For Honor – Recensione

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Al mio segnale…

Dovessimo riassumere For Honor in poche righe, allora finiremmo per definirlo un action all’arma bianca in cui samurai, vichinghi e cavalieri se le danno di santa ragione finché, a restare in piedi, non resterà una sola fazione. Per molti, ne siamo certi, basterebbe già questo antefatto per procedere nell’acquisto. Coloro che invece preferiscono spulciare un prodotto fino a discernerne l’anatomia più basica, invece, farebbero meglio a restare con noi.

La peculiarità di For Honor, la stessa che si trova in ogni vero prodotto di qualità, è che – pur risultando aperto a tutti – può essere padroneggiato solo da pochi. Chiunque può lanciarsi nelle battaglie online e sferrare a caso un paio di fendenti, magari anche uscendone vittorioso, ma solo la dedizione del giocatore più dedito permette al titolo di mostrarsi per quello che è davvero: un gioco ben più stratificato di quanto possa dare a sembrare, adatto sia a chi cerca uno svago veloce sia a coloro che – da uno scontro corpo a corpo – cercano la fisicità, il realismo e un nugolo di combo da memorizzare.

L’esperienza è un elemento centrale e, se è vero che situazioni e casualità possono influire pesantemente sul risultato in battaglia, un giocatore intelligente e conscio dei mezzi a sua disposizione può spuntarla nella stragrande maggioranza delle occasioni. Non tutte le classi ci sono sembrate alla pari – nulla che non possa poi essere corretto tramite patch – ma non si arriva mai a quel punto di rottura dove, a causa di vari squilibri, si abbandona una partita per disperazione.

Dopo aver prestato giuramento a una fazione, meccanica che comunque non ci chiuderà alcuna porta, possiamo finalmente scendere in campo a elargire un po’ di giustizia. L’onore, in verità, è il concetto che meno descrive ciò che accade nelle varie arene, dove di corretto e galante c’è poco o nulla. Ma, in fin dei conti, il bello è anche questo; ogni tattica è lecita, ogni colpo basso ben accetto e – se qualcuno finisce per lamentarsene – allora bastonatelo doppiamente perché capisca meglio il concetto.

La possibilità di spingere gli avversari nel magma incandescente, in una fossa piena di spuntoni o in un vicino crepaccio va ad amalgamarsi perfettamente con tutto ciò che il gameplay già offre. La varietà è assicurata, almeno sulla carta, e la vasta gamma di pericoli ambientali e tecniche uniche da apprendere ed equipaggiare assicura una buona stratificazione tra i giocatori, liberi di giostrare vestiario e armamenti del proprio guerriero come più li aggrada.

Guadagnando punti esperienza e metallo, possiamo infatti aggiornare il nostro combattente e donargli gli strumenti per fronteggiare anche gli avversari più minacciosi. Ciò significa che chi ha un buon numero di ore alle spalle, per forza di cose, finisce per ritrovarsi avvantaggiato sul neofita; a tal proposito, il matchmaking svolge egregiamente il proprio lavoro e – già in queste prime giornate – mai ci è capitato di incrociare le lame con qualcuno dal livello troppo distante dal nostro.

La peculiarità di For Honor, la stessa che si trova in ogni vero prodotto di qualità, è che – pur risultando aperto a tutti – può essere padroneggiato solo da pochi.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8
for-honor-recensione<b>PRO</b><br> Gameplay profondo e pieno di sfaccettature <br> Aperto a chiunque <br> Tanti contenuti secondari <br> <b>CONTRO</b><br> Caricamenti non brevissimi <br> Le microtransazioni rischiano di semplificare troppo le cose <br> Sistema di combattimento poco adatto agli scontri in inferiorità numerica