Akira Toriyama è venuto a mancare il primo marzo 2024. La notizia è stata diffusa solo una settimana dopo. Fan e appassionati stanno condividendo sui social il loro ricordo del mangaka. Tra questi, due fan d’eccezione come Eiichiro Oda e Masashi Kishimoto, autori rispettivamente di One Piece e Naruto. Entrambi hanno esternato la loro costernazione e si sono abbandonati al ricordo di come i lavori di Toriyama abbiano fornito l’ispirazione necessaria per le loro opere. Ma ridurre Akira Toriyama al solo Dragon Ball sarebbe irrispettoso. Oltre al già citato – e precedente – Dr. Slump, Toriyama ha firmato anche il character design di diversi videogiochi.
Dragon Quest e Chrono Trigger, Sand Land e Jaco: The Galactic Patrolman, gli altri lavori di Akira Toriyama
Nato a Nagoya nel 1955, Akira Toriyama si appassiona da subito al mondo del disegno. Una passione, la sua, perfezionata con gli studi presso la Prefectural Industrial High School. Diploma nel 1974, a 18 anni. Dopo una breve esperienza lavorativa come pubblicitario comincia a dedicarsi alla sua passione: i manga e i fumetti.
Il debutto vero e proprio arriva nel 1978 con Wonder Island, una storia breve pubblicata su Weekly Shonen Jump dopo che Toriyama aveva vinto un concorso dedicato. Seguirà poi un secondo episodio nel 1979. Tanto è bastato ad Akira per iniziare a lavorare definitivamente nel settore in modo prolifico.
Il successo ottenuto con le due storie su Weekly Shonen Jump gli valgono un contratto dorato con Shueisha. La casa editrice di Shonen Jump gli offre un accordo decennale. Dopo aver pubblicato le sue prime quattro storie, tutte brevi e autoconclusive (i due Wonder Island, Tomato Police Woman e Today’s Higlights Island), Akira Toriyama si dedica al suo primo vero successo internazionale: Dr. Slump e Arale.
La serie nata su carta nel 1981 non ha certo bisogno di grosse presentazioni. Il geniale Dottor Slump, uno scienziato che vive sull’isola pinguino, tenta di realizzarsi una moglie robot. L’esperimento non va esattamente come previsto e il geniale inventore si trova invece per casa una pestifera e ingenua bimba robotica dotata di una forza straordinaria. Pensata all’inizio come storia abbastanza breve (quattro episodi), Dr. Slump e Arale finirà per contare 18 volumi Tankobon e due adattamenti animati.
Nel periodo immediatamente successivo, su Weekly Shonen Jump comincia a elargire consigli agli aspiranti mangaka. Su quella rubrica nascono due storie che finiranno col fare da base a quello che è riconosciuta ad oggi come la sua opera maggiore: Dragon Ball.
Ispirandosi al classico della letteratura orientale “Viaggio in Occidente”, Toriyama riadatta la storia di Sun Wukong prendendo in prestito alcuni concetti. Il ‘bimbo scimmia’ nato da una roccia ingravidata dal vento diventa Son Goku, un orfanello allevato tra le montagne dal vecchio nonno Gohan. Il suo viaggio in compagnia di Bulma alla ricerca delle sfere del drago comincia ufficialmente nel 1984, sul numero 51 di Shonen Jump.
Anche Dragon Ball è nota a tutti. Il manga va avanti originale conta 42 volumi, poi adattati come anime in Dragon Ball (i primi 16) e Dragon Ball Z (i restanti 26). I due anime vanno in onda in Giappone per la prima volta rispettivamente nel 1986 e poi nel 1989 fino al 1996. In Italia, la prima trasmissione non avviene sulle reti Mediaset, ma sul syndicate Junior TV già nel 1989.
La rete – evento straordinario per un’epoca come quella – riuscì a conquistarsi anche una breve dichiarazione proprio di Akira Toriyama in persona. Mediaset – che pure aveva provato a trasmettere lo stesso programma nel 1990 su Italia 7 – ritentò l’esperimento nel 1996. Col cambio di rete – era stata scelta Italia 1, idealmente riservata a giovani e adolscenti – e la concomitante pubblicazione del manga in Italia a opera di Star Comics, i primi 98 episodi della serie sono un vero e proprio successo.
Dopo Dragon Ball. Akira Toriyama, tra manga e videogame
Il resto – per ciò che concerne Dragon Ball, almeno – è storia recente. Mentre ancora la serie era però ai suoi albori, Toriyama vantava già un importante ingaggio da parte di una software house specializzata in JRPG. Forse non tutti sanno che, infatti, Squaresoft commissionò al mangaka il character design dei personaggi della serie Dragon Quest. Era il 1986, ma Toriyama e la sua influenza hanno proseguito a far sentire la propria impronta fino ai capitoli più moderni.
Una influenza più evidente – molto più evidente – nel videogioco del 1995: Chrono Trigger che avrebbe poi dato vita allo spin-off Chrono Cross. In questa occasione, Akira Toriyama si ritrova a lavorare gomito a gomito con Hironobu Sakaguchi e Nobuo Uematsu. Questo tridente si riformerà anche nel 2006 con Blue Dragon, altro JRPG di Square Enix divenuto poi anime l’anno successivo.
A fine anni ’90, comunque, Toriyama è ancora attivissimo matita alla mano. Tra il 1998 e il 2000 vengono pubblicate tre nuove storie. La prima di queste, datata 1998, è Cowa! Si tratta della storia di Paifu, un piccolo demone che insieme ad Arpon e José, due mostriciattoli amici suoi e lo scorbutico Maruyama. I tre partiranno in Jeep a caccia di una medicina utile a salvare il villaggio di Paifu. Segue nel 1999 Kajika, la storia del ragazzo malvagio che, maledetto da una Volpe per le sue azioni avrà una sola soluzione per salvarsi dal sortilegio: salvare mille vite.
Il nuovo millennio Toriyama lo inaugura con Sand Land. Il nome è tornato alla ribalta proprio di recente: il progetto è stato raccolto da Bandai Namco che ha deciso di trarne un videogame. L’originale – 14 episodi raccolti in un volume unico – racconta le gesta di Belzebubù, principe dei demoni, del ladro Shif che lo accompagna e l’anziano sceriffo Rao. In un mondo futuro conosciuto come Sand Land, l’unico fiume che fornisce a tutto il mondo l’acqua si è arrestato in seguito alle guerre umane e l’unica fonte d’acqua sono le costose bottiglie d’acqua del Re. Come Paifu a caccia di medicina, Belzebubù è costretto a partire coi suoi compagni alla ricerca di acqua.
Innumerevoli poi le opere parallele, i volumi, le storie brevi e autoconclusive realizzate da Toriyama nel corso degli anni. Ancora, nel 1999 viene serializzata un’altra sua opera: Nekomajin. Raccolta poi in un volume unico nel 2005, Nekomajin altro non è che una parodia spin-off di Dragon Ball.
Più intimamente legata però all’opera principale è il successivo Jaco: The Galactic Patrolman. In questo caso, infatti, ci troviamo di fronte a un personaggio secondario apparso in Dragon Ball Super a cui è stato dedicato un percorso tutto suo.