Final Fantasy VII Rebirth: Cloud, Aerith, Tifa e Barret sono tornati – Recensione PS5

Quattro anni dopo - Dalla Midgar di FFVII Remake alle lande a cielo aperto di FFVII Rebirth

Final Fantasy 7 Rebirth Artwork Sephiroth Cloud Zack

Final Fantasy VII Rebirth è quasi arrivato. Mentre mancano pochi giorni all’uscita della seconda parte di questa operazione Remake organizzata da Square Enix, noi abbiamo avuto modo di mettere le mani sul gioco con un certo anticipo e di approfondire tutto il possibile circa questa parte di storia in compagnia di Cloud, Tifa, Aerith, Barrett eccetera. Mettetevi comodi.

Final Fantasy VII Rebirth: la nostra recensione (PS5)

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Final Fantasy VII Remake, fin dalla sua pubblicazione – avvenuta nell’aprile 2020 – ha profondamente diviso il giudizio dei fan della Settima Fantasia Finale. Se da una parte vi era chi lo lodava per il suo riproporre in maniera esemplare la prima parte di un grande classico del passato – il prologo ambientato a Midgar – dall’altra vi era chi lo detestava per le ‘folli’ novità narrative che introduceva, partorite dalle menti creative di Kazushige Nojima e Yoshinori Kitase.

L’avventura infatti si concludeva con una scena finale inaspettata che divergeva dal racconto originale e che negli ultimi quattro anni ha fatto discutere e sognare molti appassionati, i quali confrontandosi hanno cercato invano di trovare delle risposte che potessero in qualche modo spiegarla e dare ad essa una logica.

Il tempo però, come ben sappiamo, scorre inesorabile e finalmente Final Fantasy VII Rebirth, seconda iterazione di questa trilogia che ha l’obiettivo di ricreare dalle fondamenta un FFVII in salsa moderna, è giunto a noi.

Siamo quindi pronti a lasciare Midgar e ad incamminarci per le lande sconfinate di Gaia, il Pianeta in cui è ambientata questa intramontabile epopea. Il viaggio di Cloud, Tifa, Aerith, Barret e il resto della compagnia merita di essere (ri)vissuto?

Impugnate la vostra Buster Sword – ci rifiutiamo di chiamarla Spada Potens – e non dimenticate di equipaggiare le vostre Materia, facendo attenzione che quella birichina di Yuffie Kisaragi non provi a rubarvele.

La nostra avventura con loro è durata circa un’ottantina di ore e grazie a Square Enix abbiamo potuto giocarla in maniera approfondita in anticipo.

Abbiamo quindi molto da raccontarvi. Mettiamoci in marcia.

Un viaggio per due continenti insieme ad un cast storico e ricco di empatia – Trama e personaggi

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Final Fantasy VII Rebirth riprende il racconto esattamente da dove terminava in FFVII Remake. Cloud e compagnia hanno appena lasciato la metropoli di Midgar per inseguire Sephiroth e si trovano in una locanda della cittadina di Kalm dove l’ex SOLDIER sta narrando agli amici gli avvenimenti che hanno portato alla follia del suo vecchio compagno d’armi, avvenuti cinque anni prima nel villaggio di Nibelheim. 

Partendo da questo incipit la storia si svolgerà su due continenti, composti da sei regioni totali, fino ad arrivare alla Capitale Dimenticata degli Antichi, teatro di una delle scene più iconiche e celebri del titolo del 1997 e della storia del Videogioco in generale. I fan di vecchia data quindi possono dormire sonni tranquilli: quasi tutti gli eventi e le location del gioco originale sono presenti, seppur rivisitati in chiave moderna e corredati di dovuti approfondimenti narrativi.

Potrete quindi divertirvi con i minigiochi e l’appuntamento notturno al Gold Saucer, rivivere la backstory di Barret e di Dyne dopo aver scalato le vette impervie del Monte Corel, travestirvi da fanti della Shinra durante la parata di Junon e godervi le assolate spiagge di Costa Del Sol, gustandovi del fan service decisamente ben realizzato e immancabile per questa sezione. Sorprendente però è l’assenza di Rocket Town e Bone Village, che a questo punto crediamo verranno rese visitabili nel terzo titolo del progetto.

