Nel 2006, il primo Dead Rising realizzava il sogno proibito di tutti i videogiocatori amanti degli zombie digitali: una vasta ambientazione da centinaia di morti viventi intorno a un protagonista costantemente minacciato dall’ineluttabile piaga apocalittica. Prima di allora, infatti, era impossibile immaginarsi un gioco cosi tecnologicamente avanzato da permettere la presenza di tutti questi personaggi mossi dalla CPU contemporaneamente. Capcom e Microsoft avevano ben pensato di mostrare i prodigi della neonata (o quasi) Xbox 360 proprio sfruttando questo espediente. Ma come un sogno veniva realizzato, un altro rimaneva disatteso. Nonostante l’ampiezza del centro commerciale del primo episodio, e del Casinò del secondo, la tentazione di volere di più, come una città intera disponibile e completamente esplorabile, era in sicuramente presente in molti appassionati della saga.
Dead Rising 3 non presenterà più i limiti di tempo per completare le missioni, cosa che rendeva per molti l’originale sistema di gioco ostico e difficoltoso.
Sviluppato da Capcom Vancouver, che ha adottato la serie orfana di Kenji Inafune realizzando un secondo capitolo discreto, ma povero di nuove idee, Dead Rising 3 potrebbe rappresentare la vera rivoluzione del brand. Grazie alle possibilità offerte dal nuovo hardware, gli spazi di gioco saranno enormemente ampliati, trasformando Dear Rising in un vero e proprio open world ambientato in un’intera città, ovviamente completamente invasa dagli zombie. Siamo lontani dai colori e dalla spensieratezza, ironica e macabra, che trasmettevano le location delle scorribande di Frank e Chuck, protagonisti dei precedenti episodi. Los Perdidos è una città sporca: il cielo e i raggi di un timido sole a stento riescono a illuminare la polverosa città in fumo, rivelando soltanto le tinte fredde di quartieri grigi e smorti. Lo stile post apocalittico, retaggio delle nuove tendenze artistiche avviate dalla serie Walking Dead, sembra marchiare in maniera netta Dead Rising 3, avvicinandolo ai gusti del grande pubblico occidentale.
In questo disturbante background si muoverà Nick Ramos, il giovane meccanico dai connotati latinoamericani a cui spetterà il ruolo di nuovo protagonista. La cosa che salta subito all’occhio, oltre all’illuminazione dinamica e al grandissimo dettaglio generale, è la cura con cui sono stati ricreati gli interni e i corridoi delle case, per nulla trascurati rispetto a quanto si vede a cielo aperto. La telecamera è parsa più vicina che in passato e l’immedesimazione, coadiuvata dai tratti meno caricaturali degli zombie, ora più terrificanti che mai, potrebbe giovarne molto. Alcune ombre che attraversano l’edificio abbandonato di turno lasciano inoltre presagire la volontà a creare maggiore atmosfera rispetto al passato.
Grazie alle possibilità offerte dal nuovo hardware, gli spazi di gioco saranno enormemente ampliati, trasformando Dear Rising in un vero e proprio open world ambientato in un’intera città, ovviamente completamente invasa dagli zombie.
L’anima eccentrica e chiassosa di Dead Rising non è stata cancellata, e il fulcro del gioco è sempre quello di sopravvivere e sbarazzarsi delle centinaia di aggressivi cadaveri redivivi nella maniera più imprevedibile, improvvisata e fantasiosa possibile.
Tutto quello che rendeva divertente il titolo Capcom è tornato, ma il setting del gioco risulta più ampio e snellito. Abbiamo visto Nick arrampicarsi e superare ostacoli urbani con molta fluidità, inferire sugli zombie con diverse combinazioni corpo a corpo e servirsi di mattoni e altri materiali raccolti lungo la strada come armi improprie ma molto efficaci.
Non mancheranno ovviamente le bocche di fuoco: una volta impugnate, una comoda visuale in seconda persona permetterà di mirare la testa del non morto in una maniera che ci è sembrata piuttosto precisa. Le fasi shooter appaiono, alla luce di queste premesse, molto migliorate. La possibilità di creare improbabili armi ibride, come il “martello-sega circolare”, feature introdotta in Dead Rising 2, è ancora presente, ma liberata dall’ingombro di necessitare per forza di un tavolo di lavoro per creare gli oggetti e ora attuabile in ogni istante. Sarà possibile come in passato indossare improbabili e ridicoli costumi e girare per la città anche con dei veicoli altrettanto grotteschi, come la spassosa moto con un rullo e delle lame al posto della ruota anteriore, pronta a macinare decine di zombie in un attimo. Questi ultimi potranno inoltre godere di una I.A. davvero sorprendente (per degli zombie, si intende) e presteranno addirittura attenzione ai rumori che provocherete nella vostra stanza con il Kinect.
Los Perdidos è una città sporca: il cielo e i raggi di un timido sole a stento riescono a illuminare la polverosa città in fumo.
È prevista la possibilità di giocare in una chiassosissima modalità cooperativa con un amico, che si unirà alla nostra partita nei panni del camionista Dick. Ogni progresso raggiunto nel potenziamento del proprio personaggio sarà conservato una volta che torneremo alla nostra partita in singolo.
Chiudiamo queste prime impressioni sul titolo con un dettaglio fondamentale: Dead Rising 3 non presenterà più i limiti di tempo per completare le missioni, cosa che rendeva per molti l’originale sistema di gioco ostico e difficoltoso. Capcom ha però inserito la modalità “Nightmare”, per chi non fosse in vena di cambiamenti, che reinserisce i suddetti limiti di tempo al completamento delle varie fasi, rendendo la sfida più impegnativa. Insomma le premesse e gli elementi per accontentare gli amanti della saga e degli zombie-game sono al loro posto, e rendono molto difficile resistere alla tentazione di portarsi a casa una Xbox One, quest’inverno. Una cosa è sicura: Microsoft e Capcom stanno facendo di tutto perché questo accada!