Minecraft, Notch a sostegno di Stop Killing Games: “Se comprare un gioco non è un acquisto, piratarlo non è furto”

Markus Notch Persson difende la pirateria e critica la chiusura dei giochi

Markus “Notch” Persson, il creatore originale di Minecraft, è tornato a far discutere. Con un post tagliente sui social, lo sviluppatore ha criticato duramente il modello di distribuzione digitale moderno e la rimozione programmata di giochi, rilanciando una delle sue dichiarazioni più controverse: Se comprare un gioco non è un acquisto, allora piratarlo non è furto.

Una frase provocatoria, certo, ma che si inserisce nel contesto sempre più acceso del movimento Stop Killing Games, la campagna che punta a fermare la chiusura definitiva dei giochi online. E le parole di Notch hanno acceso un dibattito già rovente.

Pirateria? “Meglio che niente”, dice Notch

Non è la prima volta che Markus Persson prende posizione a favore della pirateria videoludica, almeno in determinati contesti. Già nel 2012, in risposta a un fan che non poteva permettersi Minecraft, scrisse: “Semplicemente, piratalo. Se quando potrai acquistarlo, ti piacerà ancora, allora compralo. Inoltre, non dimenticarti di sentirti in colpa”.

E nel 2011, durante la GDC, ribadì che la pirateria non è furto, sostenendo che copiare un gioco non sottrae nulla all’originale, al contrario di rubare un oggetto fisico. Ora, con l’esplosione del dibattito sul diritto di preservare i giochi, torna sull’argomento con ancora più veemenza.

Stop Killing Games: oltre 1,3 milioni di firme

Il contesto è la campagna Stop Killing Games, una petizione online che chiede a Regno Unito e Unione Europea di vietare la pratica di ‘uccidere’ i giochi, ovvero disattivare server e servizi online che li rendono inutilizzabili. L’obiettivo è permettere ai giocatori di conservare l’accesso ai titoli acquistati, anche dopo il termine del supporto ufficiale.

Un esempio recente è Anthem di BioWare, che diventerà completamente ingiocabile dal 12 gennaio 2026. La petizione ha superato 1,3 milioni di firme, ma i publisher continuano a opporsi, sostenendo che tenere attivi i giochi sarebbe “proibitivamente costoso”. Ancora più famoso è lo scandalo sul primo The Crew di Ubisoft, citata addirittura in giudizio. Ivory Tower ha voluto poi fare marcia indietro sui due sequel, promettendo che non subiranno lo stesso trattamento.

Notch, invece, propone una soluzione semplice: perché non permettere ai giocatori di ospitare i propri server, come si faceva una volta? Se un gioco va offline per decisione del publisher, allora non è davvero tuo. A quel punto, piratarlo diventa una forma di conservazione, non di furto”, ha dichiarato l’autore.

Il ritorno di Notch? Forse con un successore di Minecraft

Negli scorsi mesi, Persson ha anche lasciato intendere la possibilità di lavorare su un erede spirituale di Minecraft, sondando l’interesse dei suoi follower. Al momento, non ci sono conferme ufficiali sul progetto, ma l’idea ha raccolto parecchi consensi online.

Che si tratti di un nuovo gioco o solo di provocazioni social, è chiaro che Markus Persson ha ancora molto da dire sull’industria videoludica moderna. E come sempre, lo fa a modo suo.

Fonte: WCCFTech

FONTEWCCFTech

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