Dopo aver concluso il nostro hands-on in anteprima di Fire Emblem Engage, possiamo riassumere le nostre sensazioni con un ben poco elegante ma assolutamente appropriato ‘Tanta roba!’
A partire da un comparto artistico migliorato non solo dal punto di vista meramente tecnico, ma anche della cura nel dettaglio e nella presentazione visiva dei personaggi coinvolti in questa nuova avventura. Fino ad arrivare alle migliorie della user experience di questo attesissimo sequel made in Intelligent System.
La storia si incentra sulle vicende accadute nel continente di Elyos, devastato da una guerra mossa dal potentissimo Drago Maligno. Dopo una lotta senza quartiere che vedeva coinvolti i più grandi eroi dei quattro regni e gli Emblemi, il pericoloso nemico venne imprigionato e la pace ritornò a farsi strada ma, dopo mille anni, le catene che trattengono il Drago Maligno incominciano a cedere e il terrore torna a farsi strada tra le terre della meravigliosa Elyos.
Fortunatamente per noi, a venire in soccorso ci sarà Alear, il nuovo Drago Divino, che raccoglierà la richiesta di aiuto dei quattro regni e andrà alla ricerca di valorosi aiutanti e degli anelli dell’Emblema per sconfiggere definitivamente l’agguerrito avversario e i suoi feroci sgherri.
Una premessa narrativa che anticipa il carattere fortemente epico di questo Fire Emblem Engage e che ricalca, per certi versi, un cliché abbastanza consolidato in ambito videoludico ma che si arricchisce di un altro elemento che ci ha interessato maggiormente, ovvero la ricerca da parte del protagonista di ciò che è stato il suo passato.
Alear infatti non ricorda nulla di sé e di ciò che gli è accaduto prima di cadere in questa sorta di letargo magico. Un elemento di mistero che gli sviluppatori hanno gestito fin dalle prime battute con brevi scorci di vissuto del protagonista che ci hanno lasciato piuttosto basiti. Non abbiamo la possibilità di potervi raccontare di più, ma quel poco che abbiamo potuto vedere fa ben sperare in una sceneggiatura avvincente e interessante da scoprire in tutti i suoi particolari.
Artisticamente e graficamente, questo Fire Emblem Engage ha compiuto un salto in avanti assolutamente ragguardevole sia dal punto di vista della resa grafica che soprattutto della cura estetica generale: non parliamo solo dell’aspetto dei vari personaggi, ma anche delle ambientazioni e delle cutscene in game e non.
In particolare, gli scontri si arricchiscono di animazioni dedicate e diversificate per ogni eroe ed Emblema, che fanno sfoggio di mosse particolarmente belle da vedere conferendo al titolo una spettacolarità che garantisce un godimento assoluto nel lanciare attacchi, complice anche una scelta musicale particolarmente energizzante. Anche la resa dell’interfaccia utente è nettamente migliorata, e rende al giocatore un servizio più gradevole alla vista ma, soprattutto, più chiaro ed efficace.
Il gameplay di base resta il classico, dunque abbiamo un manipolo di personaggi con specifiche abilità (come il mago o il tank) da dover muovere strategicamente sul campo di battaglia, ma con l’aggiunta dell’Engage, cioè l’elemento che ai nostri occhi è il più interessante da esplorare in termini di analisi ludica (e che viene non a caso citato nel titolo stesso di questo capitolo).
Ma in cosa consiste questo Engage? In buona sostanza è l’uso tattico-strategico degli anelli dell’Emblema, che ci permettono di evocare uno specifico spirito guerriero che rappresenta uno gli eroi delle epoche passate, come Marth o Sigurd. Il richiamo di questi Emblemi ci garantisce una sincronizzazione con essi, e infonde all’unità in gioco una serie di abilità e l’uso di armi speciali che possono devastare con un solo click nemici corazzati e non. In alcuni casi queste abilità permettono una maggiore mobilità o di concatenare attacchi multipli a differenti nemici.
Un sistema che strizza l’occhio ai fan storici dalla saga ma, soprattutto, caratterizza di profondità e complessità un combat system del quale abbiamo potuto provare solo le prime battute, ma che promette interessanti risvolti con il prosieguo dell’avventura.
Ci preme sottolineare che Fire Emblem Engage ha una gestione delle nuove meccaniche molto equilibrata, quindi se questo primo sguardo può avervi fatto impaurire, vi garantiamo che gli sviluppatori hanno messo in piedi un onboarding molto graduale ed intelligente.
In realtà l’evocazione di fantasmi o demoni sta diventando una soluzione ludica sempre più comune nell’ambito del gaming giapponese (vedasi l’ultimo Bayonetta 3, QUI la nostra recensione), ma fortunatamente ogni IP che ha utilizzato questa risorsa l’ha gestita in modo assolutamente personale, e non vediamo l’ora di poter capire quanto questo Fire Emblem Engage abbia modellato su di sé questa particolare soluzione di design.
Abbiamo avuto anche la possibilità di visitare quello che è l’hub centrale di gioco, il Somniel, dove potremo riorganizzarci e fare il punto della situazione. Segnaliamo inoltre che il gioco è dotato di sottotitoli in italiano.
Insomma, non possiamo che consigliarvi di tenere d’occhio questo nuovo capitolo di Fire Emblem, al netto dei malumori che qualche fan ha sollevato nei riguardi del design del personaggio principale, Alear.
Le premesse per essere uno dei migliori gdr tattici a turni dell’anno ci sono tutte, e non possiamo che aspettare di poter giocare al titolo nella sua interezza per confermare o smentire queste primissime opinioni in merito.