Lost Soul Aside è tanto cuore, ma poca sostanza. – Recensione PS5

Lost Soul Aside Recensione PS5 (1)

Per parlare al meglio di Lost Soul Aside, action stylish sulla falsariga di Devil May Cry, dobbiamo tornare al 2014. Sei un ragazzo che sogna di creare un suo videogioco e di renderlo incredibile, un ragazzo cresciuto a pane e con Bayonetta, un ragazzo che ha la passione per Final Fantasy e immagina una storia di questo tipo. Cosa potrebbe andare storto?

La recensione di Lost Soul Aside mi ha richiesto più tempo del previsto. Non tanto perché non mi sia piaciuto, anzi, ma perché è un videogioco in cui c’è da evidenziare sicuramente una visione, unita al sogno di vedere un prodotto simile arrivare sia su PC che su PlayStation 5. Sony ha finanziato e pubblicizzato il progetto, ma l’intenzione di vendere il videogioco sulla nuova ammiraglia Sony non è esattamente ciò che si è prefissato il team di sviluppo, Ultizero Games, alla sua prima produzione videoludica. Ed è una prima produzione che poteva andare in due modi: com’è capitato a Sandfall Interactive con Clair Obscur, o come qualsiasi videogioco di questo tipo che vorrebbe essere qualcosa che non è.

Ma Lost Soul Aside rientra nella terza categoria: un videogioco che sa divertire, che sa cosa intende comunicare al giocatore, ma che annaspa nel farlo. È grezzo, estremamente grezzo, e non si può parlare purtroppo di una produzione che possa rappresentare neppure un diamante grezzo, imperfetto. È poco più che sufficiente, con sicuramente molto cuore, ma con troppa poca sostanza.

Ammetto che la mia curiosità era tanta, tantissima per questo videogioco. Ammetto che mi sarei voluto godere la storia senza troppe difficoltà. Però, in un certo momento avanzato all’interno dell’esperienza, mi sono domandato se avesse senso cosa stavo vedendo a schermo.

Tutto si era trasformato più in una lunga boss rush infinita che in un videogioco capace di avere una sua linea precisa in cui stesse andando. È un videogioco che sceglie di proporre un numero sconfinato di boss fight: alcune molto belle, altre estremamente artificiose. Ma le stesse sono tante, troppe, esagerate… e, talvolta, persino inutili. Come accennavo prima, il gioco di Ultizero Games mi ha certamente divertito, dandomi tutte le carte in tavola per coinvolgermi al suo interno come mi sarei aspettato. Quando parlo però di un’opera grezza, non mi riferisco al sistema di combattimento o alle fasi proposte; parlo proprio di una mancanza di equilibrio tra un momento e l’altro, come se si dovesse riempire uno spazio che, altrimenti, non si riuscirebbe a colmare.

Ciò si evince quando si decide di combattere con i nemici, quando si sceglie di interfacciarsi con gli stessi e quando, purtroppo, quello scontro è obbligatorio su cinque altri fatti nella stessa, identica maniera. È un peccato constatarlo perché, per le prime dieci ore, mi stavo pure divertendo a combattere e combattere… poi qualcosa si è rotto perché, semplicemente, il gioco ha smesso di volermi dire qualcosa, come se avesse finito di parlarmi. Come se avesse detto, ahimè, tutto ciò che aveva da comunicarmi.

Lost Soul Aside, il sistema di combattimento al centro

Essendo un videogioco action stylish in cui il combattimento è al centro del villaggio, Lost Soul Aside appare come un’esperienza molto simile ai grandi nomi già citati poco più sopra: Bayonetta e Devil May Cry. Il risultato è un mix che comunque soddisfa, in cui le abilità di Kaser vengono fuori sin dal primo momento. Inizialmente, si avrà solo una spada leggera per avanzare nell’esperienza, e l’arsenale si espanderà con uno spadone, una falce e delle doppie spade. Ogni arma ha la sua capacità offensiva e le sue skill, oltre a ulteriori abilità passive che coinvolgono anche le abilità dello stesso protagonista della vicenda. Pur essendo un videogioco che si concentra tanto sul suo sistema di combattimento, Lost Soul Aside propone delle sfide e degli enigmi estremamente semplici da superare e comprendere. In tal senso, sono leggibilissimi sin dal primo momento: non ho mai trovato difficoltà a superarli e, purtroppo, molti di essi sembrano dei riempitivi che delle soluzioni di game design interessanti.

