Chi mi conosce sa bene del mio rapporto con la saga di Alien. Viscerale, direi. Potete quindi immaginare la mia anticipazione nei confronti di questo nuovo titolo che, apprendo dalla viva voce degli sviluppatori, nasce da un atto d’amore nei confronti del film originale. Ho sentito quindi un’immediata empatia con i creatori di questo gioco, un team solitamente impegnato in tutt’altro genere e che invece ha richiesto personalmente a Sega di poter lavorare su un progetto che li appassionava.
La demo costruita per questo E3 era, secondo me, molto diversa da quello che vedremo nel gioco finale: si tratta infatti di un segmento di gioco che ha come unico scopo quello di mostrare la forza soverchiante dello xenomorfo rispetto alla protagonista. Morire, quindi, era praticamente inevitabile. Il gioco definitivo, come mi hanno riferito gli stessi sviluppatori, sarà invece diverso e si tratterà invece di un’esperienza story-driven dove comunque sarà possibile procedere e seguire una linea narrativa profonda e interessante.
Giocato in realtà virtuale Alien Isolation raggiunge il pieno compimento della sua ragion d’essere, e ha seriamente la possibilità di ambire a nuovo messia dell’horror.
Ad ogni modo, quello che ho avuto modo di vedere in questo E3 è, senza timore di sbagliarmi, uno dei giochi più spaventosi a cui abbia mai giocato. Al confronto, gli internati di Outlast sembrano dei manichini senz’anima, poco più di semplici spaventi da luna park. La vera differenza risiede nella natura dell’alieno stesso. Il gioco riesce a costruire una tensione insopportabile, mettendovi contro un nemico dai sensi aumentati, che riesce a percepire ogni vostro singolo spostamento. Il timore che tutto questo si riveli, alla fine dei conti, frustrante è infondato. Anche perché il gioco non conterrà soltanto segmenti contro l’alieno, e la varietà sarà assicurata da scontri contro gli androidi. La mia paura iniziale era, però, che quindi si ricadesse nell’errore di tante altre trasposizioni di Alien, dove per variare il gameplay venivano aggiunti nemici in grande numero, andando quindi a diminuire il fattore orrorifico ed entrando nel solito circolo vizioso dell’azione a tutti i costi. Gli androidi, invece, lavoreranno in sinergia con l’alieno, dal momento che per uccidere uno di essi rischierete di fare rumore con la pistola e richiamare quindi la bestia.
Un’ultima nota doverosissima va infine per quanto riguarda la versione Oculus Rift. Ragazzi, è talmente spaventosa da essere quasi insostenibile. Giocato in realtà virtuale Alien Isolation raggiunge il pieno compimento della sua ragion d’essere, e ha seriamente la possibilità di ambire a nuovo messia dell’horror, in grado di rivoluzionare il genere e portarlo verso nuove vette di terrore puro che, prima della rivoluzione di Palmer Luckey, non avremmo mai neanche potuto immaginare.