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Dragon Quest Builders – Recensione

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Dopo averlo provato in anteprima presso gli uffici di Koch Media, la versione finale di Dragon Quest Builders è finalmente nelle nostre mani. Nell’attesa dell’uscita ufficiale nei negozi, vi proponiamo la nostra recensione della versione PlayStation 4.

1 Un Dragon Quest… alternativo!

Come già evidenziato durante il nostro primo test, la trama di Dragon Quest Builders segue gli eventi del primo capitolo della saga per NES, uscito nel lontano 1986. O meglio, si basa su un finale alternativo, sul cosa sarebbe successo se l’eroe avesse accettato un’accattivante offerta da Dragonlord, il cattivo di turno.

Il malvagio signore del male, implorando pietà, offre infatti al protagonista il controllo di metà pianeta. Dopo aver detto di sì alla proposta, il protagonista viene ucciso a tradimento, lasciando l’intero mondo sotto il dominio di Dragonlord. La palla passa nelle mani di un nuovo eroe, avente il compito di ricostruire il mondo e riportare il regno di Alefgard ai fasti di un tempo.

La trama di Dragon Quest Builders segue gli eventi del primo capitolo della saga.

Non potendovi rivelare altri dettagli sulla trama, possiamo però dirvi che, pur essendo un mero pretesto per farci correre a destra e a manca, la storia di Dragon Quest Builders ci ha tenuti incollati allo schermo per parecchio tempo. Vi basti sapere che durante il test di due ore avvenuto negli uffici di Koch Media, abbiamo solo raschiato la superficie di questo interessante titolo.

Nella prossima pagina entreremo nel dettaglio del gioco, esaminandone il gameplay e gli elementi che lo distinguono dal celeberrimo Minecraft.

2 Minecraft, fatti da parte!

Dopo la creazione del nostro eroe, ci risvegliamo in una tomba, con una voce divina che ci guida durante tutta la durata dell’avventura. In qualità di unica persona al mondo con il potere di creare, il nostro compito è inizialmente quello di aiutare una ragazza di nome Britta a ricostruire il villaggio di Cantlin dalle macerie. L’aspetto più importante che contraddistingue Dragon Quest Builders è il fatto che abbiamo sempre uno scopo o una missione da compiere, siamo sempre impegnati a far qualcosa per qualcuno, insomma. Questo implica la classica “sindrome da fattorino”, ma perlomeno il tutto è giustificato dal fatto che il protagonista è (almeno all’inizio) l’unico detentore del potere di creare.

Cantlin è inizialmente il nostro punto di riferimento: possiamo salvare la partita, costruire stanze per ospitare la popolazione dispersa e naturalmente gestire tutta la parte relativa al crafting. A proposito di stanze e strutture, abbiamo apprezzato la loro gestione attuata attraverso dei progetti trovati o appresi dai vari personaggi. Tanto per intenderci, una stanza per il crafting deve rispettare alcuni particolari parametri come i muri alti due blocchi, la presenza di un tavolo da lavoro, di un falò e di un baule. Andando avanti nel gioco, la popolazione inizierà ad aiutarci nel costruire oggetti, usando appunto il baule per metterli da parte per il protagonista.

L’aspetto più importante che contraddistingue Dragon Quest Builders è il fatto che abbiamo sempre uno scopo o una missione da compiere.

La centralità di Cantlin è ben visibile anche attraverso una particolare barra presente nell’interfaccia utente. Abbiamo infatti sempre sott’occhio il livello della città, valore destinato a salire gestendo in modo responsabile luogo e persone. Costruendo camere da letto per i cittadini ed esaudendo le loro continue richieste, vedremo la nostra città crescere e di conseguenza anche la loro stima e fiducia nei nostri confronti. Non solo, aumenteranno le loro capacità di attacco e difesa, molto più utili di quello che sembra. Capiterà anche che, in alcuni momenti precisi, la città venga attaccata da mostri ed entità assortite. Il livello dei cittadini, unito alla qualità di mura e fortificazioni e alla nostra bravura, saranno di fondamentale importanza in questi momenti.

