Dopo nove anni, finalmente è arrivato il momento della recensione di Dead Island 2. Si, avete letto bene, sono passati NOVE lunghissimi anni da quel folle trailer del 2014 che vedeva un ignaro runner correre per le strade di Los Angeles mentre intorno a lui scoppiava un’apocalisse zombie.
Sarebbe un eufemismo definire travagliato lo sviluppo di Dead Island 2: originariamente affidato a Yager Development, è passato poi tra le mani di Sumo Digital e successivamente riassegnato a Dumbuster Studios. Insomma, una montagna di problemi che altri avrebbero risolto cancellando in toto il progetto, ma il publisher Deep Silver ha tenuto duro e ha continuato a insistere perché il sequel di questa particolare avventura horror potesse vedere la luce.
Il concept originale del 2014 non è stato modificato, quindi le vicende di questo Dead Island 2 prendono vita nella assolata Los Angeles, che viene ribattezzata Hell-A, un gioco di parole che punta all’assonanza con il più ben noto acronimo L.A. per definire l’importante città californiana. La storia parte immediatamente coi protagonisti che cercano di fuggire a bordo di un aereo, ma verranno inesorabilmente abbattuti da un missile dopo che un passeggero si rivelerà essere infetto.
A questo punto della trama, dopo aver scelto l’avatar, il giocatore dovrà farsi strada tra i rottami per raggiungere il quartiere di Bel Air dove lo attenderà un piccolo gruppo di sopravvissuti al disastro aereo. Ed è proprio tra le mura di una villa hollywoodiana che il nostro eroe scoprirà di essere immune al virus, e questo in Dead Island vuol dire una sola cosa: siamo un Ammazza-Zombie, e il nostro lavoro è uccidere quanti più morti viventi possibile.
L’aver scelto la mecca dello star system mondiale, Los Angeles, come location ha sicuramente influenzato alcuni aspetti di Dead Island 2. In particolare, il carattere mondano di questa città si riverbera nella sceneggiatura, che presenta molti spunti di black humor e situazioni che solo nella Città degli Angeli possono trovare una giustificazione plausibile.
Il prologo risulta essere molto più ritmato e “cinematografico” rispetto a quello del primo capitolo, e ogni avatar disponibile viene presentato in modo assolutamente folle o comico. Durante la campagna il nostro personaggio farà spesso commenti sarcastici tra sé e sé che vi strapperanno un sorriso nonostante il caos intorno a lui.
Moltissimi sono i comprimari, dall’attrice premio Oscar al reduce di guerra, e ognuno di loro presenta una caratterizzazione propria che, seppur non particolarmente approfondita, è ben fatta e capace di restare impressa. Ci sarà anche un gradito ritorno per i fan del primo capitolo, ma non vi diremo di più al riguardo. Per il resto, la scrittura della trama principale è godibile, nulla di straordinario sia ben chiaro, ma offre sufficienti incentivi narrativi per proseguire l’avventura a patto di chiudere un occhio su alcune incoerenze.
Le missioni secondarie sono piuttosto numerose e alcune di esse offrono spunti di ironia alquanto inaspettata. La narrazione si affida anche alla raccolta di documenti, diari e audio sparsi per tutta la mappa di gioco, andando ad approfondire gli eventi occorsi nei primi giorni dell’infezione o conferendo indizi per il prosieguo di alcune missioni.
Da un punto di vista estetico, il team di sviluppo ha ben inteso mettere molta cura nel contraddistinguere ogni zona di Los Angeles in modo inequivocabile: ad esempio Bel Air è disseminata da auto di lusso e mega-ville, mentre Venice Beach ha le sue palestre in spiaggia sebbene siano per lo più devastate dai tumulti. Non è possibile entrare in qualunque edificio esistente in game ma solo in quelli in cui è previsto, e gli interni dimostrano una discreta attenzione benché non brillino di interattività se non per la raccolta di materiali, armi e oggetti.
Dead Island 2 è un action RPG in prima persona a forti tinte horror che eredita, nei suoi fondamentali, la base ludica del primo capitolo con alcune importanti modifiche: l’implementazione del FLESH System, la gestione delle abilità e la personalizzazione delle armi. Di questo elenco, la novità più eclatante è sicuramente la prima, ma in cosa consiste?
In buona sostanza il gioco può gestire proceduralmente gli effetti dei colpi sui corpi degli zombie al fine di creare un effetto slasher particolarmente marcato, ed effettivamente il risultato è assolutamente soddisfacente: ogni colpo può randomicamente provocare smembramenti di arti, occhi che saltano dalle orbite e voli di mascella sui corpi dei nemici, e considerando che il combat si esplica per lo più a distanza ravvicinata, questa specifica meccanica amplifica moltissimo l’estetica decisamente gore del titolo e il feedback degli scontri.
