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For Honor Beta – Hands On

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1 San Valentino di sangue

Cosa lega la dolce festa di San Valentino a un sanguinoso e violento simulatore di battaglie medievali, vi chiederete? Allora ancora non sapete dell’imminente arrivo di For Honor, l’action/online di Ubisoft che promette di innalzare il concetto di battaglia multigiocatore a un livello mai sperimentato prima. Noi, già al tempo, abbiamo avuto la fortuna di mettere le mani su una versione Alpha; quest’ultima, per quanto acerba, riuscì comunque a veicolare il messaggio del colosso francese. Dopo tanti dubbi, avevamo finalmente la certezza che il loro concept – a conti fatti – potesse sul serio funzionare.

Sappiamo benissimo come riprodurre in maniera spettacolare e allo stesso tempo divertente (o equilibrata) degli scontri all’arma bianca, in un multiplayer online, sia un traguardo più unico che raro. Sono stati in molti a provarci – chi ricorda God of War: Ascension? – ma, dopo un periodo di eccitamento iniziale, sono tutti finiti nel dimenticatoio. For Honor, a dispetto di quanto la storia ci ha insegnato, ha voluto tentare la sorte un’ultima volta, ma a modo suo. Mesi fa, ci trovammo di fronte a un prodotto per certi versi ancora “illeggibile”, ma con alla base un’idea solida e dei concetti dalla fortissima personalità. Ubisoft ha provato il tutto per tutto, ma almeno l’ha fatto senza risultare troppo derivativa e mettendo in campo qualcosa di relativamente nuovo. Non tutto funzionava come dovuto ma, inutile nasconderlo, di questo ce ne siamo accorti un po’ tutti.

La voglia di dargli una seconda possibilità, di seguire passo passo la sua evoluzione, era però più accesa che mai. Sapevamo che mancava ancora molto al suo arrivo nei negozi – oggi, un po’ meno – e per questo motivo non ci eravamo persi d’animo. I punti interrogativi erano tanti, forse troppi, ma per ogni dubbio che ci lasciava trovavamo almeno due nuove certezze. È anche ovvio che una software house non voglia mostrare tutti i suoi assi nella manica fin dalla versione dimostrativa, ed è altrettanto ovvio che un prodotto non appaia al massimo delle forze già in uno stadio così prematuro dello sviluppo. Quindi, col cuore pregno di speranza, ci lanciamo nuovamente nei mortali campi di battaglia Ubisoft, nel tentativo di dissipare anche gli ultimi quesiti e – magari – di trovare qualche gradita sorpresa. La Beta, in tal merito, riesce nel suo intento.

Mesi fa, ci trovammo di fronte a un prodotto per certi versi ancora “illeggibile”, ma con alla base un’idea solida e dei concetti dalla fortissima personalità.

2 Si torna in guerra

Il concetto di For Honor è semplice, diretto ed efficace. Si sceglie uno dei guerrieri a disposizione (alcuni sbloccabili solo più in là), si decide a quale fazione prestare giuramento – tra cavalieri, vichinghi e samurai – e si scende sul campo, arma in spalla, a dettare legge a suon di ossa spezzate e teste decapitate. Quando ci si riesce, almeno. Dopotutto, come in ogni altro gioco online, saranno abilità e dedizione a farla da padrone, e non sarà affatto anormale sentirsi scoraggiati di fronte a dei primi, magri risultati. Il tutorial iniziale, in tal merito, funziona alla grande.

