Passato o futuro? Questa è la domanda cardine che ci siamo posti durante la stesura di questa recensione di Fire Emblem Engage. O meglio, come si è posta Intelligent System di fronte a questa dicotomia che si ripresenta ogni qual volta che una serie storica propone un nuovo capitolo? Davanti a questo bivio moltissimi rispondono abbracciando il lato oscuro del passato pur di non scontentare i propri fan core. Altri, in aperta contraddizione con questi ultimi, si aprono totalmente a nuovi orizzonti.
Gli sviluppatori di Fire Emblem Engage invece hanno percorso un cammino alternativo e forse più complesso, ovvero quello della sintesi tra passato e futuro. Siamo consci che quest’ultima affermazione, agli occhi di un lettore smaliziato, potrebbe sembrare un’astuzia linguistica per nobilitare il ben più popolare concetto di “due piedi in una scarpa” ma, in realtà, l’operazione Fire Emblem Engage non si risolve con un mero compromesso per far felici tutti, risultando essere invece un’opera che riassume i fondamentali della serie rielaborandoli in modo complesso e guardando al futuro.
Come anticipato dalla nostra anteprima (QUI), le vicende di Fire Emblem Engage avvengono mille anni dopo la grande guerra contro il Drago Maligno, un’entità sovrannaturale di potenza inaudita che minaccia la pace e la libertà dell’immaginario continente di Elyos. L’entità smodata del conflitto costringe gli abitanti di questa terra a evocare gli Emblemi, eroi di altri mondi, in aiuto alla causa.
Questi ultimi, insieme ai migliori cavalieri di Elyos, riescono a fermare l’avanzata del Drago Maligno e imprigionarlo. Dopo mille anni però il potente nemico riesce a liberarsi dalle catene e torna a minacciare la pace ma, questa volta, troverà un grosso ostacolo davanti al proprio cammino: il Drago Divino Alear.
Risvegliatosi da una sorta di letargo magico, il nostro eroe dovrà attraversare le terre del mondo di Fire Emblem Engage alla ricerca degli Anelli degli Emblemi, gioielli che permettono l’evocazione di questi antichi eroi che avevano combattuto la prima guerra contro il Drago Maligno. In questo lungo viaggio tra i quattro regni di Elyos altri personaggi si uniranno alla causa per sconfiggere definitivamente il potente nemico.
Da un punto di vista narrativo l’opera non brilla per originalità, non tanto per il disinvolto ricorso a tropi letterari abusatissimi come l’eroe smemorato, ma per la scarsa profondità di scrittura, che al massimo scalfisce la superficie e non si dà pena di arricchire un racconto di per sé basilare nella sua struttura.
Il concetto “storia semplice, personaggi complessi” non è di casa in Fire Emblem Engage e, in particolare, il contenuto dialogico si rivela spesso banale. L’enfasi espressa in sede di doppiaggio non fa che esaltare questa caratteristica. Ciononostante, gli sviluppatori sono riusciti a gestire queste fasi narrative con intelligenza e quindi, al netto di questi evidenti difetti intrinsechi, la trama riesce a sostenere l’alternanza con le battaglie con una buona resa.
La generale caratterizzazione dei personaggi risulta sufficiente e viene quasi del tutto demandata all’esperimento delle conversazioni di Sostegno o Legame: alcune di queste svelano particolari risvolti emotivi, stranezze o vezzi che diversamente non sarebbe stato possibile scoprire seguendo la trama principale, dato anche il consistente numero di comprimari in game.
A questo si deve necessariamente aggiungere l’indubbia alta qualità del character design, che tratteggia ogni singolo eroe con una estrema cura, riuscendo a conferire ad ognuno di loro un aspetto estetico fortemente distintivo.
In generale, il titolo gode di un’estetica curata nei minimi dettagli e di cutscene di grande qualità, con animazioni in battaglia assolutamente spettacolari, degne del miglior anime, ma pecca nella realizzazione degli ambienti di gioco creando un forte contrasto tra i personaggi e ciò che li circonda.
Anche dal punto di vista tecnico Fire Emblem Engage fa un passo avanti rispetto ai predecessori presentando un’interfaccia più ordinata e pulita ma, soprattutto, di più facile e agile consultazione. Il comparto musicale è ottimo e ogni battaglia ha un sottofondo energico e assolutamente azzeccato.
Questo nuovo capitolo ha compiuto una scelta di design che sembra allinearsi ad una wave ludica tutta giapponese sempre più presente, ovvero l’evocazione di alleati. In questo caso Intelligent System ha implementato un sistema che consiste nella fusione tra un personaggio e uno dei tanti Emblemi posseduti, denominato Engage.
