
Il voto in fondo alla nostra recensione di Donkey Kong Bananza, il nuovo titolo sviluppato da Nintendo (precisamente dal team dietro quel capolavoro incredibile di Super Mario Odyssey), non è una simulazione. Descrive un’esperienza sensazionale, originale, ben pensata e con un game design di primissima caratura. Potremmo fermarci qua, ma no: non è possibile farlo. C’è la Bananza, da raccontare…
L’eredità di Super Mario Odyssey e l’evoluzione con Donkey Kong
Quando fu ideato Super Mario Odyssey, una delle principali intenzioni di Nintendo era quella di trasporre in modo diverso le avventure dell’idraulico baffuto più influente e importante del mondo dei videogiochi. C’era la volontà di creare un prodotto che coinvolgesse i neofiti ma rispettando gli appassionati, creando di conseguenza un videogioco per il primo Nintendo Switch che ha ricevuto il plauso unanime della critica. Allo stesso modo, Donkey Kong Bananza, sviluppato dai geniacci di Nintendo EPD, la divisione più importante del colosso nipponico, è la proposta videoludica che evolve l’idea brillante di Super Mario Odyssey, portando all’estremo e all’eccesso, e non in un’accezione negativa, un modo di fare videogiochi che troviamo efficace. Se ora servisse un motivo per acquistare un Nintendo Switch 2, Donkey Kong Bananza sarebbe di certo il primo che mi verrebbe in mente. Tempo fa, avremmo definito il nuovo videogioco di Nintendo come una killer application, ovvero il prodotto che valeva la pena l’acquisto di un’ipotetica console per essere giocato.


Tra banane raccolte e mondi devastati
Venticinque ore dopo, siamo qui a raccontarlo, mentre pensiamo a quante banane abbiamo raccolto, se le abbiamo prese tutte e se abbiamo sbloccato ogni singolo luogo opzionale all’interno dell’esperienza. Abbiamo menato i pugni contro il terreno, creando voragini mentre sprofondavamo fino al nucleo terrestre, e da questa esperienza ne siamo usciti estasiati, proprio perché c’era tutto quello che immaginavamo e speravamo.
Donkey Kong: da icona arcade a protagonista moderno
Ma forse, come abbiamo già scritto, non pensavamo che tutta la qualità possibile potesse essere presente in un capitolo simile. Donkey Kong è, d’altronde, un eroe con un altro tipo d’effetto rispetto a Super Mario. Comparso per la prima volta nel 1981, quando io non ero neppure nell’anticamera del cervello dei miei genitori, venne per l’appunto inserito assieme a Jumpman, il nome originale di Super Mario, in un’avventura al tempo limitata per le sale giochi. Donkey Kong Bananza, comunque, è la straordinaria prova di un team di talento che sa come parlare ai giocatori attraverso il game design. Il game design, ingrediente fondamentale per le ricette migliori in assoluto, è il modo per gli sviluppatori di comunicare con il giocatore. In Donkey Kong Bananza, questo brillante e appassionante intento viene in ogni modo assecondato, con l’esperienza che si supera a tal punto da superare di gran lunga l’ottimo lavoro svolto con Super Mario Odyssey a suo tempo.
Un mondo tridimensionale ricco di segreti
Tra banane, oro, un cattivone capitalista con la passione per la malvagità e DK e Pauline pronti a sventare i suoi spietati piani, le vicende ludiche di Donkey Kong Bananza partono da una miniera, dal sogno di una giovane cantante e da un gorilla con una fortissima dipendenza dal potassio, ora intento a voler mostrare al mondo quanto può essere forte e potente.


