
Con lo scontatissimo Jackpot infilato da Clair Obscur: Expedition 33 ai The Game Awards dove, per inciso, Sandfall Interactive è riuscita a portarsi a casa anche dei premi che andavano oggettivamente assegnati ad altre produzioni, il 2025 dei videogame può dirsi concluso. Ciò trasforma il nostro consueto editoriale della domenica nell’occasione perfetta per dare uno sguardo ai trend e ai numeri che hanno segnato un’annata non solo interlocutoria, ma anche orfana del suo evento clou: quel debutto di GTA VI che, come ben sappiamo, non ha avuto luogo.
In precario equilibrio tra Crescita Sostenibile e Sostenibilità Creativa
Basandoci sulle cifre, il 2025 ha confermato l’ulteriore espansione del mercato prevista dagli analisti: con un aumento dei ricavi pari al 5%, il valore complessivo dell’industria videoludica ha infatti raggiunto il tetto dei 180 miliardi di dollari, staccando di netto quella del cinema, che si è invece arenata sulla soglia dei 120. A questo record è andata tuttavia contrapponendosi una diffusa stagnazione creativa, declinatasi in una generale omogeneizzazione delle proposte. Come certificato dalla penuria di progetti davvero innovativi tra i candidati agli allori della kermesse più prestigiosa del circuito, il terrore provato dagli investitori a sentir solo parlare di sperimentazione costituisce oramai un ostacolo all’evoluzione del medium. Al punto in cui siamo, la vera sfida degli anni a venire potrebbe non consistere tanto nel tagliare nuovi traguardi economici, quanto nell’individuare un modello di business più snello, in cui i budget non siano così esosi da sopprimere a priori ogni concessione alla creatività degli sviluppatori. Se è vero come è vero che la salute del settore dipenda da parametri di sostenibilità atti ad assicurare la sopravvivenza del maggior numero di aziende possibile, è altrettanto importante lasciare agli addetti ai lavori l’opportunità di sprigionare il proprio estro. Insistere ossessivamente sui medesimi format, sui soliti brand e sul riciclo di vecchi classici rischierebbe infatti di cronicizzare un impoverimento concettuale già tangibile, i cui effetti finirebbero alla lunga col ripercuotersi anche su conti e fatturati.
Segnali forti da Live Service e Piattaforme Digitali
Scartabellando tra statistiche e percentuali spicca, nel frattempo, il boom registrato dalle piattaforme digitali. Negli ultimi trecentoquaranta giorni, i titoli distribuiti attraverso servizi streaming, digital download e mobile hanno difatti superato il 65% delle vendite totali. Aggiungendo a questo ragguardevole risultato il 7% di crescita rilevato in ambito Free to Play, si desume che la sfera retail sia scivolata al 28%, superando in negativo proiezioni che, alla fine del 2024, molti avevano ritenuto pessimistiche.
Sebbene non esista gamer disposto a dichiararsi favorevole al concetto di microtransazione, tutti i principali provider di contenuti a tema hanno, intanto, manifestato la propria soddisfazione per il significativo incremento dei ricavi legato a questo mercato. Stiamo parlando di un sonoro surplus del 9%, stima che parla da sola e affonda radici salde nei dati forniti a riguardo da Steam, Epic, Microsoft, Nintendo e Sony.
Entusiasmo analogo proviene, infine, dalla galassia dei Live Service il cui modello ha, nel frattempo, generato profitti per oltre 40 miliardi di dollari e registrato una crescita generale del 10% rispetto all’anno passato.
Il Colpo di coda degli Open World
Spostando la lente d’ingrandimento sulla classifica dei generi che hanno incontrato il maggior favore del pubblico troviamo quella che potremmo definire la prima e forse unica sorpresa dell’anno. In barba alla saturazione di un format che, nella grande maggioranza dei casi, propone un’esperienza ripetitiva, prolissa e ridondante, i giochi a base Open World sembrerebbero essere infatti tornati alla ribalta. Le stime di mercato riportano, per l’appunto, che circa il 30% dei videogame venduti nel 2025 fosse legato a questo filone. Una buona fetta di questo risultato sarebbe da attribuire alle performance riportate al botteghino da Death Stranding 2, Kingdom Come Deliverance II, Ghost of Yotei e da Assassin’s Creed Shadows: un titolo, quest’ultimo, di cui pare si debba parlar male, ma che un silenziosa massa di videogiocatori sembra aver tuttavia apprezzato eccome!
Effetti collaterali della controcultura a parte, segnali positivi sono arrivati anche dal versante RPG più tradizionale dove si è evidenziato un margine di incremento del 2% rispetto al 2024: facile intuire quale titolo abbia influenzato questa statistica, un po’ meno prevedere se questo trend sia destinato a perdurare o finirà per decrescere nell’arco del 2026. Quanti agli altri generi di tendenza, le percentuali restano invece stazionarie, con margini decimali di incremento o decremento, ad eccezione dei work simulator, titoli cui abbiamo dedicato un’editoriale giusto un paio di settimane fa, che seguitano invece a batter cassa come i panettoni a Natale.
Gioie e dolori del circuito indipendente
Prima di passare ad una valutazione conclusiva, non possiamo ovviamente chiudere la nostra analisi del 2025 senza tastare il polso di quel mercato Indie cui tutti guardano quando l’originalità latita e il Mainstream continua a vomitare cloni. Fortunatamente, possiamo parlare di un’annata complessivamente positiva, in cui gli sviluppatori indipendenti sono riusciti a mettere la propria firma sul 10% dei titoli venduti a livello mondiale. Ciò indica un confortante + 4% in crescita dei ricavi rispetto allo scorso anno e suggerisce che non vi siano motivi per dubitare che l’anno venturo possa confermare un’ulteriore espansione. Mettendo questo margine di profitto a confronto con quello segnato in rapporto dalla sponda Mainstream, la situazione assume però una dimensione meno solare. Come dimostra il dato che vede soltanto il 2% dei titoli di questa fascia ad aver toccato la soglia del milione di copie vendute, il successo commerciale resta una chimera per gran parte degli sviluppatori legati al bacino indipendente… Il che stabilisce un margine di sopravvivenza medio piuttosto risicato per un numero enorme di studi emergenti. A questi ritmi sarà quindi dura mantenere il trend di crescita in positivo per gli anni a venire e al momento, l’unica soluzione sembra, ahinoi, costituita da maggiori concessioni a schemi di gioco e format narrativi più commerciali.
In breve…
Nel complesso, il mercato videoludico globale del 2025 ha mostrato segnali di crescita inconfutabili, ma anche evidenziato una dipendenza eccessiva da dinamiche di sviluppo atte a minimizzare il coefficiente di rischio legato all’eventuale introduzione di proposte più creative. Confermando, in parallelo, un ulteriore accentramento del giro d’affari mondiale sulle piattaforme digitali, con retail a picco e giochi Live Service in trend positivo, le statistiche ci restituiscono il ritratto di un’industria florida come non mai, che preferisce tuttavia affidare a usato sicuro e formule precotte il compito di ottimizzare i profitti.
Se non si riuscirà a recuperare il coraggio di sperimentare e prendersi qualche rischio in più, il 2025 potrebbe essere ricordato, in tal senso, come l’anno in cui il videogioco segnò nuovi record in termini di ricavi, perdendo però un’altra cospicua fetta della sua spinta creativa. La vera sfida che attende il settore a partire dal 2026 sarà pertanto quella di bilanciare la ricerca dei ricavi con una rinnovata audacia concettuale. Ma di questo e molto altro parleremo in termini più approfonditi la prossima settimana.










