Midnight Murder Club: quando non è solo lo Spazio a urlare – Recensione PS5

Midnight Murder Club Recensione

Non ricordo bene chi lo disse, ma le sue parole ancora oggi mi risuonano nella testa: nello spazio puoi sentire urlare. Probabilmente quel tipo lì parlava di Dead Space o di qualche altro videogioco horror, magari proprio di quel sacramento ludico che rappresenta Alien Isolation. Va bene, va bene… questa introduzione ben poco c’entra con Midnight Murder Club, un multigiocatore cooperativo in cui nascondersi e ammazzare per primi vale più di un qualsiasi urlo che l’Universo tutto possa generare.

Non tutti finiscono in una magione per caso. Con Alone in the Dark qualcuno si ritrovò lì a causa di qualche avvenimento inaspettato, di uno zio scomparso e cose così. In Resident Evil, il povero Ethan ebbe un incontro del terzo tipo con una famiglia della Lousiana corrotta da una bambina. Potrei andare avanti, e avanti ancora; potrei citarvi un numero esagerato di film e tante altre mattanze accadute sia nella cultura pop che nei videogiochi.

Niente, però, ha ancora eguagliato un manipolo di malcapitati che, ahimè, si ritrovano a dover fare i conti con loro stessi, in un gioco in cui la vita è il premio finale. Ho terminato il videogioco di Velan Studio sapendo a cosa sarei andato incontro, e il risultato è stato soltanto buono, purtroppo non affatto ottimale come mi sarei aspettato.

Il mercato dei videogiochi multigiocatore è saturo. È arrivato a un punto in cui viene difficile capire come si possa investire in produzioni di questo tenore. Sony, optando per questo approccio, anche a seguito dell’acquisizione di Bungie e del pacchetto legato a Destiny, ha scelto dunque di interfacciarsi con un approccio al gaming che non le rende il dovuto onore, soprattutto a seguito dei suoi videogiochi single player, di qualità decisamente superiore a Midnight Murder Club. Per uno che assorbe un numero esagerato di videogiochi a giocatore singolo, nonostante abbia solcato i mari di Sea of Thieves e ucciso bestie su Helldivers, interfacciarsi con opere di questo tenore è di certo molto interessante.

Però, diciamocelo: quante ne sono uscite nel corso del tempo? Quante operazioni del genere sono riuscite a diventare effettivamente memorabili nelle sinapsi dei giocatori? La risposta, per nulla positiva e, anzi, piuttosto stiracchiata, è una sola: davvero poche. The Finals è l’eccezione alla regola perfetta. Mentre giocavo a Midnight Murder Club, mi domandavo che senso avesse viverlo. Perché, davvero, non fa niente che gli altri abbiano già realizzato. È un videogioco che diverte ma non coinvolge come un The Finals della porta accanto o, che so, un Dead by Deadlight, ciò che Midnight Murder Club vorrebbe essere, ma che non è.

Un gameplay con dinamiche di gioco non coinvolgenti

Midnight Murder Club è ambientato in una sorta di maniero, che i più studiati chiamano Wormwood Manor. Velon Studios, il team dietro questo videogioco, ci tiene a ribadire che si tratta di un party game, anche se il relativo congiungimento con una frase del genere è piuttosto raffazzonata. È invece un Dead by Deadlight che non attecchisce, non riuscendo mai a colpire nel segno il giocatore e proponendo delle dinamiche di gioco molto lente. Intanto, il titolo si vive in prima persona, con la possibilità dunque di muovere la visuale come si predilige, così da avere ben evidente come muoversi all’interno dell’ambientazione di gioco, di cui parlerò a breve.

Il gunplay è comunque fluido e funziona in modo ottimale, ed è una delle poche parti nel modello ludico a non essere funestato da evidenti problemi di game design. Il giocatore potrà usare inizialmente due oggetti, che saranno disponibili a ogni avvio di partita: il sempre utilissimo revolver e la mai dimenticata torcia, che permette di illuminare l’ambientazione. Ammetto che, tuttavia, è meglio spegnerla per non farsi beccare dagli altri giocatori, i quali potrebbero essere interessati a farvi del male per arrivare alla vittoria senza troppe esitazioni. Il gunplay è ulteriormente arricchito dall’utilizzo di vari oggetti come le molotov, garantendo in tal modo una certa varietà a ogni partita.

