappiamo quanti e quali limiti di design abbia questo sistema per evitare il fenomeno dell’OP con il prosieguo della run ma dobbiamo far presente che AC Mirage conta di una longevità più contenuta rispetto le precedenti iterazioni quindi tali preoccupazioni possono trovare risposta solo giocando il titolo nella sua completezza.
Durante il nostro hands-on abbiamo potuto affrontare una missione intera e abbiamo subito notato come siano ritornate alcune feature presenti nei precedenti capitoli come la “notorietà” a livelli ma non siamo in grado di dirvi come questa venga gestita complessivamente, sopratutto in relazione all’IA di gioco del quale sospendiamo il giudizio fino ad un approfondimento più compiuto. Il quest design si giova del ritorno del sistema “black box” che abbiamo gradito e offre anche scorci di approfondimento narrativo e di caratterizzazione dei personaggi e obiettivi ma anche di esso non possiamo che offrirvi solo positive impressioni a pelle e non un’analisi completa.
In attesa di una review completa e un’analisi più approfondita, possiamo dire che quanto abbiamo potuto saggiare di Assassin’s Creed Mirage ci è piaciuto e non vediamo l’ora di poter avere il titolo nella sua completezza. Ciononostante, restano delle perplessità su alcuni punti in particolare come la gestione dell’intelligenza artificiale che non ci ha convinto nella sua apparente scarsa brillantezza e la progressione in termini di potenza offensiva del personaggio di Basim. Non possiamo che invitarvi a restare aggiornati con noi di Gametime e di guardare la live dedicata proprio a questa anteprima.