
Un ex dirigente di Square Enix, Jacob Navok, ha lanciato una provocazione destinata a far discutere: secondo lui, la Generazione Z non solo non si preoccupa dell’uso dell’intelligenza artificiale nei videogiochi, ma la abbraccia con entusiasmo. Navok afferma che molti studi di sviluppo stanno già facendo largo uso dell’IA, non soltanto per generare arte o voci — come accade in Arc Raiders — ma anche per scrivere codice durante le prime fasi di concept.
Secondo Navok, “l’arte in-game e le voci generate dall’IA sono solo la punta dell’iceberg”, perché un numero crescente di team sta usando modelli di IA come Claude per scrivere parti del codice.Egli sostiene che le lamentele su queste tecnologie provengono più dall’emotività che da una reale comprensione tecnica: molti gamer semplicemente non ci fanno caso.
Navok porta come esempio Arc Raiders, gioco che ha fatto parlare di sé per l’utilizzo di voci generate da IA. Nonostante la controversia, il titolo ha ottenuto un grande successo commerciale, il che secondo lui dimostra che il pubblico è pronto ad accettare tali scelte.
Inoltre, Navok cita giochi basati su contenuti IA ancora più radicali, come Steal a Brainrot su Roblox, che secondo lui ha avuto un boom tra i giocatori più giovani. Egli nota che molti studi, non soltanto indie, integrano l’IA fin dalla fase di progettazione, non limitandosi semplicemente agli asset visivi o sonori.
Questa visione apre scenari molto più ampi sul futuro del game development: non si tratta più solo di automazione grafica o vocale, ma di una trasformazione strutturale dove l’IA può diventare parte integrante del processo creativo fin dalle origini. Secondo Navok, è giunto un punto di svolta (“tipping point”), in cui molti giochi mainstream potrebbero fondersi con l’IA in modi finora impensati.
Le implicazioni per l’industria
Le parole dell’ex dirigente di Square Enix suscitano molte domande. Da un lato, lo sviluppo potrebbe accelerare, con studi che sfruttano l’IA per creare contenuti più rapidamente o per testare idee senza dover sempre partire da zero. Dall’altro, rimangono temi etici e pratici: quanto valore umano rimarrà nei ruoli creativi? E fino a che punto l’IA potrà prendere decisioni narrative o tecniche?
Alcuni sviluppatori manifestano preoccupazione, ma altri — come il boss di Helldivers 2 — vedono l’IA come uno strumento utile che può migliorare l’esperienza di gioco senza sostituire il lavoro umano.
Fonte: GamesRadar










