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For Honor – Hands On

1 Ubisoft, in questi ultimi tempi, sembra amare particolarmente il rischio.

Siamo palesemente di fronte a un passaggio di testimone, con saghe dal nome grosso del calibro di Assassin’s Creed che si son fatte da parte per dare spazio all’ancora acerbo Watch Dogs, a Steep e a questo For Honor. Lo stesso For Honor, durante la sua prima presentazione, riuscì in fretta a catturare la nostra attenzione. Per esperienza, sappiamo già come dei competitivi all’arma bianca tendano raramente funzionare, soprattutto se fortemente basati sull’online. In men che non si dica, i match diventano delle gare a chi schiaccia i tasti più velocemente, senza tattica, senza un minimo di progettazione. Eppure, stavolta c’è qualcosa di diverso.

2 Gloria al re del Nord. E dell’Est. E dell’Ovest.

Castelli da conquistare, sanguinosi scontri tra cavalieri in armature scintillanti, guerra, dolore. Sembra quasi di essere saltati in Braveheart, o in una puntata a caso del Trono di Spade. Battaglie campali di simili dimensioni sono piuttosto rare all’interno del panorama online – ancor più rare se pensiamo alle sole console – ed è quindi sempre piacevole ritrovarsi di fronte a un prodotto che promette un bel cambio d’aria in un mercato sporadicamente stagnante. For Honor è una vera e propria presa di posizione nel genere action, frutto di una Ubisoft che sembra aver stretto le viti del progetto in modo più certosino di quanto il nostro pessimismo avesse lasciato presagire.

Questo action online è più tecnico del previsto, e il fatto che si presenti con un sistema di combattimento praticamente pensato da zero è la prova definitiva che la software house, nella nuova IP, ci crede. Non sappiamo ancora se si parla dell’inizio di una vera e propria saga, ma questa prima prova con mano ci ha comunque rassicurato sulle intenzioni del team di forgiare qualcosa di unico e con un carattere forte. Raggiungere un livello qualitativo che riesca a tenere il passo dell’inventiva, però, è tutto un altro paio di maniche. For Honor è accattivante, ma sulla pratica non sempre sembra tenere il passo.

For Honor è una vera e propria presa di posizione nel genere action.

3 La prima regola del Fight Club

Un necessario tutorial ci dà il benvenuto nelle peculiari meccaniche di battaglia. Se è vero che l’obiettivo per la vittoria varia da modalità a modalità, dal semplice massacro del team avversario alla conquista e mantenimento di determinate zone, il fulcro è sempre rappresentato dai combattimenti. Vero, nelle partite più vaste sarà possibile scontrarsi contro interi eserciti guidati dalla CPU, ma il piatto forte è un altro. Falciare soldatini come fossero mosche è un’indubbia goduria, ma ritrovarsi faccia a faccia con giocatori in carne e ossa è tutta un’altra storia. Tenete d’occhio quei grossi guerrieri che spiccano sulla marmaglia, quindi, perché potrebbero essere una bella gatta da pelare.

Neanche fosse un film di Sergio Leone, il tempo sembra fermarsi, con i due combattenti che iniziano a studiarsi a vicenda. Solo allora inizia la vera battaglia. For Honor ha creato un intelligente sistema di attacco e difesa basato su tre posizioni principali, interscambiabili tramite analogico destro. Se si attacca un nemico con la nostra stessa postura, questo finirà infatti per parare il colpo. Saremo costretti quindi a intaccare i lati non protetti e continuare così fino alla vittoria. Il metodo funziona, ma non lascia chissà quanto spazio all’apprendimento: una volta presa la mano, il tutto diventa molto meccanico, forse fin troppo. Quasi fosse un rythm-game, il giocatore non dovrà far altro che aguzzare gli occhi e seguire le indicazioni a schermo per poter parare, contrattaccare e poi ripetere il tutto. Non c’è molta tattica o libertà di scelta, considerato come all’infuori dello spezza-corazza non si possa fare chissà quanto altro. Il vincitore, sempre e comunque, è il giocatore dai riflessi più veloci. 

