For Honor – Recensione

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Gioco solo, ma gioco

Data ormai per dispersa, siamo lieti di scoprire che la campagna in giocatore singolo è ancora realtà. Le aspettative, sotto questo punto di vista, erano ovviamente basse. Dopotutto, neanche Ubisoft l’aveva mai pubblicizzata granché, e la puzza di contentino era forte come non mai. Eppure, almeno in parte, abbiamo finito per ricrederci.

Divisa in tre grossi tronconi, ognuno dedicato a una razza diversa, l’avventura in single-player non richiede più di un pomeriggio per essere portata a termine, almeno alla difficoltà media. Non parliamo di chissà quale grande avventura; tutt’altro, dall’inizio alla fine mantiene un forte retrogusto di grosso tutorial, o di arena multigiocatore con i bot, e da qui non si scappa. Annoia abbastanza in fretta, non riesce mai a risultare interessante quanto uno scontro con giocatori in carne e ossa e, in linea di massima, quando esce dai suoi binari non lo fa mai in maniera così netta. Nonostante ciò, ci ha lasciato anche qualche sensazione positiva.

Di fondo, c’è una storia che – per quanto stereotipata – restituisce quel feeling medievale pregno di sangue e onore che tutti ci aspettavamo da un titolo simile. Le sequenze di intermezzo sono numerose e, in alcuni casi, sorprendentemente spettacolari. Riescono alla grande a donarci un’ottima panoramica della vicenda, permettendoci di scavare più a fondo negli obiettivi delle varie fazioni e di familiarizzare con il loro credo e con le loro faide interne.

Non è granché, ma riesce a cambiare le carte in tavola quel po’ che basta per interessare almeno un pizzico; arrivati a questo punto, ci chiediamo cosa sarebbe uscito fuori se Ubisoft avesse seriamente schiacciato l’acceleratore in questa direzione. In tutto ciò, interessante notare come i collezionabili sparsi in giro – ma mai nascosti chissà quanto bene – non solo regalano un’occhiata più approfondita delle varie culture, ma sbloccano anche materiali e chincaglieria varia da poter riutilizzare nel multigiocatore. A tal proposito, preoccupano un po’ le microtransazioni che, in alcuni casi, di “micro” hanno davvero poco.

I materiali con cui potenziare armi e armature, come avrete capito, sono parte centrale dell’esperienza. Vanno vinti sul campo di battaglia, o portando a termine determinati contratti siglati su misura: poter acquistare il proprio vantaggio in battaglia con soldi reali, quindi, potrebbe anche diventare un futuro problema. Altalenante invece la prestazione dei server che, seppur più stabili che nella Beta, non si rivelano mai troppo affidabili. I caricamenti, dal canto loro, restano eccessivamente sfiancanti.

Graficamente, ancora una volta, nulla da ridire; anzi, è quasi assurdo notare gli enormi passi in avanti fatti dalla primissima presentazione. A oggi, For Honor è uno dei titoli più stabili e belli da vedere, su console di nuova generazione. E non parliamo solo di panorami mozzafiato o di effetti particellari e ambientali di prima qualità, ma anche della cura riposta nei dettagli più minuscoli, con tanto di corazze che si ammaccano quando vengono deformate dalla lama dell’avversario.

A oggi, For Honor è uno dei titoli più stabili e belli da vedere, su console di nuova generazione.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto
8
for-honor-recensione<b>PRO</b><br> Gameplay profondo e pieno di sfaccettature <br> Aperto a chiunque <br> Tanti contenuti secondari <br> <b>CONTRO</b><br> Caricamenti non brevissimi <br> Le microtransazioni rischiano di semplificare troppo le cose <br> Sistema di combattimento poco adatto agli scontri in inferiorità numerica