
Un fronte unito contro l’IA: due giganti dell’intrattenimento giapponese sollevano questioni cruciali sulla protezione del diritto d’autore nell’era dell’intelligenza artificiale. Le società Bandai Namco e Square Enix, insieme ad altre importanti realtà del settore, hanno formalmente chiesto tramite l’associazione Content Overseas Distribution Association (CODA) che l’IA Sora 2 non utilizzi più le loro opere protette da copyright per l’addestramento dei suoi modelli generativi.
Cosa è successo
La controversia ha origine con il lancio nel 2025 della piattaforma Sora 2, un sistema di generazione video-IA sviluppato da OpenAI che consente agli utenti di ottenere clip generate da prompt testuali. Secondo CODA, molti dei risultati prodotti da Sora 2 presentano uno stile fortemente riconducibile a contenuti giapponesi — animazione, videogiochi, manga — il che porta l’associazione a sospettare che tali opere siano state usate come materiale d’addestramento senza autorizzazione.
In risposta a ciò, CODA ha inviato una lettera ufficiale il 27 ottobre 2025 a OpenAI, richiedendo fra l’altro che le opere dei propri membri non siano più impiegate per machine learning senza un previo consenso e che OpenAI risponda in modo serio alle rivendicazioni relative al copyright.
Le ragioni della richiesta
Uno dei punti centrali del contenzioso riguarda il sistema di “opt-out” adottato da OpenAI: cioè, la possibilità per i titolari di diritti di richiedere di non comparire nei dati di addestramento dopo che questi sono già stati utilizzati. CODA sostiene che questo approccio contraddica le leggi giapponesi sul diritto d’autore, le quali richiedono autorizzazione preventiva per l’utilizzo di opere protette. “Non esiste un sistema che permette di evitare la responsabilità per violazione attraverso obiezioni successive”, recita il documento dell’associazione.
Inoltre, vengono sollevate perplessità sulla trasparenza: CODA richiede a OpenAI di chiarire quali dati sono stati usati, come è stato effettuato l’addestramento, e in che misura le opere giapponesi siano state incluse.
Implicazioni per il mondo dei videogiochi e dell’IA
La presa di posizione di Bandai Namco e Square Enix ha potenzialmente conseguenze rilevanti. Queste società detengono diritti su franchising internazionali e proprietà intellettuali ad alto valore — se il problema non verrà risolto, la fiducia degli editori verso gli strumenti IA potrebbe diminuire.
Da parte sua, OpenAI e altre aziende del settore IA si trovano ad affrontare un bivio: continuare a sviluppare modelli generativi senza consenso esplicito oppure rivedere le loro politiche per includere meccanismi che rispettino le normative internazionali sul copyright. In Giappone, per esempio, il ministero competente ha già espresso preoccupazione per l’uso delle “icone culturali” come anime e manga nei sistemi AI generativi.
Cosa potrebbe accadere da qui in avanti
Il dossier non è ancora chiuso. CODA ha già indicato che, se non arriverà una risposta soddisfacente, potrebbe essere avviata un’azione legale. OpenAI ha dichiarato che introdurrà controlli più granulari e che vuole collaborare con i titolari di diritti per gestire l’utilizzo dei personaggi generati. Tuttavia, la questione della legalità dell’addestramento senza consenso rimane aperta.
Fonte: Eurogamer
