Non mancheranno inoltre deviazioni dal racconto così come lo conoscevamo e alcune potrebbero infastidire i puristi più indomiti che vorrebbero un rifacimento 1:1 con solamente una grafica migliorata.

Il consiglio resta sempre lo stesso, ossia di affrontare Rebirth con mentalità aperta e come fosse una nuova esperienza, così come è stato per Remake, altrimenti il rischio di rimanere scottati è alto, sebbene risulti chiaro fin da subito che Naoki Hamaguchi e il suo team hanno lavorato avendo bene in mente il materiale originale.

Nonostante qualche cambiamento, la sequenza degli eventi è in sostanza quella di sempre e la narrazione si attesta su ottimi livelli, grazie ad un’ottima regia e ad un cast di personaggi profondamente caratterizzato.

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A brillare più che mai sono proprio i protagonisti principali che riescono ad esprimere in maniera credibile ed umana le loro emozioni, ancora più di quanto già non facessero in Remake. Un esempio emblematico è rappresentato dal rapporto di sincera amicizia tra Tifa ed Aerith, messo in scena con una spontaneità in grado di scaldare anche il cuore del giocatore più impassibile.

Le due infatti interagiranno spesso tra di loro, talvolta alleandosi per deridere il povero Cloud che reagirà con perplessità alle loro battute. Lo stesso discorso è applicabile agli altri: l’esuberanza di Yuffie, la testardaggine di Barret, la saggezza di Red XIII e l’ambigua allegria di Cait Sith saranno più che mai palpabili e in grado di bucare lo schermo.

La sensazione di vedere persone (o creature) reali in carne ed ossa interagire tra di loro sarà forte e siamo certi che al termine dell’esperienza sentirete la loro mancanza, quasi fossero un gruppo di amici con cui avete trascorso molte ore piacevoli. Lo stesso vale per comprimari come Bugehagen, l’anziano studioso di planetologia di Cosmo Canyon, il giovane stalliere Choco Billy e l’onnipresente Johnny, espansi anche’essi in maniera notevole sotto il profilo psicologico e caratteriali.

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Certo, già nel ’97 erano ben caratterizzati, però ora non essendo più presenti certe limitazioni tecniche gli autori hanno potuto dar loro finalmente piena voce ed espressività.

Sempre dall’originale è ripresa l’alternanza tra momenti più leggeri e scanzonati con altri più cupi, anche qui gestiti con intelligenza per cercare di riprendere il mood e le atmosfere care agli amanti del settimo capitolo di Final Fantasy. Capiterà di passare da un torneo di carte a bordo della Shinra 8 in cui i passeggeri si divertono spensierati, ad un momento subito successivo in cui la paura inizierà a serpeggiare tra i corridoi della nave a causa di un improvviso attacco da parte di mostri marini.

Da questo punto di vista si è voluta mantenere una linea vicina a quella presentate dalle altre opere legate all’universo della Settima Fantasia Finale.

Narrativamente, la trama comunque è ben scritta e il consiglio e di affrontarla dopo aver giocato Remake e aver scoperto la sua storia. E’ vero che Final Fantasy VII Rebirth è stato concepito come opera stand alone e che nel pacchetto è presente un filmato che riassume gli avvenimenti più salienti del capitolo precedente, ma viverli in prima persona fa tutto un’altro effetto e sicuramente vi aiuterà a comprendere e ad apprezzare di più questa seconda parte del progetto.

Se aveste poi tempo a disposizione, sarebbe bene leggere anche il romanzo “Traces of Two Past”al momento non disponibile in italiano, ma di futura pubblicazione in lingua nostrana da parte di JPOP Manga –  incentrato su episodi del passato di Tifa ed Aerith e giocare “FFVII Ever Crisis, disponibile gratuitamente su mobile e Steam. Non sono indispensabili ma il vostro lungo viaggio risulterà sicuramente interessante.

