Con la saga di Final Fantasy più in forma che mai e un sedicesimo capitolo non solo in dirittura d’arrivo, ma con ottime avvisaglie di successo, è bello vedere come Square non abbia dimenticato il suo passato. La leggenda di Final Fantasy è una di quelle storiche, indimenticabili e che hanno finito per protrarsi oltre i limiti del media. Creò un nuovo filone, generò milioni di cloni, cambiò definitivamente il modo di intendere il Gioco di Ruolo giapponese, si erse a paradigma assoluto del genere e crollò, solo per poi rialzarsi altrettante volte.
Final Fantasy è un po’ il Rocky Balboa dei videogiochi, quel marchio che non si arrende finché non sente la campana. E che, in un modo o nell’altro, è riuscito ad arrivare vivo e vegeto nel 2023, seppur con molti acciacchi e un’anima perduta tra mille esperimenti di poco successo. Tra giochi a turni, mix d’azione, action puri, sparatutto e battle arena online completamente da dimenticare, è proprio vero che a volte il bello lo si può trovare nella più grande delle semplicità.
Non lasciatevi ingannare dalla Final Fantasy Pixel Remaster, perché di semplice remastered non stiamo parlando. Acquistabili in un unico pacchetto o separatemente per un prezzo minore, questa collezione che contenente i primi sei episodi della fortunata saga è un lavoro certosino, intelligente, pieno d’amore e imprescindibile valore artistico. Non solo le grafiche son state ridisegnate completamente da zero, pur restando fedeli allo stile 2D originale, ma persino i vari gameplay son stati ricalibrati, resi più comodi e svecchiati per poter essere goduti appieno anche nell’epoca odierna.
Tra l’altro, è un’occasione perfetta per recuperare titoli di incommensurabile spessore ma che, spesso e volentieri, vengono dimenticati in favore di alcune iterazioni più recenti (o del sempreverde Final Fantasy 7, che a vent’anni di distanza sembra ancora non volerci abbandonare). La verità è che prima che la serie di Sakaguchi sfondasse nel mondo del 3D, c’era l’impronta di tantissima qualità il cui eco, purtroppo, è andato un po’ a disperdersi nel tempo (o nelle strambe conversioni occidentali che finivano addirittura per dimenticarsi interi episodi).
In occasione della Pixel Remastered, OGNUNO dei primi sei capitoli ha subìto piccole o grandi migliorie degne di nota, anche nel Quality of Life. Prendere in mano l’originale Final Fantasy 1, oggi, è un’impresa impossibile anche a causa di quanto poco divertente sia. Non ci si poteva muovere in obliquo, il senso di alcuni incantesimi era fin troppo criptico e, in battaglia, i protagonisti non riuscivano neanche a capire di non dover attaccare l’aria, se il loro bersaglio era stato ucciso preventivamente da un altro compagno di squadra. È ovvio, parliamo di esperimenti molto più che acerbi e, molte di queste sciocchezze, ora gliele si perdona anche. Il miracolo della Pixel Remaster, però, è che ognuna di queste brutture è praticamente sparita, riuscendo a rendere godibili persino titoli normalmente ingiocabili. I menu son più rifiniti e chiari, ci sono opzioni per equipaggiare in automatico ogni personaggio con i migliori strumenti in possesso, si può velocizzare il passo, automatizzare le battaglie più semplici e tanto altro ancora. Proseguire, o anche già solo farmare e grindare, ha ritmi adesso irresistibili.
Se pensiamo che queste enormi migliorie son state applicate a ognuna delle sei iterazioni, potete capire perché questa Pixel Remaster al limite del vero e proprio remake è un’occasione più unica che rara per godere di giochi storici nella loro miglior forma possibile. Sprite e sfondi son stati curati dal medesimo disegnatore originale, così come le storiche colonne sonore son state riarrangiate dallo stesso Nobuo Uematsu. E il lavoro svolto in tal senso meriterebbe una discussione a parte.
