
Nel giro di due o tre decenni i robot umanoidi potrebbero diventare parte integrante della nostra vita quotidiana. Questa è la previsione avanzata da Osservatorio Innovative Robotics del Politecnico di Milano guidato da Luca Dozio, che stima una diffusione di massa dei robot umanoidi entro 20-30 anni.
Perché questo orizzonte temporale?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a rapidi progressi nel campo della robotica: l’intelligenza artificiale, i sensori avanzati e le capacità di navigazione nelle scene complesse stanno rendendo sempre più realizzabile il “robot umanoide” come prodotto di uso quotidiano. Dozio segnala che già oggi si contano robot umanoidi impiegati in contesti reali — per esempio in alcune città cinesi robot come quelli della Unitree consegnano la spesa agli anziani o giocano con i bambini. Tuttavia, la diffusione su scala di massa non è ancora vicina: il mercato resta “di nicchia”, con circa 18.000 unità vendute nel 2025, pari al 2,5% dei robot installati nel mondo. Le ragioni principali sono i costi elevati, l’autonomia limitata delle batterie e le difficoltà tecniche nella mobilità e nella cognizione.
Quali saranno i settori trainanti?
Nel lungo termine i robot umanoidi potrebbero svolgere ruoli fondamentali soprattutto in quei contesti dove la manodopera umana è carente o le esigenze sono multiple. Pulizia domestica, lavorazioni di precisione, assistenza personale e sanitaria, educazione, intrattenimento, sicurezza e difesa sono gli ambiti principali in cui queste macchine potranno essere impiegate. In particolare, nei Paesi con un forte invecchiamento della popolazione, i robot umanoidi potrebbero diventare un supporto essenziale per la cura e la compagnia degli anziani.
Le barriere ancora da superare
Per arrivare a una diffusione di massa entro 20-30 anni occorre però superare tre grandi categorie di ostacoli. Le barriere tecnologiche: autonomia delle batterie, efficienza energetica, mobilità fluida e capacità cognitive ancora limitate. Le barriere economiche: il costo elevato e la necessità di produzione su larga scala per abbassarlo. Le barriere culturali e normative: l’accettazione sociale di robot che assomigliano troppo all’uomo può incorrere nel fenomeno dell’“uncanny valley”, mentre la regolamentazione, come l’AI Act dell’UE, dovrà stabilire limiti chiari sull’uso dell’intelligenza artificiale autonoma.
Dai film alla realtà: quando la fantascienza diventa possibile
Non è un caso che il dibattito sulla robotica umanoide richiami inevitabilmente i grandi classici della fantascienza. Film come Io, Robot di Alex Proyas, ispirato all’opera di Isaac Asimov, hanno esplorato il rapporto tra l’uomo e le macchine capaci di pensare, prevedendo una società in cui i robot convivono con l’umanità fino a diventare indispensabili. Ex Machina di Alex Garland, invece, ha mostrato l’altra faccia del progresso: la creazione di intelligenze artificiali dotate di coscienza e di desideri propri, capaci di ribellarsi ai loro creatori.
Oggi, a distanza di pochi decenni, gli sviluppi tecnologici sembrano avvicinare questi scenari immaginari alla realtà. I prototipi di robot dotati di riconoscimento emotivo, autonomia decisionale e movimenti naturali evocano proprio quelle narrazioni cinematografiche. La differenza, sottolineano gli esperti, sarà la capacità di mantenere un equilibrio etico e normativo per evitare che la tecnologia superi il controllo umano.
Quando e come potremmo vederli in casa?
Se la previsione è entro 20-30 anni, già dalla fine degli anni ’20 o nei primi anni ’30 del 2000 potremmo vedere robot umanoidi accessibili in ambito domestico o di servizio. Una roadmap plausibile prevede un abbassamento dei costi, un miglioramento dell’autonomia e l’adozione iniziale in settori come assistenza, logistica e ospitalità, fino a una diffusione più ampia. Tuttavia, finché non emergerà una “killer application” capace di rendere i robot indispensabili nella vita quotidiana, la piena adozione rimarrà un obiettivo a lungo termine.
I robot umanoidi entro 20-30 anni potrebbero non essere più una visione da fantascienza, ma parte della nostra routine. La combinazione tra robotica, IA, cultura e regolamentazione determinerà quanto rapidamente questo avverrà. Le basi tecnologiche sono già solide, ma serviranno norme, cultura e fiducia per convivere con queste nuove presenze. Forse, più che Ex Machina, il futuro potrebbe assomigliare a Io, Robot: una società dove macchine intelligenti lavorano accanto all’uomo, con regole che ne garantiscono la sicurezza e la collaborazione.
Fonte: ANSA
