E a proposito di lunghi viaggi…

Un mondo sconfinato – Sei regioni tutte da scoprire, ricche di attività e minigiochi

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Senza tanti fronzoli: il mondo di Final Fantasy VII Rebirth è semplicemente sconfinato e per estensione risulta essere tra i più grandi all’interno di un titolo mainline della serie. Tutte le aree del Pianeta sono interconnesse tra di loro e ciò significa che potrete muovervi senza soluzione di continuità dalle verdeggianti praterie di Kalm fino alle brulle pianure di Junon passando dalla miniera di Mythril senza che vi siano aree istanziate o caricamenti, in totale contrasto alla blanda esplorazione che proponeva Final Fantasy XVI (a tal proposito, qui la nostra recensione del gioco dello scorso anno).

Ovviamente le varie zone non saranno disponibili fin da subito ma si sbloccheranno mano a mano che proseguirete con la quest principale. Una volta che poi otterrete il Tiny Bronco, trasformato per l’occasione in un hovercraft, potrete navigare liberamente per l’oceano e fare la spola da un continente all’altro in totale libertà.

Questo però non sarà l’unico mezzo di trasporto disponibile: se infatti vi stancherete di andare a piedi potrete catturare un Chocobo e salirgli in groppa (ve ne è uno specifico per ogni regione, personalizzabile anche nell’aspetto) o se vi troverete a Corel avrete la possibilità di guidare il fiammante fuoristrada che vi verrà donato da Dyo, il direttore del Gold Saucer, per superare le dune più impervie del deserto o per attraversare  i putridi acquitrini che bloccheranno il vostro cammino. 

Se invece andrete di fretta, sarà possibile anche utilizzare il fast travel per raggiungere istantaneamente città o location legate ad eventi principali o secondari. Per il viaggio rapido vi sono poi le fermate dei Chocobo che potrete ripristinare nel corso delle vostre peregrinazioni, le quali fungeranno anche da checkpoint in cui sarà possibile recuperare HP e MP usando un Cuscino per sedervi sulle panchine. Sia mai che Cloud non voglia sporcarsi l’abito!

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Il senso di vastità è comunque sempre percepibile, invoglia a scoprire ogni anfratto del mondo e fortunatamente non è fine a sé stesso. 

Nelle sei regioni infatti saranno presenti numerose attività da svolgere, legate ai Dossier esplorativi di Chadley. L’androide creato dal folle professor Hojo ritornerà anche qui e ci chiederà di recuperare per lui dei dati affinché possa, come nel capitolo precedente, sviluppare nuove Materia o aggiungere ulteriori sfide al già conosciuto simulatore di battaglia.

Le attività legate ai dossier, saranno tra le più disparate: potrete andare a caccia di mostri rari, attivare delle Torri di Rilevazione per ottenere informazioni sugli hotspot circostanti, seguire un uccello per trovare delle sorgenti vitali nascoste che vi faranno scoprire indizi di lore e altri punti di interesse, cimentarvi nel minigioco della case dei Moguri per sbloccare il loro negozio segreto oppure scovare i santuari degli Esper, in cui dovrete premere i pulsanti del pad secondo una sequenza e un tempo prestabiliti per far si che le rispettive materie di invocazione vengano potenziate. 

Da segnalare anche la linea di quest dedicate ai Vestigi, con tanto di cutscene uniche per ciascuna, in cui dovrete trovare degli antichi materiali che sprigionano un’energia misteriosa e che sembrano essere legati ad una figura storica della saga di cui non vi sveliamo l’identità per evitare di rovinarvi la sorpresa. Esse, nello svolgimento, saranno molto diverse tra di loro e alcune vi obbligheranno addirittura a giocare a Forte Condor, il minigame strategico che avevamo già potuto provare in Episode Intermission, il DLC di Remake dedicato a Yuffie.

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Le mappe saranno quindi costellate di attività, così come accadeva in titoli come Horizon Forbidden West e Ghost of Tsushima, che a detta degli sviluppatori sono stati di grande ispirazione. Annoiarsi sarà dunque davvero difficile e i completisti più irriducibili avranno molto con cui divertirsi.

