Come recitava una delle frasi più iconiche dell’originale Call of Duty Modern Warfare 2, “La storia è scritta dai vincitori”, e dopo aver provato questo secondo capitolo della trilogia reboot di una delle saghe più importanti del panorama FPS, siamo abbastanza convinti che Infinity Ward abbia in mano penna e calamaio necessari per scrivere nuovamente una pagina importante della storia del genere.
Call of Duty: Modern Warfare 2 dimostra infatti di essere nuovamente lo sparatutto in prima persona da battere sotto moltissimi aspetti, riuscendo così a risollevare il panorama degli shooter dalla mediocrità lasciata dai recenti, ma ben poco entusiasmanti lanci di Call of Duty: Vanguard e Battlefield 2076.
Se questa breve introduzione non dovesse bastare a convincervi della qualità del titolo in questione, vi invitiamo a continuare la lettura della nostra recensione dell’ultima fatica di Infinity Ward.
Formule già rodate per il multiplayer di Call of Duty Modern Warfare 2
Cosa cambia però nel multiplayer, e quali sono le novità introdotte rispetto al passato? Anche qui in questo ambito rimane nel solco della tradizione, caratterizzato dalle modalità che hanno fatto la storia della saga e della categoria shooter online, con i vari Deathmatch tutti contro tutti, Deathmatch a squadre, Dominio, Salvataggio Ostaggi e molto altro. In queste categorie i cambiamenti sono minimali e, anzi, quasi nulli. La base di gioco ritorna a sfruttare ‘l’impasto’ dei vecchi CoD con mini mappa, mappe particolarmente chiuse e poco estese, e un level design che definiremmo ottimo e bilanciato per entrambe le squadre. Ad aggiungere un po’ di novità troviamo il nuovo sistema di mira nelle fasi di arrampicata, ma nulla che rivoluzioni radicalmente l’esperienza di gioco.
Secondo il nostro provato le modalità migliori sono quelle che prevedono uno spostamento costante del giocatore, al fine di seguire obiettivi oppure il flusso di movimento della squadra per la mappa. Al contrario, in modalità come Deathmatch tutti contro tutti, il giocatore non sarà troppo incentivato ad abbandonare il proprio angolo preferito della mappa, il che risulta in fenomeni di ‘camping’ abbastanza fastidiosi.
Ritornano poi le modalità Guerra Terrestre e Invasione, che propongono partite molto più simili ad un Battlefield, con l’introduzione di vari veicoli di terra e di aria, l’introduzione di mappe dagli orizzonti molto più ampi e un numero di giocatori molto più elevato. Non reputiamo queste ultime modalità come le più azzeccate per il titolo, ma apprezziamo che il team abbia cercato di garantire una maggiore varietà riproponendo questo stile di gioco dopo la sua prima introduzione in Modern Warfare (2019), che non dubitiamo farà felici molti giocatori.
Nondimeno, l’aggiunta che ci ha suscitato i maggiori punti interrogativi è stata indubbiamente la modalità in terza persona: se vedere le parole “CoD” e “terza persona” nello stesso contesto vi ha fatto storcere il naso, sappiate che il nostro impatto iniziale è stato lo stesso.
Questa modalità è caratterizzata esattamente da ciò che potete leggere sul menù, ovvero presenta le modalità classiche del tipico CoD, ambientate nelle stesse mappe della ‘versione normale’, ma ripensate con una modalità di shooting in terza persona. Una scelta bizzarra, che non ci ha convinto durante le poche partite che gli abbiamo offerto.
Più specificatamente, abbiamo riscontrato il fenomeno di “peeking”, tipico degli shooter in terza persona, che permette cioè ai giocatori di sorvegliare una porzione di mappa stando al sicuro dietro un angolino, sfruttando la camera posizionata sopra la spalla per tenere sotto controllo un corridoio, sbucando per mitragliare il malcapitato di turno solo quando si è sicuri di avere un tiro utile.
Insomma, non una delle grandi scelte più geniali fatte dal team…