Campagna “Stop Copia Privata”: cosa prevede e perché il cittadino italiano è sempre più sotto pressione

campagna Stop Copia Privata e possibile tassa sul cloud fino a 2,40€

La campagna “Stop Copia Privata”, promossa da DDay e sostenuta da associazioni dei consumatori e dell’editoria libera, accende i riflettori su un sistema che appare sempre più iniquo. In un contesto in cui i contenuti vengono fruiti prevalentemente via streaming o download digitale, continuare a imporre un compenso obbligatorio sull’acquisto di dispositivi di archiviazione — dagli smartphone alle chiavette USB — rischia di trasformarsi in una vera e propria tassa invisibile a carico degli utenti. In questo scenario, i cittadini vengono usati come “bancomat” per retribuire autori, editori e discografici, anche quando la funzione della copia privata è diventata marginale o addirittura superflua.

La tassa sulla copia privata si estende anche al cloud: una rivoluzione sui costi digitali

A complicare ulteriormente il quadro arriva la proposta del Governo italiano, secondo cui i compensi per la copia privata verrebbero applicati anche alle memorie in cloud, inclusi servizi come Google Drive, iCloud o Dropbox. Si parla di una tassa mensile fino a 2,40€ per utente (circa 30€ all’anno), che potrebbe generare un aumento dei costi tra il 16,8% e il 40% per alcune categorie di dispositivi. Questa ipotesi riceve legittimazione dalla normativa europea e da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che considera il cloud un supporto equivalente a un dispositivo tecnico per la copia privata. Diverse associazioni, come DigitalEurope, avvertono però che questa estensione potrebbe rendere più costosi i servizi digitali, penalizzando imprese e utenti, e rallentando l’adozione del cloud in Europa.

Critiche trasversali e impatti per i consumatori

Il modello attuale dei compensi per copia privata sta suscitando forti critiche. Oltre alle perplessità sull’equità del sistema, si evidenzia che gli aumenti riguardano una moltitudine di dispositivi che ormai hanno poco a che vedere con l’uso tradizionale della copia. Le SD card, per esempio, vengono troppo spesso tassate fino al valore massimo anche quando l’uso previsto è solo quello fotografico. Molti osservatori sottolineano che questa “gabella occulta” non solo grava sui consumatori, ma rischia di danneggiare la fiducia nel sistema culturale e legislativo italiano.

Un diritto mutato in balzello: la necessità di una riforma

Quella che una volta era una tutela per garantire la fruizione personale dei contenuti è oggi percepita come una tassa anacronistica: colpisce anche chi non sfrutta mai la funzione di copia, e penalizza l’innovazione. La campagna Stop Copia Privata spinge per una rivisitazione radicale del sistema, chiedendo che la normativa si adatti alla realtà digitale attuale e che venga garantita una giusta distribuzione dei compensi, senza gravare indiscriminatamente sui cittadini.

Fonte: DDay.it

FONTEDDay

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here