Da segnalare anche il ritorno degli incarichi secondari, che andranno ad approfondire le backstory di alcuni personaggi di contorno e che quasi sempre si riveleranno essere interessanti.

Si passerà dalla classica missione banale a Gongaga in cui bisognerà riportare dei polli all’ovile attirandoli con un esca di latta, ad altre più seriose, come raccogliere fiori insieme ad Aerith utili a realizzare una ghirlanda per Chloe, la tenera sorellina di Choco Billy, la quale soffre profondamente per la perdita dei genitori.

Le quest secondarie avranno inoltre la funzione di migliorare/peggiorare le affinità con i membri del party, grazie alle risposte che potremo dare loro durante i dialoghi a scelta multipla che le caratterizzano. Il grado di simpatia che i vari componenti del gruppo proveranno per Cloud sarà indicato da uno smile colorato che comparirà sopra la loro testa premendo il tasto L1 ed esso sarà determinante per uno specifico evento di gioco ma anche per assistere a delle scene particolari.

Se comunque neanche gli incarichi vi bastassero, Final Fantasy VII Rebirth è costellato da una miriade di minigiochi che incontreranno il gusto di tutti i palati e che vi faranno vivere numerose ore di divertimento oltre la trama principale.

Nel complesso, risultano tutti ben realizzati e tra i migliori vi sono le Corse dei Chocobo al Gold Saucer, Regina Rossa, un mix tra un card game e una partita a scacchi ben congegnato che farà la gioia dei nostalgici del Triple Triad e del Tetra Master e ovviamente il pianoforte, con cui è possibile eseguire alcune tracce iconiche di FFVII utilizzando degli spartiti oppure che si può suonare liberamente, per la gioia dei musicisti.

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Meno convincente invece il minigame intitolato “Lotta 3D”, un brawler in cui un Cloud in versione blocchettosa – che richiama il suo modello poligonale originale – deve sfidare alcuni avversari a suon di pugni. Nonostante la barra ATB necessaria ad eseguire le azioni fosse carica, durante la nostra prova i comandi non sempre erano reattivi e ci è capitato di perdere più di una volta. Un peccato, dato che a vedersi è una gioia per gli occhi.

Non mancheranno poi il G-Bike giocabile al Gold Saucer, in cui il biondo ex-SOLDIER sarà a bordo di una moto e dovrà sconfiggere i fanti della Shinra e lo Spaccadeserto – variante del Rompicasse di Remake -, in cui avrà l’obiettivo di distruggere un tot di casse entro un limite di tempo.

E per chi se lo chiedesse, sì, ritornano anche le flessioni in palestra che ai tempi fecero gridare di rabbia più di qualche giocatore che voleva ottenere il trofeo ad esse legato. 

Arrivati a questo punto, qualcuno potrebbe pensare che FFVII Rebirth sia un gioco dispersivo e che le attività di contorno possano in un qualche modo minare all’intensità della narrazione.

La risposta è molto semplice: potrete gestire la vostra avventura come preferirete ed eventualmente prima concentrarvi sulla trama per poi recuperare tutto in seguito, dato che nessun incarico è (per quello che abbiamo provato) mancabile.

Potrete tranquillamente affrontare le missioni del capitolo 2 al capitolo 13, a differenza di Remake in cui esse erano strettamente collegate ad una specifica sezione di gioco.

Final Fantasy VII Rebirth è quindi un gioco che si adatta al ritmo del giocatore, che avrà la libertà di scegliere su cosa concentrarsi senza rischiare di perdersi nulla. Ma in tutto ciò, si menano ancora tanto le mani in FFVII Rebirth?

Certo che sì e ci sono anche delle interessanti novità.

ATB, Sinergie e azione – Il combat system di Remake torna con delle novità

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Il combat system, ibrido tra action e turni dinamici, che unisce presente e passato della serie tanto apprezzato in Remake torna anche in Rebirth, impreziosito da alcune succose aggiunte.

Oltre alle magie e invocazioni, il cui utilizzo è reso possibile dalle Materia equipaggiate e alle abilità individuali specifiche e uniche per ciascun combattente, sono state aggiunte le Azioni Sinergiche che è possibile eseguire insieme ad un compagno di squadra attivo in combattimento mentre si tiene premuto il tasto R1 per parare un attacco.