Intanto, è bene sapere che sarete suddivisi in tre squadre nelle varie modalità proposte dal gioco, in una compagine organizzata da voi e da qualcun altro. Le modalità, per quanto effettivamente già viste in altrettante proposte ludiche, sono in totale due. La prima è il tipico deatmatch a squadre, in cui raggiungere un determinato punteggio porta a grandi gioie. La seconda, invece, propone ben quattro “Cacciatori” (questo è il titolo con il team si rivolge ai giocatori) in sorta di guardie e ladri. La prima compagnia dovrà infatti distruggere i vari totem presenti all’interno della magione, mentre l’altra dovrà seguire. Quest’ultima è la modalità che mi è piaciuta di più perché mette in evidenza una grande preparazione per affrontare le varie sfide al suo interno. Se vi dicessi che la mira è un plus, mi credereste mai? Lo è eccome, in Midnight Murder Club. In questa follia sopravvivere implica dover interfacciarsi con diverse soluzioni, preparando trappole, disseminando morte di qua e di là, e facendo disastri come meglio si può. Divertente, vero? Più o meno. Non sempre il gioco fornisce la quantità di oggetti corretta. Spesso, infatti, si dovrà esplorare per bene ogni angolo della magione per trovare gli utensili corretti e poi usarli contro i nemici nel modo migliore. Per esempio, mi è capitato sovente di dovermi barcamenare con una trappola per orsi per impedire ai nemici di raggiungermi. È stata una soluzione piuttosto utile, che ha creato degli scompensi alla compagine avversaria.

Di magione a magione, ecco Midnight Murder Club

Tornando al gunplay, che è l’elemento più rilevante, a non essere preciso è l’utilizzo del coltello. In alternativa al classico revolver, che può cambiare di volta in volta e a ogni partita (alle volte creando rumori molesti che attirano altri giocatori, i quali rischiano di farci la pelle un giorno sì e l’altro pure poiché attirati dai boati dell’arma), gli effetti sono piuttosto sbilanciati. È un’arma letale, credetemi, davvero letale: con un colpo solo, si può eliminare il nemico e non è necessario colpirlo più volte per abbatterlo. Ciò limita enormemente, quindi, l’utilizzo delle varie armi da fuoco, che invece costringono il giocatore a usarle a raffica per permettergli di arrivare all’obiettivo finale di vincere lo scontro.

L’utilizzo delle carte, fondamentale per proseguire al meglio all’interno dell’opera, è ben chiaro. Le stesse si differiscono in base al loro utilizzo, e possono essere cambiate in ogni momento. Avete, che so… bisogno di una carta che vi consenta di avere più munizioni? Benissimo. Non fate complimenti: è tutta vostra. Ogni caratteristica del gameplay, per quanto estremamente chiara, non offre mai niente di nuovo, e rende quindi l’esperienza piuttosto… monotona.

La stanca arriva, infatti, dopo appena due ore di gioco e, a meno che non siate appassionati di questi videogiochi, il coinvolgimento è tutto da trovare con gli amici. Che siate con qualche sconosciuto o un amico, sappiatelo: giocarlo in cooperativa è la parte più divertente dell’intero pacchetto. È un videogioco che spinge i giocatori a collaborare molto, ed ecco perché viene considerato un party game: la cooperazione è fondamentale e il gioco di squadra lo è ancora di più. Dovrete guardarvi attorno, tentare di non farvi ingannare dalle ombre e sapere dove colpire quando è necessario, e soprattutto non farvi trascinare esageratamente dai momenti improvvisi in cui l’azione diventa improvvisamente davvero attiva. Quindi, se pensate di trovarvi per l’appunto in un videogioco come The Finals, potreste uscirne assolutamente delusi. A far luccicare gli occhi e infiammare le dita, invece, è l’encomiabile impianto sonoro, con un sound design di assoluto livello: sentire i passi di qualcuno non è mai stato così spaventoso. Immaginate sentire i propri o quelli degli altri comprimari, interessati magari solo a procedere nel viaggio e basta fino alla prossima modalità.

Attualmente, l’opera può solo migliorare: il voto in fondo alla recensione premia di certo la volontà di includere un numero piuttosto ampio di giocatori, e il prezzo contenuto agevola l’appassionato di horror a valutare l’acquisto con meno apprensione verso il portafogli. Murder Midnight Club necessita di più contenuti come tanti altri videogiochi di questo tenore, e soprattutto di un supporto ulteriore da parte del suo team. Le premesse per alzare l’asticella qualitativa ci sono tutte. Ora manca solo uno sforzo in più…

RASSEGNA PANORAMICA
Voto:
7.5
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