Grazie a Polygon veniamo a conoscenza della trama dell’ultimo episodio mandato in onda per la serie CSI: Cyber, spin-off della popolare CSI: Crime Scene Investigation.
CSI: Cyber è sempre di genere investigativo ma si concentra su aspetti “moderni” come il gaming online, e lo fa in un modo che ha scatenato parecchie polemiche… Nell’ultima puntata della serie intitolata “Ghost in the Machine”, il gioco Blacklight: Retribution (FPS con ambientazione cyberpunk pubblicato nel 2013) utilizzato con la console immaginaria GameVex è al centro di un mistero sulla Rete: Viper75, trafficante di armi, ruba oggetti in game dagli account di giovani giocatori per poi minacciarli e costringerli ad aiutarlo a portare a termine missioni criminali.
Nella serie troviamo un cast di tutto rispetto: l’attrice Patricia Arquette (vincintrice di un Oscar) interpreta l’agente speciale Avery Ryan, affiancata da James Van Der Beek (che tutti ricordano per avere impersonato Dawson in Dawson’s Creek) nel ruolo di Elijah Mundo, padre di un giocatore.
L’agente Ryan, durante l’episodio, dichiara: “Il mondo del gaming online è un paradiso per predatori, pedofili, molestatori sessuali ed estremisti“. Non finisce qui, l’agente continua ricondando come tutti questi pericolosi soggetti possano nascondere la loro vera natura mentre fanno amicizia con i bambini e i ragazzi, in modo da guadagnarsi la loro fiducia.
Durante la puntata succede anche che un ragazzino, spaventato dall’FBI che voleva semplicemente fargli qualche domanda, si ferisce gravemente dopo avere fatto un salto da un’altezza eccessiva – confuso dall’abitudine di eseguire mosse simili all’interno del gioco. L’esperta agente Ryan non manca di precisare che questo comportamento è dovuto all’effetto Tetris, che porta i giocatori ad eseguire nella vita reale mosse che sono abituati a fare in game.
Polygon conclude il suo articolo con una frase evidentemente sarcastica: “In questa serie troviamo tante buone informazioni sui videogiochi e sul pericolo che possono rappresentare per i bambini“. Alcuni utenti però non sono soddisfatti del sottile sarcasmo e hanno commentato, sottolineando la disarmante superficialità della serie nel trattare l’argomento.
In effetti, è difficile da credere che nel 2015 ci siano ancora certi pregiudizi. Il mondo del gaming online (che non è certo nato ieri) è spesso visto come un luogo pericoloso – e troppo frequentemente confuso con il ben più generico “Internet”. Evidentemente ben di rado chi si occupa di scrivere le sceneggiature di CSI (o chi realizza servizi televisivi, o scrive articoli di giornale, e chi più ne ha più ne metta) non ha ben chiara la realtà.
Che la Rete sia pericolosa, non ci sono dubbi – ma lo è in modo simile a tanti altri luoghi, virtuali o meno. Il mondo del gaming, come molti sanno bene, può essere paradossalmente più sicuro di numerosi altri ambienti online, proprio perché i giocatori si connettono con il preciso scopo di giocare! Certo, l’attenzione non è mai troppa e tenere sotto controllo i più giovani è sempre una buona idea… ma seminare ansia e disinformazione serve davvero a qualcosa? Forse i videogiochi online hanno ormai sostituito le leggende metropolitane sui bambini rapiti mentre tornavano da scuola?
Diversi anni fa molti genitori raccomandavano ai più piccoli di non avvicinarsi mai agli zingari, raccontandoci di come le donne nascondessero i bambini sotto le loro ampie gonne. Raccontavano dell’uomo nero che veniva a prendere i bambini cattivi e dicevano di non guardare troppa televisione, perché faceva male. Insomma, in un modo o nell’altro, un capro espiatorio sembra ci voglia sempre…
FONTE: Polygon