Accettazione
Siamo di fronte a un’opera d’arte capace di trattare tematiche piuttosto rare per un videogioco, nonostante la vicenda di fondo – soprattutto nel campo del racconto drammatico – sia tra le più classiche. Blackwood Crossing è un titolo quasi rilassante, spesso coloratissimo, ma capace di nascondere tremende verità dietro facciate apparentemente dolci e accoglienti: una storia di un periodo finito troppo in fretta nel momento in cui sono entrati in gioco fattori inaspettati, come l’età adulta, l’allontanamento dalla famiglia e così via.
Purtroppo, il gameplay fa di tutto per risultare allo stesso modo interessante, fallendo quasi sempre su tutta la linea. Siamo già abituati al fatto che i cosiddetti walking simulator, a parte rarissimi casi, tendano a mettere quasi sempre le meccaniche di gioco in secondo piano in favore del puro e semplice racconto. A noi, in realtà, sta anche bene così: il problema di questo titolo, invece, è che fin troppo spesso cerca di “sporcare” la purezza dello sceneggiato con sequenze di gioco poco accattivanti e che, ironicamente, finiscono solo per peggiorare il tutto, piuttosto che fungere da valore aggiunto.
Purtroppo, il gameplay fa di tutto per risultare allo stesso modo interessante, fallendo quasi sempre su tutta la linea.
Blackwood Crossing, palesemente, avrebbe fatto meglio a non provare affatto a “fare il videogioco”, così da non ritrovarsi con ritmi barbaramente rallentati e situazioni che avrebbero funzionato meglio con un “flow” non inquinato da enigmi vari che, nell’economia del prodotto, funzionano davvero poco.
Bene o male, parliamo di semplici cacce al tesoro o di abbinamenti tra varie figure che tenderanno a ripetersi all’infinito, e che mai riescono a diventare così impegnativi da risultare interessanti. Al contrario, il dover seguire sempre il medesimo schema per avere la meglio sui numerosi rompicapi ci ha piuttosto delusi, soprattutto considerando come – in fin dei conti – il tutto si risolva sempre con il gironzolare avanti e indietro per i medesimi luoghi a cercare questo o quell’altro oggetto.
è quasi palese la volontà degli sviluppatori di inserire varie distrazioni per coprire una longevità generale piuttosto scarsa.
Niente di troppo grave o che affossi eccessivamente il pacchetto, soprattutto considerando come parliamo di un titolo che dura al massimo due o tre ore, ma è davvero un peccato che una così forte e impattante struttura narrativa si sia ritrovata in balia di un gameplay non altrettanto ispirato e in alcuni casi a dir poco randomico.
In molte situazione, è quasi palese la volontà degli sviluppatori di inserire varie distrazioni – sensate fino a un certo – per coprire una longevità generale piuttosto scarsa e un’offerta che, senza se e senza ma, finisce gli assi nella manica nel giro di una singola sessione di gioco.