Alla Gamescom 2025 ha fatto il suo debutto Long Gone, un titolo che riporta in vita il genere point-and-click in una veste sorprendente. Invece di inseguire l’azione frenetica tipica dei giochi a tema zombie, la produzione di Hillfort Games sceglie un approccio riflessivo: ogni incontro con i non morti non è una sparatoria, ma un enigma da decifrare. Questo ribalta le aspettative, trasformando l’apocalisse in un terreno fertile per logica e pazienza.
Pixel art moderna e atmosfera decadente
La prima cosa che colpisce di Long Gone è lo stile visivo in pixel art, reso con un approccio tridimensionale e minimale. I quartieri residenziali in rovina sembrano sospesi nel tempo: case vuote, giardini abbandonati e strade invase dalla natura diventano il palcoscenico di una narrazione silenziosa, che il giocatore ricompone osservando gli ambienti e recuperando oggetti carichi di significato. Ogni elemento diventa un tassello di una storia che si svela poco a poco.
Esplorazione e sopravvivenza senza armi
In Long Gone non ci sono fucili d’assalto né proiettili infiniti. La sopravvivenza passa attraverso l’ingegno del giocatore: trovare la chiave giusta, collegare dettagli, capire come superare un ostacolo sfruttando l’ambiente. È un approccio che restituisce dignità al punta-e-clicca, calandolo in una cornice insolita e affascinante come quella dell’apocalisse zombie.
Una produzione indie che ha già conquistato attenzione
Il gioco nasce dall’idea di un piccolo team indipendente, Hillfort Games, e ha trovato sostegno nel fondo Outersloth, creato per supportare progetti originali. Nonostante le dimensioni ridotte, l’interesse è stato immediato: Long Gone è già entrato nelle wishlist di migliaia di giocatori su Steam, segno che la formula ha colpito nel segno. La combinazione di nostalgia e innovazione è la chiave del suo fascino.
Perché Long Gone non è il solito gioco di zombie
Quello che rende speciale Long Gone è la capacità di prendere un immaginario consumato come quello dei morti viventi e rivisitarlo con intelligenza. Non ci sono ondate di azione fine a sé stessa, ma un invito a fermarsi, osservare e ragionare. È un’esperienza che restituisce agli zombie la funzione di specchio delle nostre paure, trasformandoli in prove da superare con calma e curiosità.










