Blackwood Crossing – Recensione

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In conclusione

In linea di massima, comunque, siamo di fronte a un ottimo prodotto, coraggioso, sorprendente e, nel migliore dei casi, persino commovente. Blackwood Crossing non rivoluziona certamente il genere e, di realmente nuovo, fa davvero ben poco. Parliamo della classica avventura in prima persona che mette subito da parte il gameplay dando priorità assoluta a un racconto maturo, intelligente e pieno di sfaccettature psicologiche.

Un racconto che, purtroppo, potrebbe permettere a molti acquirenti di rispecchiarcisi, ed è proprio così che dà il meglio di sé. Ci ricorda che le persone cambiano, che non dovremmo mai dare per scontato nessuno e che, forse, è proprio quando siamo sicuri che qualcuno non andrà mai via, che siamo più vicini al perderlo.

Blackwood Crossing difficilmente rivolterà il suo genere d’appartenenza, o resterà impresso nelle menti dei giocatori negli anni a venire, ma riesce ad appassionare e a emozionare quanto basta per essersi meritato un posto nel nostro cuore.

Il classico esempio, insomma, che non servono chissà quali dimostrazioni di muscoli e forza bruta per sfondare il portone dei sentimenti. Blackwood Crossing, oggi, si unisce alla già folta schiera di titoli che, con soli due spiccioli, hanno creato una storia incredibilmente più tragica e realistica di quella raccontata da tanti concorrenti dal nome – e dal budget – più altisonante.

È tutto fuorché perfetto, ma perfetto lo sarà sicuramente per chi ha il cuore (e la pazienza) di comprenderne le sue sfaccettature più crudeli.

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