Esse saranno fondamentali sia per riempire velocemente la barra ATB dei personaggi coinvolti, sia per difendersi o malmenare gli avversari, essendo sia di tipo offensivo che difensivo. Imparare a padroneggiarle sarà di vitale importanza per uscire vincitori dagli scontri, che anche a difficoltà Standard offrono un buon livello di sfida.

Non ci vergogniamo a dire che ci è capitato di fare più di qualche Game Over durante alcune boss fight particolarmente ostiche. Ogni battaglia richiede quindi un certo tatticismo per essere vinta e il button mashing sarà solo la via più breve per arrivare ad un’amara sconfitta, a differenza del recente Final Fantasy XVI. 

Da non confondere con le Azioni Sinergiche, sono le Abilità Sinergiche, ben più letali e spettacolari nell’esecuzione, che sarà possibile attivare riempiendo a sufficienza la barra omonima, data da cinque piccoli rettangolini situati in basso a destra delle due barre ATB. Essi si riempiranno utilizzando abilità e magie che consumano l’Active Time Battle e una volta che il numero richiesto dalla tecnica sarà pieno si potrà eseguire l’attacco speciale che coinvolgerà sempre due dei protagonisti schierati in battaglia. Esempio: se Barret e Red XIII si troveranno ad affrontare una fight spalla a spalla e si vorrà far loro utilizzare l’Abilità Sinergica “Slancio Bestiale” essi dovranno aver riempito fino a tre rettangoli per ciascuno, castando magie come Ignis e Crio o menando fendenti con le abilità individuali.

Ci sarebbe molto altro da dire sulla loro utilità e sul fatto che alcune hanno effetti diversi, come “Stremare” più a lungo un avversario ma preferiamo lasciarvi il piacere di scoprirle per conto vostro per evitare di dilungarci troppo.

Va detto però che per sbloccarle sarà necessario ricorrere ai Manuali di Combattimento legati a ciascun personaggio e a cui sarà possibile accedere dalle librerie Maghnata e da alcuni appositi distributori sparsi per le terre di Gaia.

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Una volta aperto il manuale, ci si presenterà davanti una simil-Sferografia alla Final Fantasy X in cui potremo sbloccare Abilità e Azioni Sinergiche e migliorare HP e MP spendendo i PE (Punti Espansione) guadagnati in battaglia. Gli stessi manuali si potranno “evolvere” rendendo disponibili nuove abilità da riscuotere mano a mano che il “livello della squadra” si alzerà. Quest’ultimo andrà ad incrementare quando porterete a termine missioni secondarie o con il semplice progredire della trama, spesso e volentieri in seguito a boss fight importanti.

Insomma, la componente ruolistica è parecchio approfondita in FFVII Rebirth e siamo certi che gli amanti del genere avranno da divertirsi per un ammontare di ore impressionante.

Le stesse fight non risultano mai noiose, grazie alla possibilità di utilizzare sette personaggi diversi – tra cui finalmente Red XIII, Yuffie e Cait Sith – ognuno dotato di uno specifico stile di combattimento e di abilità personali uniche. Peccato solo che Cid e Vincent non siano ancora giocabili, ma gli sviluppatori hanno già dichiarato che li stanno tenendo in caldo per il terzo capitolo della trilogia. Un po’ deludente invece non poter switchare tra i personaggi attivi nel party e le riserve a combattimento iniziato come accadeva in altri Final Fantasy, possibilità che onestamente ci aspettavamo. 

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Cercate comunque di equipaggiare con attenzione sempre tutti quanti con armi e protezioni all’ultimo grido: anche se i personaggi in panchina guadagneranno la stessa esperienza di coloro che sono in campo, accadrà spesso nel corso dell’avventura che gli eroi che dovrete portarvi appresso saranno decisi dagli eventi di trama, quindi sarà meglio evitare di farsi cogliere impreparati. Sul gameplay, combat system e dungeon – questi ultimi visitati spesso da più prospettive, capirete meglio cosa intendiamo quando giocherete – ci sarebbero ancora numerose righe da spendere, essendo Final Fantasy VII Rebirth ricchissimo di meccaniche che nel loro insieme funzionano come un perfetto ingranaggio creato da un artefice dotato di grande ingegno. 

