Qualcuno potrebbe dire che questa notizia sia cringe. Che si cringia anche già solo al pensiero che stiamo usando così tanto questa parolina magica. Ma se lo stiamo facendo, abbiamo tutte le motivazioni di questo mondo.
Lo dice l’Accademia della Crusca, del resto. Nel caso abbiate bisogno di un corso accelerato, “cringe” è un aggettivo mondialmente utilizzato per definire una situazione o una persona imbarazzante. L’atto del ‘cringiare‘, infatti, è quello di muovere i muscoli facciali automaticamente in senso di vergogna.
È cringe, ad esempio, vedere due fidanzati sui social scambiarsi quintali di paroline romantiche davanti a un pubblico sostanzialmente indifferente. In generale, parliamo di un termine versatile che da aggettivo può diventare anche sostantivo, riferendosi quindi alle immagini stesse che causano tale sensazione.
Peggio ancora, abbiamo anche la forma verbale: cringiare. Ovvero, l’atto di provare imbarazzo. Un termine quasi coniato dall’internet: o che quantomeno ha finito per diffondersi in tutto il mondo proprio grazie a influencer, video e alla classica cultura dell’internet a cui ormai dobbiamo gran parte del nostro folklore.
Finalmente (?) il tutto è ora riconosciuto dall’Accademia della Crusca, che ha accettato il suo uso diffuso anche in italiano e l’ha reso parte integrante del nostro vocabolario comune. Il termine in questione fu già indagato nel 2019 da Treccani. I puristi della lingua avranno di che lamentarsi, forse.
Fonte: Accademia della Crusca