
Un passo importante nel mercato globale dell’hardware: Thunderobot ha presentato il Black Warrior Hunter Pro, definito come il primo PC da gaming basato su una CPU 100% cinese. Il processore impiegato — Hygon C86-4G — è un “chip domestico” progettato per offrire un’alternativa locale ai tradizionali Intel/AMD, e secondo i test preliminari può competere nelle prestazioni multi-thread con alcuni modelli delle serie Intel Core i7-13700 / Intel Core i7-14700.
Specifiche e potenziale del sistema cinese
Il C86-4G vanta 16 core e 32 thread, 32 MB di cache L3, supporto per memorie DDR5 e bus PCIe 5.0 — caratteristiche moderne che lo rendono compatibile con Windows e titoli AAA. Nonostante la frequenza di base piuttosto bassa (circa 2,8 GHz), che penalizza il single-thread rispetto alle CPU Intel, nei test multi-thread il processore cinese sorprende: in calcoli integer multi-thread tiene testa, e in alcuni casi supera, il Core i7-13700; ed è “molto vicino” al Core i7-14700.
In rendering professionale (es. benchmark V-Ray), il C86-4G ottiene punteggi superiori a processori Intel “vecchi” (come i7-12700), evidenziando come per carichi multi-core intensi possa rappresentare una valida opzione.
Limiti e verità dietro il “primo PC da gaming 100% cinese”
Nonostante l’ottimo salto prestazionale sul multi-thread, il processore mostra limiti evidenti sul singolo core, con un gap stimato fino al 33% rispetto a CPU Intel comparabili. Questo significa che per giochi — spesso più sensibili al single-thread — le prestazioni potrebbero essere inferiori, specialmente in titoli esigenti o vecchi che non sfruttano pienamente il multi-core.
Inoltre, anche il Black Warrior Hunter Pro rifletta una dipendenza dall’hardware esterno: per il gaming viene accoppiato con GPU NVIDIA e componentistica internazionale — il che riduce in parte il valore simbolico del “PC completamente cinese”.
La presentazione di questo PC segna un punto d’inizio per la Cina nel mercato desktop/gaming: un esempio concreto di “autonomia hardware”, con CPU x86 compatibile Windows, supporto DDR5/PCIe5, e potenzialità reali — almeno su certi carichi di lavoro. Se confermato e migliorato nelle generazioni future, un progetto del genere potrebbe offrire una vera alternativa a Intel e AMD, riducendo la dipendenza dai fornitori “occidentali”.
Per i consumatori, almeno in Cina — e potenzialmente altrove se la distribuzione si allargherà — significa più scelta: un possibile “rapporto prezzo/prestazioni” interessante, soprattutto dove la compatibilità software e le prestazioni multi-thread contano davvero.
Il Black Warrior Hunter Pro e la CPU Hygon C86-4G non rappresentano (ancora) una rivoluzione totale, ma un segnale forte: la Cina è entrata ufficialmente nella corsa alle CPU x86 per il gaming e i PC desktop, proponendo soluzioni competitive. Ci sono limiti, ma il progetto è concreto e segna l’inizio di una nuova fase — per il mercato hardware globale.
Questo evento testimonia una tendenza crescente: molti paesi cercano sovranità tecnologica, investendo su soluzioni locali per abbattere dipendenze geopolitiche o economiche. La nascita di un PC da gaming “made in China” con CPU x86 compatibile Windows e prestazioni reali è un segnale che l’industria potrebbe cambiare: non più dominata da pochi grandi attori, ma con maggiore pluralità.
Per il pubblico europeo e globale questo potrebbe tradursi — nel medio termine — in maggior concorrenza, potenziale calo dei prezzi, e più opzioni. Ma anche in un cambio di paradigma: il successo (o il fallimento) di queste CPU “alternativa” influenzerà strategie di produzione, commercializzazione e politica industriale.
Fonte: TechSpot