Tornando sul sistema di combattimento, che è il chiaro punto di forza della produzione, appare di per sé fluido e non raffazzonato. Di sicuro, non è approfondito quanto quello di Bayonetta o Devil May Cry, da cui lo studio di sviluppo ha preso fondamentalmente alcuni riferimenti di game design. Appare, purtroppo, estremamente poco coinvolgente, non appena si comprende come interfacciarsi con i boss e i nemici. I movimenti di Kaser, per quanto assolutamente pirotecnici, talvolta sembrano esagerati… esattamente come le sfide con i boss.

Il sistema di combattimento, per quanto sicuramente coinvolgente, pecca un po’ a causa di un albero delle abilità che distribuisce le skill, rendendo il personaggio esageratamente forte. Inoltre, è da sottolineare che non è presente un selettore di difficoltà, e che il tutto è riservato semplicemente nell’acquisizione di collane da far indossare al personaggio principale. Le stesse aumentano i danni inferti e diminuiscono la perdita di vitalità, rendendo quindi la sfida decisamente meno impegnativa. L’ottima aggiunta, invece, risiede in Arena, un compagno fatto e finito che agevola gli scontri con i nemici e offre diversi modi per interfacciarsi con i nemici all’interno della produzione.

Non sto parlando di un videogioco complesso. A questo punto, però, non sarebbe stato meglio semplicemente inserire un selettore di difficoltà, anziché distribuire in modo così maldestro le collane per abbassare il livello di sfida? Facendo questa scelta, soprattutto per quanto riguarda le acquisizioni di nuovi oggetti per migliorare l’assetto del personaggio nelle prime ore, si costringe il giocatore a rinunciare a delle opzioni in più. Anche se per qualcuno il selettore di difficoltà è una roba da non inserire mai perché altrimenti il messaggio del gioco perde di valore, una scelta di questo genere mi avrebbe evitato di impazzire su come proseguire l’esperienza di gioco.

Nonostante alcune criticità nel gameplay, il sistema di combattimento, in sintesi, funziona moderatamente bene. Non è eccezionale come in determinate produzioni già citate, eppure sa come offrire al giocatore delle scelte. Prima ho parlato di quanto Lost Soul Aside scelga di essere una lunga boss rush. Non stiamo parlando della qualità ludica di un Black Myth: Wukong, e lo si nota… nel titolo di Game Science, ad esempio, c’è più originalità nel complesso. In Lost Soul Aside ci tengo a dire che alcuni boss sono davvero ispirati, mentre altri, al contrario, appaiono come dei riempitivi.

In precedenza, ho parlato di fasi e di un ritmo estremamente, incredibilmente piatto, con pochissime aggiunte di reale valore. Avviene una cosa simile: combattimento contro i mob, boss fight, fase platform, enigma, boss fight, boss fight e altra boss fight. Nei vari livelli, denominati “Atti” all’interno del gioco, tutto quanto risulta estremamente monotono, con pochissima reale sostanza, nonostante s’intraveda la passione del team verso i capisaldi del genere. Prima ho parlato di Devil May Cry e in seconda battuta di Bayonetta; il grande problema del titolo, però, risiede nell’elemento che mi sarei aspettato di valore: la storia. E in questo caso, si evince

purtroppo la difficoltà del team nel proporne una che abbia una sua anima, che abbia un suo senso, ma soprattutto un suo obiettivo.

Una storia lastricata di problemi

Non intendo fare esagerati spoiler perché qualcuno, probabilmente, non lo avrà certamente giocato. Però, è bene che sappiate alcune cosette: la trama principale si focalizza sul salvataggio della sorella di Kaser, Louisa, anche se poi il tutto si trasforma in un salvataggio dell’intera umanità e del mondo tutto dai Voidrax, delle creature provenienti da altre dimensioni. Il tutto, purtroppo, risulta piuttosto… già visto. È una trama che ricorda tanto, forse troppo, i vari Final Fantasy, nello specifico il VII, da cui prende le migliori ispirazioni.

La trama non procede in maniera rapida, a volte è eccessivamente lenta e poco chiara, con delle spiegazioni e dei dialoghi non in linea con il reale valore che poteva riservarsi il racconto. Forse ci siamo abituati, con il tempo, ad altri generi di racconti e storie, quando si trattava di Sony e PlayStation. Con Lost Soul Aside, purtroppo, è evidente un grosso problema: c’è stato un netto calo della profondità narrativa a cui eravamo tutti quanti abituati durante la generazione passata. Giocando a Lost Soul Aside, mi è parso purtroppo di avere davanti una produzione che è al cinquanta percento del suo reale potenziale ludico e narrativo. È venduto a un prezzo non in linea con cosa offre e propone. Ed è un grosso dispiacere.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto:
7
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