
Raccontare Gears of War: Reloaded è un po’ come tornare bambino. Ecco, vi è mai capitato di sentirvi, per circa quindici ore di gioco, come quel ragazzino che, uscendo da scuola, non vedeva l’ora di giocare a Gears con gli amici? Al tempo, si giocava su Xbox 360, l’iconica, storica e immensa console della casa di Redmond, la mia compagna di viaggio che per cinque anni è stata ben più di una routine. È stata la mia vera fuga dal mondo. Ora siamo qua, in un contesto storico diverso, in un momento storico assurdo, e in un frangente delicatissimo. No, questo non è l’ennesima intro che dice quanto stavamo meglio in quel momento. Eravamo sull’orlo dell’ennesima, brutale crisi economica. Di bello non c’era nulla. Però, insomma, la squadra Delta e Marcus Micheal Fenix sapevano come alleggerire quel momento.
Se ci penso bene, l’utenza PlayStation non ha mai giocato prima a Gears of War. Non conosce la serie, ma di sicuro l’ha sentita nominare a più riprese un po’ dappertutto, magari guardando qualche video su YouTube, o nel corso della console war. Questo, per qualcuno, soprattutto per l’utente Xbox, è un giorno come un altro… ma per chi mangia pasta e console Sony da una vita, al contrario, è il day one di un videogioco completamente nuovo. Microsoft, diventando sempre più un publisher, sta portando le sue proprietà intellettuali verso la società che, ancora oggi, considera una rivale commerciale sotto ogni punto di vista. Dal 2006, anno della pubblicazione di Gears of Wars su Xbox 360, è cambiato tutto. La generazione di allora la vinse Microsoft, e poi sappiamo bene com’è andata a finire, con il tracollo di Xbox One e la divisione Xbox in ritardo rispetto alla controparte Sony.
Restavano i videogiochi, quelli pubblicati durante il ciclo vitale di Xbox. Molti di essi, ancora oggi li ricordo con le lacrime agli occhi, mentre altri sono arrivati sul mercato inseguendo il tipico approccio del tempo. Adesso, con la pubblicazione ufficiale di Gears of War: Reloaded, una versione migliorata per le console di nuova generazione, tutto assume un altro significato.
Lo assume perché arriva su PlayStation 5 e su Steam. Io ho provato la prima versione, curioso tuttavia di toccare con mano la seconda, soprattutto per capire i passi fatti nel corso del tempo su PC, che venduti sulla piattaforma ha Gears 5 e Gears Tactics. Ora arriva il capostipite, pronto a infiammare l’interesse del giocatore in ogni sua sfumatura. E a ricordare a chi lo giocò quanto era stato visionario, quel folle videogioco che faceva della sintonia del game design tutto e di più.
Sparatorie, coperture, morte misericordiosa
Caro giocatore PlayStation, come stai? Spero bene. Ti scrivo per dirti che Gears of War: Reloaded non altro che un TPS, ovvero un third-person shooter. A differenza degli FPS, tutto è concentrato sulla terza persona e con una visuale alle spalle del personaggio principale. In Gears of War: Reloaded si spara come nel 2006 e l’effettistica delle sparatorie è ancora oggi tra le migliori in assoluto all’interno del mercato, tanto che molti team hanno emulato la ricetta di The Coalition, com’è accaduto con i recentissimi Space Marine. Oltre a potersi barcamenare in un vasto arsenale che comprende armi sempre più varie, il personaggio principale, Marcus, deve fare affidamento sulle coperture.
Al tempo era un game design piuttosto unico nel suo genere e sapeva sempre come offrire una vastissima dose di divertimento. Ancora oggi, The Coalition ripropone quel medesimo stilema ludico. Le coperture, fondamentali per riuscire a vincere gli scontri, conferiscono la possibilità di sterminare le Locuste senza troppe complicazioni, e ci si può spostare da una all’altra con agilità. Prima ho parlato di armi, e ce ne sono parecchie: dal classico mitragliatore a pistole di vario genere, per poi includere ovviamente le granate, fondamentali per chiudere le buche da cui fuoriescono queste creature del sottosuolo.