Meccaniche di gioco travolgenti
Esattamente come Super Mario Odyssey, Donkey Kong Bananza segue una telecamera tridimensionale, alle spalle del simpatico scimmione che vedete come protagonista. Alla base del titolo, muovere DK è difatti la prima cosa che si compie iniziata l’avventura, con un tutorial che spiega a menadito tutte le abilità del personaggio. Dai classici pugni capaci di devastare pareti di roccia, fino alle schiacciate sul terreno per alzarlo e rendere il recupero di banane e altri oggetti piuttosto semplice. Il concentrato di devastazione insito nell’opera, in tal senso, si palesa non appena si accede alle aree nuove. Ciascuna ha risorse diverse, con materiali che differiscono rispetto ai precedenti, e che possono letteralmente condurre a zone che nessuno si sarebbe mai aspettato. Non scherzo quando dico che la grande originalità nel game design di Donkey Kong Bananza è la sorpresa, con il mondo di gioco che si plasma in base alle azioni di DK, mentre avanza nel suo viaggio all’interno della proposta ludica di Nintendo.
Potenziamenti Bananza e trasformazioni strategiche
Lo scimmione, inoltre, deve raccogliere le banane per progredire e migliorare le sue abilità. Sarebbe difatti molto limitante asserire che DK colpisca e basta, non facendo null’altro, ma la realtà è un’altra: DK è capace accumula potere e nuove abilità man mano che avanza nel racconto. Attraverso la magia di Pauline, che è una spalla giocabile in cooperativa (feature che non abbiamo potuto provare a causa delle restrizioni), DK è in grado di mutare forma in base alle situazioni. Nel corso del suo viaggio, dovrà infatti recuperare i potenziamenti Bananza, ovvero delle peculiarità dei Venerabili di varie specie animali, dal serpente all’elefante, nonché dal gorilla allo struzzo. Il game design di Donkey Kong Bananza esplode proprio in questo frangente, ovvero quando le situazioni – sia gli scontri con i boss che le semplici sequenze platform – lo necessitano.
Libertà, distruzione e fluidità
Il nostro punzer gorilla prediletto, inoltre, può letteralmente surfare con i pezzi di roccia o di terra che può estrarre. Avete capito bene: l’avanzatissima distruttibilità ambientale, che in questo videogioco raggiunge vette degne di un Delivery At All Costs della porta accanto, è assuefacente. È totale. Anche quando non ce n’è un effettivo bisogno, spaccare tutto è un antistress incredibile. Usatelo, può essere utile se siete nervosi e avete bisogno di vedere bruciare il mondo.
Pauline, sfide opzionali e abilità
Ad accompagnare DK, come già accennato, c’è la cantante Pauline. La sua presenza, tutt’altro che scontata, garantisce al nostro di poter affrontare delle missioni speciali e opzionali nei vari livelli, intraprendendo delle sfide che consiglio di intraprendere se intendete perfezionare le abilità del protagonista. Le stesse aumentano in modo considerevole l’esperienza e l’ammontare di ore, e la loro presenza, tutt’altro che esagerata o pesante, funge in modo oculato nello spingere le abilità di DK al suo massimo in ogni modo possibile.


Ritmo altissimo e narrazione impeccabile
A intensificarsi parecchio, all’interno del videogioco di Nintendo, sono le aree che cambiano e il susseguirsi di ambientazioni. È un videogioco dal ritmo altissimo, con un’intelligenza unica nel suo genere, e che ha una composizione finale che rasenta la perfezione. Sia in termini ludici che narrativi, Donkey Kong Bananza è un videogioco che eccelle sotto ogni aspetto.
Void, Banandium e boss fight indimenticabili
Il cattivone del caso, il perfido Void, intende rubare tutte le gemme di Banandium per controllare il mondo, e con esse conquistarle. DK e Pauline, chiamati a dover intraprendere il viaggio fino al cuore del pianeta, sono costretti ad affrontare gli sgherri di Void e quest’ultimo in persona. Ciò che mi ha colpito in modo inaspettato è la costruzione delle bossfight e le loro evoluzioni.
Difficoltà progressiva e strumenti di supporto
Cambiano, mutano, s’innovano e lasciano senza parole per tutto il tempo, con l’ultima boss fight in cui si dovrà mettere in atto tutte le abilità precedentemente acquisite. Anche se alcune ci sono sembrate piuttosto semplici, la difficoltà del titolo impenna improvvisamente, non mandando mai il giocatore in confusione. Qualora qualcuno però fosse in difficoltà, può acquisire dai negozi dei succhi di mela per impedire di morire e avere una seconda possibilità, o acquistare una banana per sbloccare con maggiore facilità un altro potenziamento.



Personalizzazione e qualità di gioco su Switch 2
Sono dei negozi tanto simili a quelli presenti in Super Mario Odyssey, e tornano preponderanti gli indumenti da mettere addosso ai vari personaggi, così da personalizzare come si predilige sia DK che Pauline. Donkey Kong Bananza è un’evoluzione TOTALE dell’esperienza del precedente capitolo, che può considerarsi fiero di aver fatto un passo in avanti decisivo.
Prestazioni tecniche e modalità di gioco
Donkey Kong Bananza è un videogioco incredibile, curato, avvincente e spettacolare, che su Nintendo Switch 2, quando lo stesso è collegato al dockstation, viaggia comodamente ai sessanta fotogrammi al secondo. Anche se non sembra, Donkey Kong Bananza regge assolutamente bene sulla nuova console ibrida della casa di Kyoto in entrambe le modalità.
Conclusioni: la definitiva prova di Nintendo
In conclusione, Donkey Kong Bananza è l’evoluzione totale di Super Mario Odyssey, nonché la prova inconfutabile da parte di Nintendo che per creare un game design eccezionale basta solo conoscere le frecce al proprio arco. Con Donkey Kong Bananza, com’era inevitabile aspettarsi, la parola “Capolavoro” non è affatto campata per aria.