For Honor è un gioco abbastanza complesso, ed è sbagliato dare per scontato di poter apprendere le basi con il solo trial&error. Partiamo dal presupposto che il tutto ruota attorno la posizione di combattimento, che potremo alternare in tre pose differenti. In questo modo, attaccheremo l’avversario da differenti direzioni nel tentativo di spezzargli la guardia e infliggergli dei danni; se i due guerrieri si trovano nella medesima posa, tra l’altro, l’attacco sarà nullo. Parliamo quindi di un balletto della morte, rapido e insaziabile, in cui due (o più) persone alterneranno fendenti offensivi a posizioni difensive, attendendo con pazienza l’attimo migliore per punire l’altro. In generale, siamo di fronte a un gameplay che ci concede colpi leggeri, pesanti, spezzaguardia, contro-spezzaguardia, parry e persino abilità uniche legate al singolo soldato.

Come già confermammo ai tempi dell’Alpha, il combat-system di For Honor è innovativo, ben studiato e – soprattutto – funzionale. Non c’è casualità, non c’è fortuna, ma un semplice miscuglio di riflessi e tattica che, per forza di cose, finisce per creare duelli appassionanti e ben orchestrati. Ovviamente, buona parte della profondità la si vede solo per mezzo delle varie tecniche speciali, sbloccabili e non, di cui è dotato ogni guerriero. Sottolineiamo subito come gli avatar digitali sono tutti molto differenti tra loro: chiunque si aspettasse dei tizi nerboruti differenziati solo dall’aspetto esteriore dovrà per forza di cose ricredersi. I vichinghi sono macchine da guerra senza pietà, lente e – in alcuni casi – anche abbastanza leggibili, i samurai rapidi e insaziabili, mentre i cavalieri risultano forse i più versatili tra tutti. Anche qui, però, bisogna fare nette distinzioni, considerato come ognuno di loro offra numerose varianti capaci di cambiare in continuazione le carte in tavola.

Parliamo quindi di un balletto della morte, rapido e insaziabile, in cui due (o più) persone alterneranno fendenti offensivi a posizioni difensive, attendendo con pazienza l’attimo migliore per punire l’altro.

3 Ordini e contratti

Il maggior tempo a disposizione ci ha permesso anche di scavare più a fondo nelle battaglie e in tutto ciò che ruota attorno a esse. È vero che il corpo a corpo è il pilastro portante dell’intera esperienza, ma For Honor fa leva anche su molto altro. Come in ogni buon multigiocatore che si rispetti, infatti, non sarà raro finire per perdere interi quarti d’ora nello spulciare i vari menù, alla ricerca del pezzo d’arma o di armatura perfetto da equipaggiare, dell’angolino di logo da modificare o del contratto migliore da siglare.

Sfide giornaliere da intraprendere, statistiche da bilanciare e tenere costantemente d’occhio, risultati da studiare per capire come muoversi in futuro: se siete tra coloro che amano tuffarsi in centinaia di valori, numeri e orpelli matematici, For Honor fa indubbiamente per voi. Questo, inutile precisarlo, a lungo andare potrebbe anche trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Già da ora sembrano essere in costante vantaggio coloro che, con più ore alle spalle, sono riusciti a potenziare già solo di un minimo il proprio equipaggiamento; il matchmaking, a tal proposito, svolge un lavoro egregio nell’affiancarci con chi si attesta sul nostro stesso livello, ma la paura che tali fragili equilibri possano essere in futuro falsati, resta comunque forte.

Croce e delizia della produzione, delle modalità di gioco profondamente diverse tra loro che – oltre a donare esperienze diametralmente opposte – mostrano il fianco a vari problemi strutturali: primo tra tutti, il fatto che le battaglie di For Honor non sembrano adatte a gestire le mischie più voluminose. Il numero, mai come in questo caso, fa la differenza, e una delle tante motivazioni è imputabile a un sistema di lock-on non tra i migliori. Se è vero che l’onore paventato nel titolo si assapora appieno nei testa a testa, non aspettatevi neanche alcun tipo di gentilezza nei match più numerosi. Oltre l’1 contro 1, infatti, potremo impegnarci in 2 contro 2 o addirittura in 4 contro 4, con tanto di Intelligenze Artificiali a popolare l’area e pericoli ambientali pronti a rivoltarcisi contro da un momento all’altro.

