
I ministri delle finanze dell’Unione Europea (Ecofin) hanno deciso di accelerare una profonda riforma del sistema doganale che riguarda le piccole spedizioni di valore inferiore a 150 €. Fino ad oggi queste spedizioni provenienti da paesi extra-UE entravano nell’Unione senza pagare dazi doganali, ma questa franchigia, comunemente chiamata “de minimis”, sarà abolita per arginare la crescente ondata di micro-pacchi a basso costo, soprattutto dalla Cina. La riforma definitiva dell’esenzione era inizialmente prevista per il 2028, in concomitanza con la completa revisione del codice doganale europeo, ma la pressione politica e commerciale ha portato l’Ecofin a spingere per un’applicazione anticipata già dal 2026.
Dal 2026 nuovi dazi sui piccoli pacchi nell’UE
Secondo le decisioni prese a Bruxelles, a partire dal 1° luglio 2026 l’UE introdurrà un dazio doganale fisso di 3 € per ogni pacco di valore inferiore a 150 € che arriva da fuori dell’Unione, in larga parte attraverso piattaforme di e-commerce come Shein, Temu e AliExpress. Questa misura temporanea sarà in vigore fino a quando non entrerà a regime il nuovo sistema doganale completo, che eliminerà definitivamente l’esenzione e applicherà le aliquote ordinarie previste per ciascun prodotto.
La modifica introdotta dall’Ecofin è pensata per rendere più equo il mercato interno europeo, contrastando quella che molti governi e industrie ritengono una concorrenza sleale dei venditori extra-UE nei confronti dei commercianti locali. Secondo i dati più recenti, oltre 4,6 miliardi di pacchi di basso valore sono entrati nell’UE nel 2024 senza dazi, con circa il 90 % di essi proveniente dalla Cina, e questa cifra è destinata a crescere.
L’Italia anticipa con una tassa di 2 € dal 2026
Nel frattempo, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni ha presentato un emendamento alla legge di Bilancio 2026 che prevede una tassa di 2 € su tutte le spedizioni di valore fino a 150 € provenienti da paesi extra-UE, con efficacia già dal 1° gennaio 2026, quindi prima dell’entrata in vigore della misura UE. In base ai documenti parlamentari, questa tassa dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 122,5 milioni di euro nel primo anno, e 245 milioni all’anno nel 2027 e nel 2028, contribuendo così alla copertura delle spese e alla riduzione del deficit pubblico.
La formulazione iniziale italiana mirava a colpire solo i pacchi extra-UE, ma poiché la materia doganale è di competenza esclusiva dell’Unione Europea, il contributo è stato esteso a tutte le spedizioni, comprese quelle interne al Paese, per evitare contestazioni legali da parte di Bruxelles.
Questa scelta fa discutere perché, se da un lato mira a frenare l’espansione delle merci cinesi a basso costo e a tutelare i produttori italiani, dall’altro rischia di ricadere sui consumatori finali e su piattaforme di e-commerce come Amazon o eBay, che non rientrano tra i target originari della norma.
Perché cambiano le regole: concorrenza e mercato interno
Le autorità europee ritengono che l’attuale esenzione per i pacchi sotto i 150 € sia diventata un vulnus competitivo, consentendo ai venditori extra-UE di eludere i dazi doganali e di offrire prezzi troppo bassi rispetto ai negozi e alle catene distributive europee, soprattutto nel settore dell’abbigliamento e degli accessori. Eliminare questa soglia è visto come un passo necessario per livellare il campo di gioco e far rispettare le stesse regole di concorrenza a tutti gli operatori.
La decisione dell’Ecofin segue una serie di proposte della Commissione europea volte a modernizzare il codice doganale e a semplificare le operazioni di controllo e riscossione dei dazi, adatte a un contesto di rapido sviluppo dell’e-commerce globale. L’azione dell’Ecofin anticipa quindi una riforma sistemica più ampia prevista entro il 2028, ma con effetti concreti già dal 2026.
Reazioni e prospettive future
Le reazioni alla riforma non sono univoche. Alcune industrie europee, in particolare il settore moda e retail, vedono con favore la fine dell’esenzione, considerandola una mossa necessaria per proteggere i produttori locali e riequilibrare la competizione. Associati come Federmoda e Confcommercio hanno accolto positivamente le decisioni dell’Ecofin, sottolineando che “stesso mercato, stesse regole” è un principio fondamentale per la giustizia competitiva.
Tuttavia, critici e rappresentanti dei consumatori sostengono che tasse e dazi aggiuntivi su pacchi di basso valore finiranno per pesare sui cittadini, rendendo più costosi gli acquisti online e non necessariamente riducendo la domanda di importazioni economiche. Alcuni osservatori ritengono che misure come quella italiana da 2 € possano amplificare l’effetto sui prezzi senza affrontare le cause strutturali della concorrenza sleale.
La decisione dell’Ecofin di abolire l’esenzione dai dazi per i pacchi sotto i 150 € segna un cambiamento significativo nel modo in cui l’UE gestisce l’importazione di beni tramite e-commerce. Con l’entrata in vigore dei nuovi dazi a partire dal 2026 e con l’Italia pronta ad anticipare con una tassa nazionale, il panorama degli acquisti online e del commercio internazionale verso l’Europa è destinato a trasformarsi nei prossimi anni, con impatti su consumatori, venditori e piattaforme digitali.









