ChatGPT: alcune conversazioni condivise sono leggibili su Google, ecco cosa è successo e come risolvere

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Secondo numerose segnalazioni, molte conversazioni con ChatGPT condivise tramite link pubblico sarebbero indicizzate da Google, rendendole visibili nella ricerca web. L’episodio è stato causato da una funzionalità sperimentale, ora ritirata da OpenAI.

Come le chat diventano pubbliche e visibili online

La funzione “Share” (condividi) di ChatGPT permetteva agli utenti di generare un link pubblico alla conversazione. Cliccando la casella “Rendi questa chat visibile”, il link veniva reso accessibile ai motori di ricerca come Google e Bing. Di conseguenza, chiunque potesse usare comandi come site:chatgpt.com/share [termine] poteva potenzialmente visualizzare interi scambi, con prompt e le relative risposte.

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Privacy a rischio: cosa è emerso dall’indagine

Fast Company e altre startup hanno riportato che migliaia di chat pubbliche sono state indicizzate, incluse conversazioni con contenuti sensibili come dati personali, riflessioni private o strategie aziendali. In alcuni casi erano presenti nomi, località e informazioni riservate.

OpenAI ritira la funzione e avvia la rimozione dei contenuti

Di fronte alle polemiche, OpenAI, tramite il Chief Information Security Officer Dane Stuckey, ha annunciato la sospensione immediata della funzionalità. L’opt-in per rendere una chat indicizzabile è stato eliminato, e la compagnia ha avviato la rimozione dei contenuti già indicizzati dai motori di ricerca.

Cosa possono fare gli utenti per proteggersi

Gli utenti sono invitati a controllare tramite Google Search eventuali link chat indexati col comando site:chatgpt.com/share [nome o tema]. È indispensabile eliminare tutti i link pubblici dal pannello Impostazioni > Controlli Dati > Link Condivisi all’interno di ChatGPT. Questo aiuta a ridurre i rischi di esposizione indesiderata, anche se l’indicizzazione cache può mantenere contenuti temporaneamente visibili.

Implicazioni più ampie per la privacy e il futuro dell’AI

L’evento sottolinea quanto sia fragile la gestione delle conversazioni date ad AI come ChatGPT, specialmente quando contengono dati sensibili. Come evidenziato anche da The Wall Street Journal, sono cinque le categorie di informazioni da non condividere mai: identificative, sanitarie, finanziarie, aziendali e credenziali di accesso.

Una funzione sperimentale di ChatGPT ha permesso a utenti di rendere conversazioni pubbliche e indicizzabili su Google tramite link condivisi. Nonostante fosse opt-in, migliaia di chat sono state esposte, alcune contenenti dati sensibili. OpenAI ha ripristinato la privacy ritirando la funzionalità e avviando la rimozione degli elementi già indicizzati. Gli utenti sono invitati a verificare e rimuovere eventuali link pubblici.

Fonte: La RepubblicaThe Wall Street Journal

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