Il gioco di squadra, in molti casi, la fa da padrone. Ma se è vero che For Honor promette di dare il meglio di sé in compagnia di team affiatati, rischia presto di scoraggiare chiunque salti sul carro per un po’ di divertimento veloce. Inutile girarci attorno, senza delle buone spalle, la vittoria la si vede solo col binocolo. Non ci riferiamo solo al grande aiuto che due braccia extra possono fornirci, ma anche all’effettiva utilità che un giocatore in più possa avere in un “Re della collina” della collina. La modalità finale, infatti, ci costringerà a mantenere il possesso di precise zone della mappa prima di poter passare al classico massacro del team avversario: trovatevi da soli nell’impresa e, possiamo assicurarvelo, avrete poi bisogno di un buon psicologo.

La nuova occhiata alla Beta, comunque, ci ha permesso di ammirare anche tutti gli effettivi miglioramenti. L’ultima volta, ad esempio, ci eravamo lamentati di un frame-rate tutt’altro che stabile, soprattutto nelle fasi più concitate, ma il problema sembra essere del tutto scomparso. Anche graficamente si possono notare grossi passi in avanti: attualmente, infatti, la resa visiva è tra le migliori che il genere possa offrire. Lato server, non tutto è però andato liscio e, da quanto possiamo leggere in giro, non si è trattato di semplice sfortuna. Numerose le partite in cui ci siamo ritrovati sbattuti fuori per problemi di connessione assolutamente opinabili e di certo, a così pochi giorni dall’uscita ufficiale, un po’ di preoccupazione iniziamo ad averla. Obiettivamente, bisogna fare qualcosa anche per i proibitivi tempi di caricamento, al limite dell’inaccettabile. Aspettare più di due minuti per entrare in una partita – e non a causa del matchmaking, tra l’altro – è una cosa che speriamo di non rivedere più nel gioco finale.

4 In conclusione

La Beta di For Honor, pur con tutte le migliorie del caso, ci ha lasciato bene o male gli stessi dubbi della versione provata qualche mese fa. Il gioco è solido, il gameplay accattivante e tattico al punto giusto, e su questo non si discute. Il valore dell’appeal finale, però, è ancora un po’ in bilico. Ma dopotutto è anche normale, non conoscendo ancora il numero totale di mappe, il “range” effettivo di pezzi d’equipaggiamento sbloccabile e, in linea di massima, un po’ tutta la mole di contenuti del gioco finale. Inutile, a questo punto, fasciarci la testa prima del previsto.

Pur con qualche problema tecnico di troppo – Ubisoft, mancano due settimane all’arrivo nei negozi, attenta – questo For Honor continua a sembrarci un concept interessante, anche già solo per il coraggio di aver tastato un territorio quasi completamente nuovo, di aver costruito delle solide fondamenta pregne di personalità e di essersi ispirato davvero poco ai suoi vari concorrenti. L’esperienza è fresca, a tratti persino innovativa e – eccezion fatta per alcuni passi falsi – resta sempre e comunque appagante.

Viene meno, forse, proprio a causa di alcune sfaccettature intrinseche alla sua stessa natura. Non sempre sembra equilibratissimo e, a meno che non si è davvero abili, l’inferiorità numerica punisce troppo duramente. Qui, di conseguenza, entra in gioco tutto un altro discorso, ovvero quello della ricerca di un team affiatato con cui condividere le avventure online; per capire quanto sia possibile senza troppa organizzazione bisognerà comunque vedere verso che direzione si muoverà la futura fan-base, quando il gioco completo sarà sugli scaffali. Insomma, i dubbi non scompaiono, ma le aspettative sono ancora più alte di prima. Mentre della fantomatica modalità single-player si sono perse completamente le tracce, abbiamo almeno la certezza che l’online – pur con tutti i pregi e difetti del caso– divertirà.

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