A questo punto non resta che parlare di un’aspetto che per molti giocatori è di grande importanza: Final Fantasy VII Rebirth è anche bello da vedere?

La sfida di Square Enix: l’unione di una bella grafica ad un mondo vasto

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Dall’uscita della demo che permetteva di giocare il primo capitolo ambientato a Nibelheim le lamentele non sono mancate. Coloro che l’avevano provata attentamente affermavano innanzitutto che il parkour, che serve per scalare rocce impervie o sporgenze, avesse animazioni poco rifinite e che il colpo d’occhio generale non fosse del tutto convincente, a causa di texture mal renderizzate e di effetti di luce e di ombre non troppo curati.

La build che abbiamo giocato per scrivere questa recensione era decisamente migliore sotto diversi punti di vista, sebbene non fosse del tutto priva di imperfezioni. Durante le scorribande per la prateria di Kalm ci è capitato di incappare più volte in popup improvvisi di piante e vegetazione che si caricavano mentre correvamo a perdifiato con Cloud e compagnia e allo stesso tempo alcuni edifici in lontananza apparivano caricati per metà, lasciando intravvedere delle zone “vuote” nel loro modello.

Ma non dovete temere: Square Enix ci ha rivelato che per l’uscita del gioco, fissata per il 29 febbraio, rilascerà una corposa patch che andrà a correggere la maggior parte dei problemi presenti pre-release, migliorando di netto la qualità visiva generale, la frequenza dei fotogrammi e soprattutto la “Modalità Performance” che a discapito dei 60fps costanti presentava una risoluzione generale un po’ sfocata. Va detto comunque, che al netto di queste problematiche che verranno risolte, la nostra esperienza è stata molto positiva.

Final Fantasy VII Rebirth Recensione PS5 2

Le regioni, tutte diverse tra loro, sono una gioia per gli occhi, così come le città, che sono ricche di dettagli curiosi e di edifici dall’architettura particolareggiata. Contemplare luoghi come Cosmo Canyon, Kalm o Junon al tramonto da un promontorio in lontananza è un’emozione unica che un tempo potevamo solo immaginare ma che oggi è divenuta pura realtà.

Menzione d’onore anche ai modelli dei personaggi, fedelissimi alle loro controparti originali e dotati di espressioni facciali magistrali in grado di esprimere alla perfezione i sentimenti da loro provati nella varie situazioni che si troveranno a vivere.

La dolcezza di Tifa vi coinvolgerà, così come vi commuoverete quando un Barret in preda alla disperazione dovrà affrontare i traumi che lo hanno portato ad odiare profondamente la Shinra e a combatterla. Infine, siamo certi che non potrete resistere dal voler accarezzare il pelo dettagliatissimo di Red XIII e dell’enigmatico Cait Sith, nonostante siano figure virtuali confinate dietro uno schermo in un mondo immaginario.

Ma ovviamente un buon mondo immaginario necessita anche di una buona colonna sonora e i personaggi che lo popolano di un buon doppiaggio.

Musiche e voci dal Pianeta – La colonna sonora e il doppiaggio 

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Mitsuto e Suzuki e Masashi Hamauzu non potevano deludere. La composizione della colonna sonora è eccezionale e al di là di qualche traccia, giustamente, riciclata da Remake per conferire continuità al progetto, tutti i brani sono eccezionali e catturano in pieno quello che è sempre stato lo spirito di Final Fantasy VII.

Giungere a Kalm e sentire una “Ahead on Our Way” riarrangiata con le fisarmoniche tocca corde profonde del cuore, così come accade a Junon quando parte improvvisamente “Rufus Welcoming Ceremony, lo storico inno della parata citato anche in Final Fantasy IX, cantato da un coro di voci solenni.

