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Deus Ex: Mankind Divided – recensione

1 Torna Adam Jensen, il guerriero più aumentato che ci sia. Che questa volta deve vedersela con un mondo ancora più oscuro di come lo aveva lasciato. Saremo all’altezza della sfida?

Nell’esaminare Deus Ex: Mankind Divided, non si può proprio prescindere dal ricordare Warren Spector, il leggendario creatore della serie. E constatare come, a distanza di così tanti anni, le intuizioni di questo guru del game design continuano a vivere anche nel lavoro di Eidos Montreal. Il mantra di Spector-san, “Playstyle matters” (“lo stile di gioco conta”) continua ancora infatti a essere il cuore pulsante delle scorribande cyberpunk di Adam Jensen.

2 Umani contro aumentati

Prima di gettarsi nella mischia del game design, è bene comunque ricordare che Deus Ex: Mankind Divided vive di storytelling, come e ancora di più del suo predecessore. La premessa narrativa è del resto oltremodo interessante: nel mondo si è infatti inasprito il conflitto tra la fazione degli “aumentati”, coloro che hanno scelto di modificare il loro corpo con innesti cibernetici, e i “normali”, ossia chi ha preferito attenersi a quanto madre natura gli ha fornito alla nascita. Lo scontro è inevitabile, e il risultato è un mondo dilaniato da una vera e propria lotta di classe, uno sguardo vivido e intenso su un futuro che speriamo di non dover mai vivere, e che eppure sembra essere così realistico.

3 Piena libertà di azione

Eidos Montreal sembra aver ascoltato le critiche dei giocatori del primo episodio, che accusavano Adam Jensen di essere un guscio davvero troppo vuoto. Il nostro aumentato preferito ora è invece diventato un personaggio sfaccettato e a tutto tondo, che potrà essere definito attraverso interrogativi morali stringenti e interessanti. La vicenda assumerà in certi momenti i tratti della cospirazione filo-nazista e, come da tradizione della serie, trame in piccola scala si riveleranno essere parte di un disegno oscuro e molto più ampio. Questa scelta di natura narrativa si riflette anche nella struttura delle missioni: non sarete infatti più limitati alla sola main quest, ma avrete a disposizione anche un ricchissimo parterre di missioni secondarie, che invece difettavano a Human Revolution.

4 Profondo ma poco innovativo

Dal punto di vista del gameplay, ci troviamo invece di fronte a una riproposizione in scala più grande di quanto già visto nell’eccellente Deus Ex: Human Revolution. Se c’è proprio una critica che possiamo muovere a Eidos Montreal è quella di non aver osato più di tanto introducendo nuove meccaniche, limitandosi ad aumentare lo “scope” dei livelli del gioco. Libertà è quindi ancora una volta la parola d’ordine: fin dall’inizio dell’avventura sarà chiesto al giocatore se predilige un approccio stealth o action, anche se a dire la verità il level design e la calibrazione della difficoltà dei nemici tendono a premiare maggiormente un approccio furtivo.

5 Cyber-arsenale

Per gli amanti delle sparatorie, tuttavia, è doveroso far notare che il combat system è stato notevolmente migliorato, anche se la mole di opzioni che si aprono di fronte al giocatore furtivo fanno capire ben presto qual la filosofia con cui gli sviluppatori hanno concepito il gioco. Gli innesti del protagonista, infatti, aprono possibilità sconfinate: potremo camminare indisturbati sfruttando l’invisibilità, vedere attraverso i muri o applicare un silenziatore al proprio corpo. La sperimentazione libera è del resto un atteggiamento incentivato dalle stesse ambientazioni, fortemente ramificate, che consentono quindi di prendere diverse strade alternative e giungere allo stesso obiettivo in modi differenti.

6 L’intelligenza artificiale

In tutto questo, l’intelligenza artificiale dei nemici non sembra essere particolarmente raffinata, tarpando quindi un po’ le ali alle velleità dello stealth system; in particolare, muoversi alle spalle del nemico o agguantarlo di sottecchi è decisamente fin troppo facile. Una scelta che può essere giustificata con la necessità di lasciare il giocatore libero di agire senza preoccuparsi troppo dalle conseguenze, ma che va un po’ contro quello che era lo spirito originale di Deus Ex. Quest’IA così facile da sorprendere funziona comunque bene in tutti gli altri frangenti, soprattutto se si decide di impostare la modalità Difficile. Ah, e torna anche il minigioco dell’hacking, praticamente invariato rispetto al predecessore.

7 Il comparto tecnico

A livello artistico abbiamo un gioco davvero solido, e gli artist di Eidos Montreal hanno svolto un lavoro monumentale nel comunicare il senso di oppressione dettato dalla premessa narrativa del gioco. Anche tecnicamente, Deus Ex: Mankind Divided si difende piuttosto bene, soprattutto per quanto riguarda l’illuminazione e la ricchezza di dettaglio degli ambienti. Insufficiente, tuttavia, il conto dei poligoni, causa primaria di una modellazione dei personaggi (in particolar modo quelli secondari) non esattamente al top. Il frame rate, infine, si mantiene stabile sui 30 FPS, pur con qualche caduta e con un po’ di tearing di troppo.

8 More of the same?

In definitiva, è questo il sapore che lascia Deus Ex: Mankind Divided. Il che non è assolutamente un male, dato che la carne al fuoco è tanta, il ventaglio di possibilità ampissimo, mentre la sceneggiatura regge e conquista. Ce ne fossero di più di giochi di questa caratura! Se proprio volessimo cercare il pelo nell’uovo, manca un guizzo creativo che renderebbe Deus Ex: Mankind Divided indimenticabile, costringendolo quindi ad accontentarsi “soltanto” dello status di ottimo prodotto. Il che, di questi tempi, non è assolutamente un male.

Deus Ex: Mankind Divided - Launch Trailer

RASSEGNA PANORAMICA
Voto:
8
deus-ex-mankind-divided-recensione<strong>PRO</strong> <BR> Premessa narrativa affascinante. <BR> Possibilità strategiche ampie e sfaccettate. <BR> Direzione artistica al top. <BR> <strong>CONTRO</strong> <BR> Cali di framerate. <BR> Modellazione poligonale insufficiente. <BR> Intelligenza artificiale non sempre sul pezzo. <BR>

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