Neanche fosse un film di Sergio Leone, il tempo sembra fermarsi, con i due combattenti che iniziano a studiarsi a vicenda

4 Choose your hero

Vichinghi, samurai e cavalieri sono diversissimi tra loro, sia sul rapporto velocità/danno che in merito alle abilità passive uniche. Tra l’altro, ogni fazione vanta della fanteria pesante e leggera, con Ubisoft che ha già promesso molte più varianti nel gioco completo. Difficile capire da ora quanto le varie classi siano bilanciate o se il popolo finirà per eleggere ben presto un eroe preferito. Dalle nostre prove, però, non sembra esserci una vera e propria razza preponderante. Dopotutto, è possibile deviare ogni colpo con la giusta prontezza, che siano i leggeri affondi delle katane giapponesi o gli spaventosi assalti delle asce da guerra nordiche.

Almeno sulla carta, il gioco dà il meglio di sé nel Dominio, un 4 contro 4 con centinaia di bot a insaporire il tutto. Nulla di diverso dal classico Re della Collina, con zone specifiche da tenere sotto controllo e due squadre costrette a correre tra i vari punti della mappa nel tentativo di conquistarne più quadranti possibili. La cooperazione è tutto, senza mezzi termini. For Honor punisce duramente coloro che si trovano in inferiorità numerica, forse anche eccessivamente, finendo ancora una volta a congelare qualsivoglia profondità tattica e smorzando al nascere ogni tentativo di libertà decisionale. Il titolo, come dicevamo, ha un gameplay sorprendentemente ricercato, ma alcune scelte di design sembrano limitare molti match a svolgimenti a senso unico, con sorprese e colpi di coda che vanno via via assottigliandosi a ogni partita completata.

For Honor punisce duramente coloro che si trovano in inferiorità numerica, forse anche eccessivamente.

5 Bello da morire

Nelle sezioni più concitate, tra l’altro, il frame-rate tende anche a singhiozzare più del dovuto. E in un gioco in cui la reattività di risposta ha la priorità su ogni altra cosa, possiamo assicurarvelo, non è piacevole. In compenso, la realizzazione visiva è assolutamente incredibile, tanto nella fedeltà degli ambienti quanto nella mole di poligoni a schermo che riesce a reggere. I guerrieri guidati dalla CPU saranno anche stupidi come capre, ma l’effetto generato da questo inarrestabile sciame è a dir poco impattante. Su di noi e, a quanto pare, anche sul motore di gioco. Parliamo comunque di una versione ancora acerba del prodotto, quindi è anche possibilissimo che nei mesi a venire questo difetto finisca per scomparire.

6 Conclusioni

Questa Alpha di For Honor è stata indubbiamente illuminante, ma allo stato attuale sembra reggersi su un’infinità di pericolosi compromessi. L’innovativo sistema di combattimento funziona così bene che potrebbe benissimo essere da ispirazione a innumerevoli produzioni future, ma basta una sola ora di allenamento per padroneggiarlo al meglio. Dopo qualche giorno di prova, abbiamo notato come le battaglie in arene piccole diventano ben presto eccessivamente meccaniche, mentre le battaglie in arene grosse, a causa dei numerosi ingombri a schermo, sfociano a volte nel caos più totale. Se si gioca con perfetti sconosciuti, per forza di cose, non ci si può neanche coordinare al meglio.

For Honor è appagante, bello da vedere e altrettanto bello da giocare, ma il risvolto della medaglia potrebbe nascondere un’esperienza leggermente guidata, un tunnel in cui chiunque osi allontanarsi anche solo di un po’ dal percorso più comodo, finisce brutalmente massacrato. L’offerta è comunque interessante, quindi non ci resta far altro che incrociare le dita e sperare che Ubisoft abbia qualche ulteriore asso nella manica per mantenere il tutto fresco e accattivante anche settimane dopo l’uscita. Ora come ora, ci è impossibile già solo immaginare come tutte queste buone idee possano essere buttate alle ortiche.

For Honor – Cinematic Story Trailer – E3 2016

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