Dobbiamo ammetterlo, Dredge ci ha affascinato fin dal suo primo annuncio. C’era qualcosa nello stile, nel suo voler nascondere un sottotesto macabro in un altrimenti normalissimo simulatore di pesca, che ci ha spinto a rizzare le orecchie e a tenerlo d’occhio fino alla sua uscita. Di base, gli sviluppatori lo hanno presentato come un gioco dove si pesca, ci si potenzia la barca, si comprano nuovi strumenti e si imbrigliano prede. Con i soldi guadagnati dall’ultima caccia, poi, si entra in possesso di strumenti ancora migliori, di barche capaci di solcare mari ancor più distanti e quindi pescare qualcosa di più succulento.
Il loop di Dredge è chiaro, ed è quello alla base di qualunque dungeon crawler. Con la differenza che qui parliamo di un vero e proprio mare aperto stracolmo di atolli, isolette e segreti da scoprire. Il pericolo dietro l’angolo, però, è il vero colpo di scena che lo contraddistingue da un qualunque simulatore di pesca. Di base, per proseguire sarà sempre necessario entrare in possesso di qualche piccolo animale marino e consegnarlo al mittente designato. La difficoltà non è solo capire dove trovare cosa – e, magari, in quale momento della giornata – ma anche difendersi dalle mille insidie che si nascondono dietro l’angolo. Soprattutto di notte.
Partiamo dal presupposto che è un peccato svelare il mistero dietro l’unicità di Dredge. Se all’apparenza può sembrare un gioco di potenziamento piuttosto ordinario, tra le righe si acquattano vere e proprie derive horror da far accapponare la pelle. Il mistero dell’ignoto, la vastità dell’oceano, lo sconosciuto che si ammanta negli oscuri precipizi subacquei: una spruzzata improvvisa di Lovecraft permea Dredge da capo a piedi, con incarichi primari e secondari che diventano via via più strambi e con un’ambientazione che mette presto da parte la sensazione di relax dei viaggi in barca per sostituirla col terrore di finire dove non avremmo mai dovuto essere, ed essere inglobati da un pericolo più grande della nostra stessa concezione.
Fuggire e difendersi dal maligno è importante tanto quanto lottare con la nostra stessa mente: al buio, se si è da soli o non si riposa, potrebbero apparire ‘cose’ che neanche esistono. La genialità di Dredge è questa: si gioca con la continua paranoia, con la continua sensazione di essere seguiti, o per essere attaccati, quando magari neanche è vero.
E tutto questo, unito alla grandiosa direzione artistica, all’eccezionale monster design e ai continui vedo-non-vedo messi in scena dagli sviluppatori, regala un inaspettato orrore che non mancherà di rizzarvi i peli sulle braccia in ogni secondo delle vostre continue traversate. L’idea è geniale, ma la messa in pratica convince purtroppo a metà.
Ci vuole poco perché Dredge inizi ad appoggiarsi eccessivamente al suo loop di farming selvaggio; dal lato del giocatore, è anche palese come a volte convenga pescare e rivendere prede semplici all’infinito, piuttosto che avventurarsi dove è più pericoloso e magari rischiare di perdere capra e cavoli. Il risultato è un gioco facilmente rompibile in più punti, dove la pazienza viene quasi premiata più dell’intraprendenza, con incontri casuali che si esauriscono abbastanza in fretta e iniziano a ripetersi prima di quanto avremmo voluto.
In generale, Dredge fallisce lì dove il minuscolo budget del team non riesce ad arrivare. Le intenzioni erano interessanti, la visione artistica è sul pezzo, ma qualche contenuto più diversificato e un gameplay loop che premia più la bravura che la pazienza avrebbe sicuramente aiutato il progetto a uscire dalla sua bolla sicura e a diventare davvero indimenticabile. Recuperatelo, comunque, se vi piacciono i giochi apparentemente semplici ma con grossi e interessanti twist nascosti. Tenete solo a mente, però, che una volta capite le sue regole potreste finire a sentire la ripetitività un po’ prima del necessario.
Dredge arriverà su PlayStation, Xbox, Nintendo Switch e PC tramite Steam e GoG a partire dal 30 marzo 2023.