
Negli ultimi mesi, l’industria tecnologica sta guardando sempre più in alto, ben oltre l’atmosfera terrestre. Non più soltanto SpaceX di Elon Musk o la corsa ai razzi di Jeff Bezos con Blue Origin, ma anche altre grandi aziende come Google e persino OpenAI — guidata dall’amministratore delegato Sam Altman — stanno esplorando idee ambiziose legate allo spazio, con progetti che spaziano dai data center in orbita alla possibile espansione nel settore aerospaziale.
Google: data center in orbita per sfruttare il Sole
Google ha annunciato l’intenzione di lanciare i suoi data center in orbita terrestre entro il 2027, con l’obiettivo di sfruttare l’energia solare costante e abbattere i costi energetici associati alle infrastrutture terrestri. Il CEO Sundar Pichai ha spiegato che l’energia solare spaziale potrebbe rappresentare una risorsa quasi illimitata per alimentare i massicci carichi di lavoro legati all’intelligenza artificiale e ai servizi cloud, un settore che richiede enormi quantità di energia e infrastrutture sempre più potenti.
Il progetto, talvolta riferito come Project Suncatcher, prevede la costruzione di satelliti dotati di chip AI e sistemi di comunicazione avanzati che fungano da primi “data center” orbitanti. Queste piattaforme in orbita sarebbero in grado di operare con energia solare continua, evitando molte delle limitazioni che caratterizzano i data center terrestri, come i costi energetici elevati o il consumo di acqua per il raffreddamento.
Questa spinta è parte di una tendenza più ampia: anche SpaceX e Blue Origin stanno esplorando soluzioni simili e, secondo alcuni rapporti, Starlink potrebbe essere potenziato per ospitare calcoli AI direttamente nello spazio, integrando capacità di elaborazione direttamente nelle costellazioni satellitari.
Un nuovo fronte per Sam Altman e OpenAI
Sam Altman, CEO di OpenAI, ha mostrato interessi che vanno oltre i confini della Terra, esplorando addirittura la possibilità di entrare nel settore dei lanci spaziali. Secondo quanto riportato, Altman ha valutato trattative per acquisire o collaborare con un’azienda di razzi riutilizzabili, con l’obiettivo di costruire una piattaforma concorrente a SpaceX, che possa trasportare infrastrutture di calcolo AI in orbita.
La visione di Altman non è solo legata alla creazione di capacità di lancio: durante alcune interviste e podcast ha suggerito che in futuro molte delle infrastrutture di calcolo globali, incluse quelle AI, potrebbero trovarsi o operare nello spazio, sfruttando condizioni uniche come l’energia solare continua e l’assenza di vincoli geofisici.
Queste ambizioni arrivano mentre OpenAI continua a investire massicciamente nelle infrastrutture AI terrestri attraverso progetti come Stargate, un’iniziativa pluriennale con Oracle e SoftBank per espandere la capacità di data center dell’azienda negli Stati Uniti e creare una rete di computing di larga scala.
Una corsa globale: chi sono gli altri protagonisti
Non è una sfida limitata a Google o OpenAI. Secondo diversi rapporti, anche altri leader tecnologici e aerospaziali stanno entrando in questa “corsa spaziale” moderna. Jeff Bezos con Blue Origin sta sviluppando tecnologie per data center orbitanti da più di un anno, e Elon Musk con SpaceX prevede di utilizzare i suoi aggiornamenti alla costellazione Starlink per incorporare capacità di calcolo AI direttamente nei satelliti.
L’attrazione verso lo spazio non riguarda solo la capacità di calcolo, ma anche l’energia disponibile: l’energia solare nello spazio è continua e potenzialmente più economica di quella terrestre, rendendo l’orbita un laboratorio ideale per affrontare le esigenze energetiche dell’AI di nuova generazione.
Perché ora? Trend tecnologici e sfide terrestri
La spinta verso infrastrutture spaziali nasce da una crescente domanda di potenza di calcolo per intelligenza artificiale e servizi cloud. I data center terrestri consumano quantità enormi di energia — una tendenza che è destinata a peggiorare con l’espansione dell’AI — e lo spazio offre un contesto dove l’energia solare è costante e non soggetta a interruzioni meteorologiche.
In aggiunta, trasferire parti dell’infrastruttura nei satelliti potrebbe alleggerire la pressione sulle reti elettriche e ridurre l’impatto ambientale delle operazioni di calcolo, offrendo anche un vantaggio competitivo alle aziende che riusciranno a sviluppare soluzioni sostenibili.
Un futuro orbitale per le Big Tech?
La prospettiva di data center in orbita o persino di servizi di lancio spaziale da parte di aziende tecnologiche come Google e OpenAI racconta di una nuova frontiera industriale, dove le infrastrutture tradizionali vengono integrate con soluzioni off-planet innovative. Che si tratti di Project Suncatcher o delle ambizioni aerospaziali di Altman, sembra chiaro che lo spazio non è più unicamente dominio di SpaceX e delle agenzie spaziali governative, ma un campo di competizione aperto anche alle grandi aziende tecnologiche.
Questa evoluzione potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per l’architettura dei sistemi digitali globali, spingendo l’umanità a ripensare dove e come i nostri dati, calcoli e servizi sono effettivamente gestiti — forse, un giorno, proprio tra le stelle.
Fonte: Corriere della Sera