Nobuo Uematsu è forse uno dei più grandi compositori videoludici della storia, e a lui dobbiamo le OST dei Final Fantasy fino al decimo capitolo. È il papà dei brani più famosi del medium, di battle theme riconoscibili anche a distanza di trent’anni e di accompagnamenti capace di apostrofare scene da manuale del videogioco. To Zanarkand, la battaglia sul ponte di Gilgamesh, la (finta) orchestra per Sephirot sono solo alcuni dei centinaia esempi che potremmo fare. Per l’occasione, Uematsu è ‘tornato alla console‘ per svecchiare i suoi vecchi lavori; una seconda occasione simili è una casistica più unica che rara, e la Pixel Remastered ha anche il merito di aver concesso a Uematsu un ulteriore tentativo per migliorare ciò che, fino a poco fa, credevamo non fosse possibile migliorare ancora.
Final Fantasy Pixel Remaster è un’opera di valore inestimabile anche per questo: le colonne sonore esclusive e vagonate di artwork originali direttamente dalla matita di Yoshitaka Amano. È in ogni caso possibile tornare alle musiche originali ogniqualvolta si voglia, ma visto il risultato finale lo sconsigliamo altamente.
Per quanto riguarda i giochi singoli, c’è chiaramente un dislivello qualitativo piuttosto sensibile tra loro; sebbene la Pixel Remastered faccia di tutto per migliorare i lati deboli di ognuno, il peso degli anni e di alcune idee insite a sistemi unici fanno un’effettiva differenza. Final Fantasy 2, per dire, è stato a lungo odiato per il suo sistema di abilità legato all’utilizzo di ogni strumento, e la Pixel Remaster non può cambiare la natura stessa del gioco. Alcuni sottomenu vengono in aiuto, permettendo al giocatore di ribilanciare Punti Esperienza e monete ottenute a proprio piacimento, così da aggirare l’elefante nella stanza e perdere meno tempo con alcune idee non propriamente sviluppate. Ma, alla fine, non è molto diverso dal nascondere la polvere sotto al tappeto; per aggiustare alcune brutture, alla fine, non si può far altro che nasconderle dietro a un drappo.
Di base, i capitoli imperdibili della Collection son due, e per molti fan navigati non è neanche una sorpresa. C’è Final Fantasy 4, la storia della redenzione dell’oscuro Cecil, il primo vero racconto indimenticabile del franchise, e ovviamente Final Fantasy 6. Quest’ultimo è una perla più unica che rara, un capolavoro all’epoca quanto lo è ancora oggi, un ‘Signore degli Anelli videoludico‘ che non solo ha fatto scuola, ma che non è stato neanche mai più bissato. L’avventura di Terra, Edgar e Locke è il canto del cigno, l’opera magna che ha segnato l’addio al vecchio modo di fare Final Fantasy per poi affacciarsi al nuovo, più riconoscibile dai più. È indubbiamente la perla rara della Collection ma, come avrete capito, non l’unica motivazione per farla vostra interamente.
Nel corso delle decine e decine di ore necessarie per completarli tutti, sotto sotto, si studia. Si studia dove sono nate alcune idee, ci si sorprende nel notare come alcune meccaniche che oggi diamo per scontato, magari, all’epoca non lo erano poi così tanto. E ci si sorprende come, per ambizione narrativa, artistica ed esplorativa, Final Fantasy sia un pezzo da novanta già dalla sua primissima iterazione, anche se pubblicata prima ancora che molti di noi nascessimo. La Pixel Remaster svecchia alla grande i capitoli insalvabili e impreziosisce quelli da 10 in pagella ancora oggi. Magari il prezzo complessivo può far storcere il naso, ma è scusato dall’enorme mole di lavoro riversata in ognuno di loro.
Final Fantasy Pixel Remastered è storia, e tutto ciò che precede il settimo capitolo è purtroppo una pagina del videogioco oscura a fin troppe persone. È arrivato il momento di colmare questa lacuna, col miglior pacchetto restaurativo presente sul mercato. Con un solo acquisto vi ritrovereste un capolavoro, un’eccellenza rara e quattro ottimi esperimenti da spolpare e (ri)scoprire nella loro forma più smagliante.. Se amate il videogioco, un’occasione da non lasciarsi sfuggire.