Dead Island 2 mette a disposizione sei protagonisti con build specifiche e caratteristiche innate, ad esempio Ryan aumenta la propria forza ad ogni parata e recupera PV ad ogni uccisione. A questo si affiancano le carte abilità, che conferiscono mosse in più o bonus di vario genere e sono recuperabili sia giocando normalmente sia esplorando le mappe di gioco. Questa sorta di talenti devono essere equipaggiati in slot appositi differenziati per livelli: questi ultimi sono quattro e ognuno di essi è dedicato al potenziamento di specifici aspetti, come la capacità di difesa, di attacco o abilità base.
Questo sistema così concepito fa si che il giocatore possa personalizzare il proprio personaggio in modo da essere più coerente con il proprio stile di gioco e in base alle necessità, per esempio possiamo fare in modo che ci sia una esplosione ad area ogni volta che ci curiamo o eseguiamo un attacco pesante. Le armi presenti in game sono numerose e variano dai classici tirapugni ad armi da fuoco d’assalto, ed è possibile potenziarle e personalizzarle nei tavoli da lavoro appositi, creando ibridazioni anche elementali particolarmente devastanti, come fucili ad acido o martelli infuocati.
Dead Island 2 ha un encounter design parzialmente rivisitato rispetto al primo capitolo, richiedendo maggior uso di tattica e occhio per cogliere le opportunità che l’environment può offrire durante gli scontri: infatti capiterà spesso di venire soverchiati da orde di nemici che ci lanceranno palle di fuoco e/o acido dalla distanza, culturisti che ci abbatteranno con onde d’urto ad area e minion corridori super veloci. In questo contesto diventa essenziale il riposizionamento, l’uso strumentale di pozze d’acqua da elettrificare o benzina da incendiare, il lancio di bombe e lo switch delle armi in possesso.
Le bossfight non sono particolarmente esaltanti, e spesso ripetitive nel proporre gli stessi nemici, ma tendono a essere più impegnative e meglio congegnate sul finire dell’avventura. La difficoltà è gestita attraverso l’indicazione dei livelli degli avversari, ma abbiamo notato che nelle ultime battute il bilanciamento tende a perdere la retta via: un difetto che inficia quasi tutti i gdr ma che in questo caso non rovina totalmente il gioco e, considerando la natura del titolo, l’essere particolarmente efficaci nelle ultime ore aumenta il divertimento nell’affettare i malcapitati zombie.
Durante la nostra esperienza di gioco abbiamo trovato poco soddisfacente il feedback delle armi, che risulta essere poco coerente con il tipo di arma utilizzata, e in una IP dove nel 99% dei casi si menano fendenti e fucilate, il peso di questo difetto diventa macroscopico e poco gradevole, sebbene sia in parte tamponato dagli effetti visivi del FLESH System.
La struttura delle quest risulta essere abbastanza ripetitiva nei fondamentali, ma con qualche accorgimento di design gli sviluppatori sono riusciti a nascondere questa debolezza con discreta intelligenza, sebbene anche questi trucchi tendano a mostrare il fianco ad una ricorsività. Per esempio, inserendo la risoluzione di enigmi ambientali sono riusciti a interrompere il loop di gioco, ma essi sono pressoché tutti della stessa tipologia e risoluzione.
Il level design di Dead Island 2 gode di una estensione delle mappe piuttosto considerevole e si giova di una alternanza giorno-notte che da una parte invoglia nell’esplorazione e dona un aspetto diverso alla città di Los Angeles, ma dall’altra non offre grandi opportunità di approccio differenti dallo scontro a viso aperto.
Tecnicamente il gioco presenta qualche bug che, in una versione pre-lancio, è comprensibile poter trovare, ma non è nulla che non possa essere risolto con una patch correttiva al day one. Graficamente il titolo tradisce la sua natura cross-gen, ma la resa estetica generale risulta comunque gradevole e colorata. E’ presente un comparto multiplayer, che propone sia sessioni pubbliche che su invito o solo con gli amici, e quest’ultima è l’opzione più attesa dai fan del brand.
In conclusione, questo Dead Island 2 propone alcune migliorie rispetto alla prima iterazione che abbiamo particolarmente apprezzato, come il FLESH System e la nuova gestione delle abilità.
Sebbene la sceneggiatura non brilli di qualità eccelsa di coerenza, propone una serie di spunti che ben si contestualizzano alla particolare ambientazione losangelina, proponendo personaggi sopra le righe come ci si aspetterebbe dalla location prescelta. Anche il comparto artistico si presenta all’altezza delle aspettative, riuscendo a cogliere l’essenza dei vari quartieri di Los Angeles e restituendone una diversificazione marcata.
Dal punto di vista del design alcune cose non ci hanno del tutto convinto, come la realizzazione del feedback delle armi che risultano, in termini di risposta, piuttosto blandi e uniformati tra loro; e il level design che riesce solo in parte a fare il proprio mestiere in termini di approccio allo scontro. Anche per quanto riguarda la struttura delle quest, nel cercare di diversificare i loop di gioco con enigmi o indagini, avremmo gradito escamotage di design molto più variegati di quelli effettivamente proposti.
Insomma, abbiamo trovato Dead Island 2 un gioco gradevole, che può garantire divertimento a coloro che amano il gore e vogliono passare qualche ora spensierata ad affettare tonnellate di zombie senza troppi problemi.