Quando dico che la spettacolarità è rimasta ancora intatta, non scherzo: uccidere, in Gears of War, è fantastico quanto brutale. Oltre a farsi coinvolgere dalle sparatorie, è possibile in seguito utilizzare la motosega delle varie armi, utile per avere la meglio negli scontri corpo a corpo. Al tempo, in multiplayer era la mia combinazione preferita: garantiva possibilità uniche. Se combinata poi con il fucile a pompa, il giocatore diventava devastante.
Il game design procede in realtà su questi binari, con dalle aggiunte molto appassionanti nelle varie missioni. Le stesse, che sono assolutamente coinvolgenti, sono tante e sempre ben strutturate in più atti. Il ritmo di gioco cambia in base alle missioni da portare a termine e al susseguirsi di momenti da affrontare, che sono tantissimi, molti dei quali inaspettati e piacevoli. Il game design, dunque, aggiunge e appassiona, amplia il suo spessore con gli scontri e le sparatorie. Ancora oggi, la sua qualità è per me inarrivabile, e l’utente PlayStation potrebbe trovarsi a suo agio in questo contesto tutto sangue e morte.
Ritornare a sminuzzare le Locuste, lo ammetto, non è mai stato tanto divertente. E ora lo si fa in uno stilema migliorato, con il feedback aptico del DualSense. Se vi dico che The Coalition ha sfruttato al meglio il pad ufficiale di Sony, ci credereste mai? Lo ha fatto eccome. Sentire i grilletti che, al contempo, sparano all’unisono e le vibrazioni pad alla mano mentre Marcus cammina, è una situazione a mio modo di vedere assolutamente impareggiabile, che merita il vostro assoluto interesse. Quindi, se state già pensando di acquistare questo capolavoro su PlayStation 5, avrete la possibilità di godervelo al meglio, esattamente com’è stato pensato per la console dell’ammiraglia Sony.
Parlare di qualità, quando si tratta di Gears of War, è di assoluta importanza. Lo è per via delle tante situazioni che si creano al suo interno, e dello stile TPS che è assolutamente ben centrato e appassionante. Perciò, potreste trovarvi a vostro agio in tutta questa meraviglia. L’intero game design è sorretto da uno stilema fantastico, ben centrato e appassionante.
Una storia intensa e immensa
La qualità narrativa è pressoché rimasta inalterata. Peraltro, la versione Reloaded di Gears of War è stata rimpinguata a dovere con un atto aggiuntivo. Intenso, ben scritto e strutturato, c’è da dire che sa come arrivare al pubblico e al suo obiettivo, anche se preferisco non raccontarvi troppo della storia della campagna principale per non rovinare l’esperienza complessiva dell’iconico titolo di The Coalition, adesso reso al suo meglio.
Riprogettato a dovere per le console di nuova generazione e soprattutto su PC, Gears of War: Reloaded è semplicemente fantastico a schermo e su PlayStation 5. Sia chiaro, non l’ho giocato sulla fiammante PlayStation 5 PRO come potrebbe fare il buon Roberto, però tutto quanto è piuttosto evidente. Dalla risoluzione in 4K, davvero ben gestita, ai 60fps in campagna principale e a 120fps multigiocatore, da asset e tanto altro, come immagini in 4K. Oh, ecco la novità enorme: è assente il caricamento nel corso della campagna principale.
In conclusione, Gears of War: Reloaded è la versione migliore per godersi al meglio l’esperienza di The Coalition. Giocare ora al bellissimo titolo uscito nel 2006 in una versione migliorata potrebbe davvero farvi ingolosire totalmente. E potrebbe farvi perdere un bel po’ di ore al suo interno nella modalità multigiocatore, già provata per voi al tempo.