Questa è la meccanica regina del nuovo combat system, tanto da diventare parte del titolo, e risulta essere il perno su cui tutto il gioco si poggia. Il giocatore ha a sua disposizione dodici anelli dell’Emblema coi quali richiamare una specifica evocazione, e grazie a esse il personaggio può godere di alcuni potenziamenti o attacchi speciali, come Superamento o Teletrasporto, che prima non possedeva. Una meccanica che all’apparenza sembra piuttosto banale ma, in realtà, è inserita all’interno di un contesto ludico molto più complesso e profondo: più utilizzeremo un certo anello più guadagneremo punti abilità e livello Legame, che ci permetteranno di ereditare un potere posseduto dallo spirito in modo da poterlo equipaggiare a piacere anche quando cambieremo il destinatario di quello specifico monile.
La lista dei perk che si possono ereditare è molto varia, e va dal conferire una maggiore mobilità in campo all’aumento di statistiche come la magia, o il numero di attacchi. Insomma, la lista delle possibili combinazioni tra eroi e Emblemi, unita alla possibilità di ereditare alcune caratteristiche, è davvero ampia, ma viene tamponata da una poca generosità nel concedere punti abilità, limite che gli sviluppatori hanno inserito per evitare che chiunque possa rompere il gioco molto prima di quanto non si pensi.
Indipendentemente da ciò, questa fase di personalizzazione del team richiede una certa perizia e calcolo, come si addice al genere di riferimento di Fire Emblem Engage. Inoltre alcune missioni richiedono la presenza di specifici eroi e/o Emblemi, quindi la strategia di affinamento delle caratteristiche deve essere ben ragionata sull’intero parco dei personaggi e non solo su uno specifico team. Altra meccanica nuova è la Breccia, ovvero se si sceglie di attaccare con un’arma contro cui è debole l’avversario (per esempio usando una spada contro un’ascia), quest’ultimo non potrà contrattaccare.
Un discorso a parte merita il Somniel, l’hub di gioco, dove è possibile riorganizzare le truppe e passare del tempo con loro. Sono disponibili mercanti dove acquistare o vendere oggetti, pozioni ed armi, così come potenziare l’equipaggiamento; ma ci sono anche laghetti nel quale pescare o spazi dedicati alla ginnastica.
Ma soprattutto c’è la mensa, che ha una funzione non tanto diversa da quella di Monster Hunter. Inoltre ci sono la Sala degli Emblemi, dove gestiremo le varie eredità, e l’Arena, una sorta di dungeon dove potremo far allenare gli eroi in solitaria o insieme a un Emblema con lo scopo di far aumentare esperienza e migliorare i livelli di Legame.
Come sottolineato precedentemente gli eroi disponibili sono numerosi, ben più degli Emblemi disponili, ma è possibile comunque equipaggiarli di un anello legame che è possibile creare presso la sala apposita. Questi gioielli “minori” consentono di migliorare i parametri e ottenere punti abilità spendendo i frammenti sparsi per il mondo di gioco. Gli sviluppatori hanno previsto anche una Torre delle Prove, dove sarà possibile cimentarsi con missioni specifiche e premi da poter usare in game, come potenziamenti speciali per le armi.
In buona sostanza, descrivere l’intero sistema che regola Fire Emblem Engage è più difficile che giocarlo, infatti gli sviluppatori hanno gestito ottimamente la fase di tutorial, permettendo di imparare i primi rudimenti con estrema facilità, complice anche una progressione ben calcolata e contraddistinta da una buona dose di sfida.
Le battaglie rispecchiano questo equilibrio di gioco e risultano essere per la maggior parte soddisfacenti, variegate e davvero studiate per impegnarci a diversificare le nostre strategie. Ciononostante l’ultima boss-fight non l’abbiamo trovata all’altezza delle aspettative rispetto a quanto fin lì affrontato.
Gli sviluppatori hanno previsto tre livelli di difficoltà (normale, difficile e folle), e due diverse modalità: classica (con la morte permanente) e principiante, che permette di recuperare i compagni caduti in battaglia. Inoltre è possibile anche scegliere come far crescere i parametri, se casualmente o in maniera fissa.
Fire Emblem Engage è un titolo che punta decisamente sulla giocabilità, facendo affidamento su di un sistema stratificato, e garantisce una buona dose di libertà nel gestire la crescita del proprio party. Consci della complessità che hanno imbastito, gli sviluppatori hanno puntato a rendere nel complesso l’opera molto più concentrata, intuitiva e snella del solito nelle parti tradizionalmente più tediose.
Anche visivamente il titolo gode di un’estetica vivace e accattivante e di una pulizia dell’interfaccia assolutamente chiara ed efficace nella lettura durante le battaglie. Di contro, la componente narrativa risulta essere sufficiente ma non all’altezza del gameplay, seppur compensata da una gestione dei ritmi ben calcolata.
In conclusione Fire Emblem Engage è un ottimo titolo, che potrà soddisfare gli amanti della saga e sicuramente attirerà l’attenzione di chi non è avvezzo al genere.