Come molti sanno, nei giorni scorsi è avvenuta una strage che sarà certamente difficile da dimenticare: alcuni attentatori islamici hanno fatto incursione nella sede del giornale sociale-satirico Charlie Hebdo, a Parigi, uccidendo 12 persone e ferendone cinque. Gli attentatori, armati fino ai denti, non si sono lasciati impietosire nemmeno da un poliziotto a terra, inerme e con le braccia alzate, ucciso con un colpo a sangue freddo in una scena a dir poco terrificante.
L’avvenimento è stato importante, intenso, sconvolgente. La città colpita è nel cuore dell’Europa e non in una zona di guerra, il che porta i cittadini francesi ed europei non solo a sentirsi violati e feriti, ma anche a temere per la propria sicurezza. Le motivazioni della strage si collegano alle stesse di cui si parla da diverso tempo e hanno una base religiosa e politica; in questo caso gli attentatori avrebbero agito per vendicare le offese causate da alcune vignette pubblicate in passato. Una vignetta in particolare su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico, è stata pubblicata di recente su Twitter e potrebbe essere parte delle cause. Gli assalitori avrebbero agito urlando “Vendicheremo il Profeta”, e certamente queste motivazioni non possono in nessun modo apparire proporzionate ai danni… eppure, nonostante ci sia tanto da dire e tanto su cui riflettere, c’è chi paragona l’avvenimento di Parigi a un videogioco, inserito fra le potenziali cause del fatto insieme ai film violenti e altri “cattivi esempi”.
Gli attentatori erano armati fino ai denti, attrezzati e vestiti per l’occasione; hanno utilizzato un’auto per coprire la fuga e hanno dimostrato di essere totalmente motivati nel portare a termine la strage. A quanto pare questo, agli occhi di alcuni, appare come un tentativo di emulazione di immagini violente, vissute attraverso film e videogame. Prevedibilmente, il videogioco accusato di essere complice è il famoso Grand Theft Auto, conosciuto per le sue caratteristiche che lo espongono a molte critiche – che di recente hanno portato alcuni negozi australiani alla decisione di non metterlo in vendita.
Certamente in GTA i contenuti sono violenti, così come in moltissimi altri videogiochi. È opportuno ricordare come tutti siamo circondati costantemente da scene violente, reali o simulate, e come ogni giorno possiamo assistere a comportamenti negativi semplicemente guardando la televisione, leggendo i giornali, guardando un film o giocando a un videogioco.
I telegiornali stessi mostrano continuamente scene di violenza e guerra e hanno mandato in onda diverse volte le immagini terribili dell’attentato di Parigi, eppure la continua esposizione a queste scene non porta certo i cittadini a imitare le gesta dei soldati. Da sempre l’essere umano è in grado di distinguere la fantasia dalla realtà, come succede da ben prima che TV e videogiochi venissero inventati. Siamo tutti in grado di porre dei limiti e, a meno che non ci siano particolari problemi, ogni persona segue la propria morale e non emula come un automa ciò che vede su uno schermo o legge in un libro. Allora perché accusare un videogioco di avere un ruolo in simili avvenimenti?
Milioni di persone ogni giorno utilizzano videogiochi violenti con ambientazioni di guerra, e ogni giorno milioni di utenti uccidono milioni di zombie, alieni, mostri, soldati nemici, draghi, e chi più ne ha più ne metta. È davvero sensato, nel 2015, pensare che questo possa portare a una cattiva influenza e a tentativi di emulazione? È davvero sensato creare un collegamento fra i terroristi islamici che hanno assaltato la sede della rivista e i videogiochi? Forse sarebbe più sensato pensare che, esattamente come molte altre forme di arte e comunicazione, i videogiochi spesso traggono ispirazione dalla realtà, e non viceversa.
Nessuna persona – con una morale che nella nostra società consideriamo accettabile – penserebbe mai di fare irruzione in una rivista satirica per uccidere innocenti cittadini che ci lavorano solo perché in un film il cattivo di turno minaccia di fare esplodere un ospedale pediatrico o perché, in videogiochi come GTA, è possibile picchiare un passante o rubare una macchina. Piuttosto è vero che, semplicemente, in GTA e in molti altri giochi è possibile fare cose che avvengono realmente ogni giorno, pensate da persone che magari, del videogioco in questione, non hanno nemmeno mai sentito parlare.
Se un gruppo di attentatori, sicuramente parte di una operazione con radici molto ampie, decide di sterminare i dipendenti di una rivista, le motivazioni sono sicuramente da ricercare ben oltre ciò che si vede sullo schermo della TV o del computer. Anche perché, se fosse tanto facile farsi influenzare, sicuramente vivremmo in un mondo molto più pericoloso.