Dopo aver esaminato tutti quegli elementi che rendono Dragon Quest Builders diverso dalla concorrenza, è ora di parlare di ciò che lo accomuna con il già citato Minecraft. Trovate tutto nella prossima pagina.

3 Crafting e sopravvivenza

Le meccaniche di base che sorreggono il gameplay di Dragon Quest Builders sono piuttosto classiche e possiamo prendere proprio Minecraft come riferimento. Eccezion fatta per la visuale, che in questo caso è una via di mezzo tra la terza persona e un’inquadratura a volo d’uccello, gli amanti del gioco di Mojang si troveranno sicuramente a proprio agio con questo atipico Dragon Quest.

Il raccoglimento delle risorse e la creazione di nuovi oggetti tramite il crafting è fondamentale e funziona grossomodo come ci si aspetta. Ogni volta che troviamo un nuovo materiale, ci viene notificato cosa possiamo ricavarne. Alcuni oggetti possono essere creati con i classici tavoli da lavoro, altri usando la fucina, mentre il cibo può ovviamente essere cucinato sul girarrosto.

Gli amanti del gioco di Mojang si troveranno sicuramente a proprio agio con questo atipico Dragon Quest.

L’altro elemento che sorregge il gameplay è la sopravvivenza, gestita attraverso due indicatori a video. In primis, la barra dell’energia determina naturalmente i danni che il nostro personaggio può subire prima di morire e lasciare in terra parte dell’inventario. Essendo il gioco dipendente da un ciclo giorno-notte, questo indicatore può essere anche ricaricato dormendo. Il secondo valore indica la fame, da tenere carico il più possibile consumando cibi più o meno nutrienti.

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In fase di anteprima avevamo evidenziato un limite inerente al sistema di controllo, difetto che confermiamo anche per quanto concerne la versione finale del titolo. I controlli risultano infatti piuttosto macchinosi, specialmente nei riguardi della disposizione dei pulsanti, assolutamente non programmabili a scelta. Pur essendo come sempre una questione di mera abitudine, ogni volta è un “trauma” utilizzare X per aprire l’inventario, tasto che serve anche per l’interazione con oggetti e personaggi. Un altro aspetto che vogliamo sottolineare è l’assenza di qualsivoglia modalità multiplayer, nulla di grave ma in tanti potrebbero sentirne la mancanza.

4 Un mondo cubico

Terminiamo la nostra recensione con l’analisi dell’aspetto grafico di Dragon Quest Builders, confermando le stesse impressioni avute un mese fa in sede di preview. Il lato artistico del titolo è di tutto rispetto, la mano di Akira Toriyama è ben visibile nel design di personaggi e creature.

Questo grande pregio oscura, almeno in parte, i limiti tecnici del gioco, giustificati dal fatto che il gioco è stato concepito per girare anche su PlayStation Vita e PlayStation 3 (su quest’ultima solo in Giappone). Il puro conteggio poligonale e la qualità delle texture in generale non sono infatti al passo coi tempi, ma quantomeno non abbiamo da segnalare difetti tecnici o cali di framerate.

La mano di Akira Toriyama è ben visibile nel design di personaggi e creature.

Siamo invece completamente soddisfatti della componente audio, sia gli effetti sonori che le musiche di Koichi Sugiyama ci sono parsi di qualità eccelsa. L’adattamento in italiano è di buona qualità, anche se non mancano piccoli errori di traduzione, che ci hanno strappato qualche sana risata.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8.5
dragon-quest-builders-recensione<b>PRO</b> <br> Una valida alternativa a Minecraft. <br> Longevo e divertente. <br> Ottima colonna sonora e design. <br> <br> <b>CONTRO</b> <br> Tecnicamente datato. <br> Controlli macchinosi. <br> Manca il multiplayer. <br>

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