
AdHoc Studio è nata nel 2018 da un team di veterani dell’industria videoludica, tra cui Nick Herman, Dennis Lenart, Pierre Shorette e Michael Choung. Prima di fondare lo studio, questi sviluppatori avevano esperienza in Telltale Games e in Ubisoft. Il loro debutto è arrivato con Dispatch, avventura narrativa episodica pubblicata nel 2025, che ha riscosso un successo inaspettato e ha messo in luce il talento creativo del piccolo team indipendente.
Il progetto Splinter Cell: entusiasmo e rivoluzione interna
Secondo quanto riportato da Bloomberg (citato da diverse fonti), quando Herman e i suoi colleghi entrarono in Ubisoft San Francisco nel 2017 furono incaricati di dare nuova vita alla serie Splinter Cell. Herman ha dichiarato di essere stato “molto entusiasta” di contribuire a un ritorno della saga stealth, convinto di poter raccontare una storia appassionante e rivolta fortemente ai fan storici.
Tuttavia, la direzione della casa francese stava cambiando: Ubisoft iniziò a spingere per un modello live-service anche su questo progetto, desiderando trasformare il sequel in un gioco-as-a-service narrativo. Il team di AdHoc provò a mediare: elaborarono prototipi, costruirono narrazioni e gameplay che unissero elementi narrativi con servizi continui, ma alla fine le pressioni aziendali prevalsero.
Da Splinter Cell a XDefiant: il pivot che ha segnato il destino
La storia prese una piega drastica: il progetto originale di Splinter Cell venne abbandonato da Ubisoft, che preferì reindirizzare il team verso un prodotto multiplayer e competitivo. Secondo l’indiscrezione, il gioco fu riconvertito in XDefiant, lo sparatutto live-service free-to-play che Ubisoft lanciò nel 2024.
Nick Herman ha ammesso che, nonostante l’entusiasmo iniziale, “non tutto ciò che ci stava a cuore per il gioco venne considerato importante” da Ubisoft. Questo cambio strategico è visto come parte della spinta interna di Ubisoft verso titoli “business-as-a-service”, anche a costo di sacrificare progetti narrativi profondi.
La rinascita creativa con Dispatch
Dopo l’esperienza in Ubisoft e la frustrazione per il fallimento del progetto Splinter Cell originale, Herman e il suo team decisero di fondare AdHoc Studio. Qui hanno potuto dare piena libertà creativa, dedicandosi a Dispatch, un gioco episodico autopubblicato in cui esplorano storie da supereroi con toni maturi e riflessioni narrativi. Il successo di Dispatch è per loro una rivincita: dimostra che esiste una domanda per esperienze profonde, ben scritte e lontane dalle logiche predatoriali del live-service.
La vicenda di AdHoc Studio è significativa per più ragioni. Innanzitutto, è un esempio concreto delle tensioni tra visione creativa e imperativi economici nei grandi publisher. Il progetto Splinter Cell che non ha visto la luce nella sua forma originale racconta quanto possa essere difficile mantenere un’identità narrativa all’interno di grandi strategie aziendali.
In secondo luogo, la storia di AdHoc è emblematica del percorso indipendente: giovani sviluppatori con esperienza AAA che tornano a fare giochi “di cuore”, ma con rischi molto più alti. Il successo di Dispatch potrebbe incoraggiare altri team a intraprendere strade simili, dimostrando che non è necessario scendere a compromessi con logiche di profitto estremo per creare titoli rilevanti.
AdHoc Studio è molto più di un semplice team indie di successo: è il frutto di una storia di passione, frustrazione e rinascita. Quello che avrebbe potuto essere un grande ritorno stealth con Splinter Cell si è trasformato in una lezione sul potere delle scelte creative. Il loro successo con Dispatch non è solo una vittoria personale, ma anche una dimostrazione che i giochi narrativi possono ancora avere un futuro significativo, anche al netto delle tensioni tra guadagno e arte.
Fonte: Bloomberg