Insomma, tutti i motivi musicali più importanti sono presenti e sono stati riorchestrati per l’occasione con cura e amore, in modo da far scendere ai nostalgici più di una lacrimuccia.

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Ovviamente non possiamo non citare la favolosa “No Promises To Keep”, composta per l’occasione da Nobuo Uematsu e cantata dalla talentuosa Loren Allred, una canzone dal tono malinconico che vagamente ricorda “Eyes on Me” di Final Fantasy VIII e che potrete ascoltare in un momento piuttosto importante dell’avventura.

Sul doppiaggio, perlomeno quello giapponese, non possiamo invece esprimere pareri negativi, ma solo lodare ancora una volta l’ottimo lavoro svolto dai doppiatori. Segnaliamo che è cambiato il voice actor di Barret, lo storico Masahiro Kobayashi, ora rimpiazzato da Funaki Masato, che comunque svolge un buonissimo lavoro nell’interpretare il personaggio.

Sono disponibili anche le voci in inglese, francese e tedesco, ma su queste non possiamo esprimerci non avendole testate direttamente. Ricordate però che se giocherete con i sottotitoli in italiano impostando il doppiaggio in lingua d’Albione incapperete in parecchie discrepanze tra scritto e parlato, dovute al fatto che lo script inglese si prende numerose licenze poetiche e che la nostra traduzione si basa sull’originale in giapponese.

Conclusioni – Final Fantasy VII Rebirth è Il Final Fantasy più mastodontico di sempre

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Dopo questa lunga disamina, non si può che arrivare ad un’unica e semplice conclusione: Final Fantasy VII Rebirth è il Final Fantasy (offline) più completo e più riuscito degli ultimi vent’anni e che traccia, a differenza di Final Fantasy XVI, il giusto percorso che i futuri capitoli mainline della saga dovrebbero seguire, unendo una trama ben scritta e un mondo di gioco dotato di enormi aree interconnesse e ricco di attività ad un gameplay action in cui una solidissima componente ruolistica è alla base. Come già affermato in precedenza, i fan più irriducibili e puristi storceranno sicuramente il naso di fronte ad alcune scelte narrative o a come certi eventi verranno raccontati, ma c’è anche da dire che il gioco originale è sempre disponibile e pronto per essere rigiocato e amato.

In cuor nostro crediamo però che Rebirth saprà convincere anche i più scettici, che forse finalmente riusciranno a mettere da parte la nostalgia e a godersi appieno questa vecchia, ma anche nuova storia che Nojima, Kitase e Nomura hanno deciso di raccontarci e che si concluderà tra qualche anno con l’arrivo del capitolo finale della trilogia. Ma parlando al presente, nelle circa ottanta ore che abbiamo impiegato per per completare la main story, non rinunciando a scoprire e a goderci la maggior parte dei contenuti secondari, a dominare sul nostro volto è sempre stato un sorriso compiaciuto.

Final Fantasy VII Rebirth Recensione PS5 5

Square Enix ha vinto la sfida superando sé stessa e regalando al pubblico uno dei Final Fantasy più belli, emozionanti e vasti di sempre.

Perderselo perché vittime della nostalgia sarebbe uno dei più grandi peccati.

Liberatevi dal passato, abbracciate i vostri sogni e godetevi ciò che deve venire.

Final Fantasy VII Rebirth aspetta solo di essere scoperto da voi, facendo breccia nel vostro cuore come una Masamune affilata.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
9
final-fantasy-vii-rebirth-cloud-aerith-tifa-e-barret-sono-tornati-recensione-ps5Parte centrale dell'operazione di rinnovo avviata da Square Enix con 'Remake', Final Fantasy VII Rebirth altro non fa che confermare i punti forti dell'esperienza. Vero, qualche licenza narrativa rispetto all'originale, Hamaguchi e il suo team hanno voluto prenderla. Nel complesso, però, è come se gli sviluppatori non avessero fatto altro che rendere reali i nostri sforzi di immaginazione con cui arricchivamo i modelli poligonali low-res di quasi 30 anni fa. Il pianeta Gaia è vivo, ricco e colorato, in attesa solo che noi continuiamo a visitarlo.