The Outer Worlds 2: voto 7/10 dal creatore di Kingdom Come Deliverance. Ecco la sua Recensione

The Outer Worlds 2 – Daniel Vávra 7/10 critica innovazione Obsidian

Finito. 7/10. Ma quello che trovo triste è che l’azienda e le persone che ci hanno regalato uno dei miei giochi preferiti di sempre (Fallout & New Vegas) non siano state in grado, anche dopo 15 anni e con tutti i soldi di Microsoft e le ultime innovazioni tecnologiche, di inventare una sola nuova meccanica di gioco che potesse portare questa formula collaudata ma ormai antiquata verso qualcosa di nuovo. Qualcuno di voi riesce a pensare a una sola nuova meccanica di gioco in The Outer Worlds 2 che non fosse già presente in Deus Ex o nei giochi originali di Fallout più di 25 anni fa? Purtroppo, io no. Datemi un mondo simulato e vivo! Una vera non linearità! Datemi qualcosa di più dei loot box, dei pozzi di manutenzione, delle schermate di caricamento e del grinding dei livelli in un mondo statico e scriptato“.

Con queste parole Vávra — direttore del gioco Kingdom Come: Deliverance e del suo sequel — non si limita a una semplice valutazione numerica ma solleva una critica precisa: secondo lui, The Outer Worlds 2 sviluppato da Obsidian Entertainment, pur essendo tecnicamente valido, non avrebbe introdotto una sola meccanica di gioco realmente nuova nel genere.

Il contesto dell’apprezzamento e della critica

The Outer Worlds 2 è arrivato dopo un’attesa piuttosto lunga, con l’ambizione di consolidare la propria formula di gioco di ruolo sci-fi, ma il commento di Vávra apre una riflessione più ampia sulle aspettative nei confronti del genere RPG. Nonostante le buone valutazioni generali da parte della stampa specializzata, con percentuali di gradimento elevate nei confronti della produzione, l’idea di “avere tutto a posto ma non andare oltre” è al centro della sua analisi.

In particolare, Vávra richiama l’attenzione sull’innovazione: secondo lui, l’industria degli RPG ha bisogno di mondi più reattivi, di vere «non linearità» e di una simulazione che vada oltre gli hub statici e la progressione convenzionale.

Quali punti tocca la critica

Il voto di 7/10 espresso da Daniel Vávra non rappresenta una bocciatura, ma piuttosto un segnale di insoddisfazione verso la mancanza di evoluzione all’interno del genere. Secondo il creatore di Kingdom Come: Deliverance, The Outer Worlds 2 non riesce a introdurre alcuna meccanica realmente nuova rispetto ai classici RPG che lo hanno preceduto. Come riportato da Wccftech, Vávra sottolinea come l’esperienza di gioco resti ancorata a formule consolidate, prive di quella spinta innovativa che ci si aspetterebbe da uno studio con le risorse di Obsidian.

La critica si concentra anche sulla struttura del mondo di gioco, che a suo dire appare ancora troppo rigido e poco “vivo”. Invece di un ecosistema dinamico con routine e reazioni realistiche, The Outer Worlds 2 offrirebbe ambientazioni perlopiù pre-scriptate, incapaci di restituire la sensazione di una simulazione reale e coerente. Anche in questo caso, come evidenziato da Wccftech, l’autore auspica un’evoluzione che spinga il genere verso esperienze più immersive.

Un ulteriore aspetto messo in discussione riguarda l’uso reiterato di elementi tradizionali come caricamenti frequenti, grinding e ambienti statici. In un commento riportato da Diario AS, Vávra afferma che questi meccanismi — seppur funzionali — non bastano più a sostenere la profondità narrativa o il coinvolgimento dei giocatori moderni. La sua è dunque una riflessione sull’urgenza di superare le convenzioni e restituire al gioco di ruolo quella sensazione di scoperta che, secondo lui, sembra essersi smarrita.

Un bilancio e cosa significa per il giocatore

Per il giocatore interessato — specialmente a chi segue gli RPG in modo appassionato — l’intervento di Vávra rappresenta un campanello d’allarme: anche titoli ben realizzati possono non rispondere pienamente alle ambizioni di chi cerca qualcosa di nuovo nel genere.

Detto questo, per molti The Outer Worlds 2 resta un’esperienza valida: con una scrittura di qualità, ambientazioni interessanti e buona libertà di scelta narrativa, il gioco risponde bene alle aspettative di chi ama gli RPG sci-fi. La critica di Vávra serve quindi più a stimolare il dibattito su dove vada il genere piuttosto che a sminuire il titolo in sé.

Se sei un giocatore che dà priorità a innovazione radicale e simulazione profonda, potresti guardare altrove o aspettare produzioni future. Se invece cerchi un buon RPG con produzione solida e stile collaudato, allora The Outer Worlds 2 ha molto da offrire.

In conclusione, il fatto che Daniel Vávra abbia dato un 7/10 a The Outer Worlds 2 e lo abbia accompagnato con una critica così esplicita rappresenta una interessante prospettiva «da dentro» sull’evoluzione del genere. Il gioco può piacere e offre valore, ma secondo qualcuno non spinge i limiti quanto potrebbe. Vale quindi la pena considerare il proprio profilo di giocatore: se cerchi la sicurezza, probabilmente lo apprezzerai; se cerchi la rottura di schema, potresti sentirne la mancanza.

Fonte: Daniel Vavra

FONTEDaniel Vavra

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